Serve più tempo per parlare di velocità

Il selfie e l’anima” prova a portare una panoramica sul mondo iper connesso, sui social che ci rubano ogni attimo. Qualcosa però manca, ed è proprio il tempo di approfondire una storia con un ottimo punto di partenza

Ci siamo chiusi in casa per quasi due anni, e chi vive in un condominio ricorda cosa sia sapere che sopra e accanto a te ci sono altre vite, vite che per lungo tempo hai incontrato per le scale e in ascensore e che di colpo sono diventate virtuali. Anche se non ci sono riferimenti né alla pandemia né al lockdown, e la sua prima produzione è addirittura antecedente, Il selfie e l’anima, andato in scena dal 23 al 26 novembre al teatro Hamlet, ricorda molto quel periodo in cui il web era diventato tutto il nostro mondo. La compagnia Il gallo e la perla”di Mirella Bispuri è tornata a Roma, su un palco che diventa un condominio per raccontare cinque storie che scorrono vicine ma lontane, unite dalle quattro mura del palazzo e dalla tendenza al sovra utilizzo dei mezzi tecnologici.

La premessa da cui parte la narrazione è funzionale. Gli indiani d’America, ma anche gli abitanti di altre terre non europee, davanti alle macchine fotografiche hanno sempre avuto terrore, convinte che queste potessero rubare loro l’anima nel momento dello scatto. Lo dice Aida (Stefania di Filippo), che dei diversi personaggi è l’unica a preferire un libro a uno schermo, mentre il marito (Roberto Allemanini) parla di feste e riunioni a cui partecipare, ma tutte online. Loro sono l’unica coppia sposata dello stabile, in fondo alla nostra sinistra sul grande palco, sufficiente a farci intendere come sono divisi i diversi appartamenti. Al centro c’è l’unica altra casa abitata da due persone, due sorelle che non potrebbero essere più diverse, Sabrina (Cristina Todaro) e Vittorina (Isabella Maria Apuzzo).

Sabrina è la protagonista, la più social di tutte, attenta ogni attimo della sua vita a non sfigurare davanti al web. Per i follower deve essere perfetta, anche rifatta se serve.
Vittorina, al contrario, cerca un amore dal vivo, che l’accetti per com’è, e che forse vive proprio un piano sopra di lei (Marcello Cestoni). Come anche lo cerca l’anziana portinaia Gilda (Caterina Rinaldi), convinta che l’amore si celi dietro alla porta del signor Santi (Daniele Anzalone), che invece lo trova celato altrove, dall’altra parte dello schermo del suo pc. Ciò che forse manca alla pièce è il tempo. Ne servirebbe di più per esplorare, entrare dentro le vite dei protagonisti, nel valore che la rete e la presenza online hanno per la loro quotidianità. Accade tutto molto velocemente, si rallenta solo nello sviluppo della storia d’amore – in real life – di Vittorina e del vicino. Ogni appartamento potrebbe essere una vicenda a sé, un piccolo spettacolo a parte. A cominciare dalla storia delle due sorelle, che sul finale ci parla di un amore tossico e del crescere in una famiglia disfunzionale, temi così delicati che ci piacerebbe rimanere lì ad ascoltarle ancora un po’, entrare in profondità. Adeguato alla modernità che corre, all’epoca dei selfie che rubano l’anima, ma troppo veloce per l’analisi che si propone di fare.

Anche la scelta del finale lascia un attimo sbigottiti. Si comprende il senso, la critica mossa a una società dell’apparenza che i social hanno aggravato fino a ridefinire anche i contorni del dolore, ma sembra mancare una congiunzione col pregresso. Sì, sarebbe stato necessario più tempo per raccontare, esplorare, entrare nelle anime rubate dai selfie dei protagonisti. Tutta questa velocità lasciamola fuori, almeno a teatro.

Il selfie e l’anima” – scritto e diretto daMirella Bispuri – Con Roberto Allemanini, Daniele Anzalone, Isabella Maria Apuzzo, Marcello Cestoni, Stefania Di Filippo, Caterina Rinaldi, Cristina Toda – Compagnia Il Gallo e la Perla di Mirella Bispuri – Teatro Hamlet al 23 al 26 novembre 2023

Foto di copertina: Da sx a dx Marcello Cestoni, Cristina Todaro e Isabella Maria Apuzzo

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