TONI all’Argot: La recensione
Un uomo steso a terra; nell’udire un gemito sobbalza, frastornato barcolla, deambula incerto sulla scena; scarpe, bottiglie, resti dispersi di
Un uomo steso a terra; nell’udire un gemito sobbalza, frastornato barcolla, deambula incerto sulla scena; scarpe, bottiglie, resti dispersi di
Riversi, scuri, appesi a testa in giù, ciondolano i corpi morti di Egisto e Clitemnestra, corpi uccisi dalla loro stessa
Buio, tuoni, poi luci sconnesse; s’intravedono nell’oscurità gli oggetti vitrei che abitano la stanza. Lui e lei non si conoscono
Nulla occupa il palco se non due figure; vestite di nero, compongono un collage di ricordi, fondono memorie di menti
E’ uno spazio dentro lo spazio la piccola piattaforma lignea; sopraelevata rispetto alla scena (Elisa Savi), ospita strumenti, cappelli, sedie
Su un trittico si articola la scena; dapprima una lite ne anima la parte sinistra, poi la luce si sposta
Un bianco diffuso domina la scena, bianco delle parrucche, cipria sui volti, candore antico dei preziosi costumi (Maria Barbara de
“Stranissimo luogo, e più strani ancora sono coloro che lo abitano”; avanza sul palco un uomo col volto sporco, incede
La scena si innalza su una verticalità immane, costruita su più piani si articola tra cunicoli, porte, trasparenze, stagliata sul
Rarefatta l’atmosfera, delicato il fraseggio, morbido il suono che apre l’orecchio all’altrove; è appoggiato al legnoso bancone di un bar
Il riposo, l’eleganza, il desiderio di operare nel segno di una semplicità “esaltata come fine supremo dell’arte” – cosi interpretato
L’immagine è infinitamente riproducibile, l’uomo, risucchiato dall’apparato scenografico (Flavia Mastrella)cambia luogo e posa, irrefrenabile fino a rendersi multiforme, onnipresente perché