Inclusione, ma davvero

Due donne, un film da realizzare e il muro di gomma della falsa inclusione al Barnum Seminteatro

Quando parliamo di “abilismo” non descriviamo solo i commenti d’odio verso le persone con disabilità, malattie o problematiche di altra natura. Ci sono tanti comportamenti che non rientrano nell’idea di insulto ma che sono ugualmente portatori di una visione del mondo che vuole tagliare fuori dal quotidiano tutti quelli che non considera “normali”. Un esempio? Le finte pratiche di integrazione, i falsi tentativi di dare opportunità a una persona a prescindere dalla sua condizione. 

Elena Tomei e Romina Bufano

Come dentro un film, andato in scena sabato 28 settembre al Barnum Seminteatro per la regia di Veronica Liberale, ci parla proprio di questo, di quando l’integrazione è solo di facciata, un momento di ipocrisia magari anche a scopo di lucro. 

In scena sono solo loro due, Federica Guerra (Romina Bufano) e Diana Malgàri (Elena Tomei, e l’accento non è una minuzia). La prima attrice prodigio da bambina che cerca di ritrovare un posto nel cinema da adulta, magari come regista, la seconda giovane donna nello spettro autistico che lavora come inserviente alla Villa Comunale. Si incontrano qui, quando le necessità fisiologiche di Federica si trovano davanti al rigido regolamento sull’utilizzo dei bagni imposto da Diana. 
Un incontro-scontro che le obbliga a conoscersi e regala all’aspirante regista un’opportunità unica: inserire nel film una persona beneficiaria della Legge 104 per ottenere dei fondi Europei riservati a progetti di inclusione. 

Per Federica è l’occasione della vita, non deve dire niente di più per farsi ascoltare dai produttori e da chiunque veda in quei soldi un’opportunità lavorativa. E pazienza per Diana, che se non riesce a recitare saprà figurare in qualsiasi altro modo pur di apparire presente alla realizzazione del film, l’importante è convincere chi di dovere di quanto siano inclusive le nuove produzioni italiane.

Tutto si muove verso un finale che ci ricorderà, come è giusto che sia, che “il re è nudo”. 
L’ipocrisia non può vincere se accettiamo di affrontarla, se corriamo il rischio di dire le cose come stanno, a prescindere da quali potrebbero essere le conseguenze.

Poco più di un’ora di spettacolo ci porta attraverso le vite di Federica e Diana, su un palco che diventa tutto il loro mondo; la Villa Comunale, il set, la camera dove si rifugiano a dormire quando anche il loro privato inizia a barcollare. Il palco è piccolo ma sufficiente a vederle muoversi verso il finale a cui sono dirette, la presentazione del film che, in ogni caso, è destinato a cambiare le loro vite. 
Il resto del mondo si muove intorno a loro tramite voci fuoricampo, personaggi secondari soprattutto vicini a Federica e al patinato universo a cui aspira e che sembra non volerla tanto quanto lo vuole lei. Voci lontane, che ci sono ma fanno da contorno alle due protagoniste, sole in scena perché la storia è la loro, quella di due donne che la vita mette vicine un po’ per caso e un po’ per destino.

C’è tanta ironia in Come dentro un film si ride ma non ci si dimentica della serietà del tema di fondo, l’ipocrisia di un mondo che non riesce a includere davvero. E se escludere è terribile, lasciar fuori qualcuno in nome della sua situazione personale, ancora peggio è fingersi inclusivi, approfittare di chi vorrebbe un mondo più aperto agli esseri umani con tutte le loro caratteristiche. 
Come dentro un film porta in scena Elena Tomei, ragazza nello spettro autistico proprio come la sua protagonista, dimostrando che l’inclusione sarebbe davvero possibile se lo si volesse, se ci si prendesse il tempo rispettare le necessità di tutti. 

La stessa Tomei ne ha parlato in un breve intervento alla fine della pièce, portando la sua esperienza e ribadendo la necessità che di questi temi si parli anche nelle scuole, perché sono i giovanissimi che possono essere formati a farsi davvero accoglienti e inclusivi in futuro. 

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Come dentro un film – Scritto e diretto da Veronica Liberale – Con Romina Bufano ed Elena Tomei – Voci off: Nicola Pistoia, Pietro De Silva, Simone Giacinti, Francesca Pausilli, Luigi Fiorani, Dario Biancone – Luci e fonica: Elisa Martini – Costumi: Alessia Sambrini – Barnum Seminteatro 28 settembre 2024

Foto di copertina e di scena: Francesco Nannarelli

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