Spesso ci ritroviamo a fare i conti con i nostri pensieri, a porci delle domande su noi stessi per capire se quello per cui stiamo vivendo è quello che veramente desideriamo. A volte immaginiamo di essere i protagonisti di un sogno, di un’avventura, o semplicemente ci ritroviamo a fantasticare su cosa potrebbe accadere se decidessimo di cambiare totalmente rotta, se decidessimo di buttare via la bussola, o Google Maps, e seguire l’istinto. Per poi ripensarci e riaggrapparci alle nostre certezze. È la vita degli indecisi, è la vita della protagonista di “Cioccolato all’arancia” (Vincitore dei premi Miglior Monologo e Miglior Attrice al Roma Comic Off) in cui Martina Gallo (anche autrice) esplode in un flusso di coscienza in seguito ad una notizia “terrificante”: scopre di essere intollerante al lattosio.
In questo one woman show (diretto da Dafne Rubini) una giovane ragazza che si destreggia tra colloqui di lavoro, traffico cittadino e una separazione recente, crolla davanti alla tragica notizia della sua intolleranza. In un attimo una delle sue poche certezze scompare, qualcosa si rompe e i pensieri della protagonista cominciano a riversarsi come lava sul pubblico, unico interlocutore. Ci ritroviamo quindi nel caos mentale di unpersonaggio che per diversi minuti sembra solo lamentarsi di questa condizione in cui si è improvvisamente ritrovato. Da qui i pensieri si allargano, si ramificano fino a toccare svariati temi. Il lavoro, l’amore e… i gusti dei gelati. Cioccolato all’arancia è infatti una metafora. Un gusto che possiamo scegliere in mezzo a una vastità di altre opzioni che ci vengono propinate, ma più possibilità esistono più andiamo in crisi. Quale strada devopercorrere? Dove mi porterà? Seguo la via razionale? La via istintiva? L’intero atto è una lode all’indeciso, forse più che una lode, esprime un sentimento di vicinanza verso chi, appunto, si ritrova sommerso dal peso dell’esistenza.
L’autrice mette a nudo i problemi di una generazione e la difficoltà nell’inseguire i propri sogni. Il messaggio, chiaro e palpabile, viene mostrato senza nessuna esitazione, ma non lascia spazio a riflessioni o interpretazioni. In alcuni punti la giovane attrice accentua questo disagio: la protagonista si lamenta prima perché non può più mangiare i latticini, poi perché perde l’autobus, poi perché non sa se recarsi o meno al colloquio di lavoro, poi di nuovo perché non può mangiare il gelato e così via. Martina Gallo è indubbiamente talentuosa (nonostante qualche volta risulti essere un po’ troppo sopra le righe), riesce a intrattenere e il suo carisma rende lo spettacolo godibile, nonostante una sceneggiatura meno brillante. Il tema inscenato mostra i dubbi e gli ostacoli che ogni persona si trova ad affrontare, ma non riesce, probabilmente, a portare quella ventata d’aria fresca che ci si sarebbe aspettati di trovare.
La frase finale “qualunque cosa cerchiate, un lavoro che vi piace o l’amore della vostra vita, fate in modo di trovare qualcosa o qualcuno che vi faccia venire la luce negli occhi” chiude unmonologo che avrebbe potuto puntare su un’ironia ancora più pungente, ma che invece si addolcisce sul finale per lasciare più che un briciolo di speranza nel pubblico più giovane