Un onirico Cyrano per la regia di Arturo Cirillo

Come riuscire a rappresentare una commedia teatrale che racconta una storia ambientata nel seicento in chiave contemporanea, ci è riuscito Arturo Cirillo, adattamento e regia del Cyrano de Bergerac in scena al Teatro Biondo di Palermo, dall’ 24 al 29 di Gennaio 2023.

Al fianco di Arturo Cirillo, Rosario Giglio, Francesco Petruzzelli, Valentina Picello, Giulia Trippetta, Giacomo Vigentini. Lo spettacolo è coprodotto da Marche Teatro, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova, Emilia Romagna Teatro – Teatro Nazionale. Le scene sono di Dario Gessati, i costumi di Gianluca Falaschi, le luci Paolo Manti, mentre le musiche originali sono di Federico Odling, che ha rielaborato anche alcune canzoni rese famose dalla commedia musicale Cyrano di Domenico Modugno e Riccardo Pazzaglia, andata in scena con successo alla fine degli anni ’70.

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Nel suo adattamento, Cirillo cita il grande varietà italiano, ricordando il musical di Domenico Modugno che aveva visto da bambino e riesce a incantare il pubblico in sala, teatro nel teatro, commistione di musica e parole, della vicenda del poeta Cyrano che innamorato di Rossana si destreggia bene con le parole senza però riuscire a fare lo stesso con l’amore. Uno spettacolo visionario, che porta il pubblico nel mondo fantastico della favola d’amore, e ne vede riferimenti anche con la favola di Pinocchio, i costumi e alcune scene lo ricordano.

Così Cyrano ci ricorda Pinocchio, Rossana la Fata Turchina, alcune scene ricordano persino le figure del gatto e la volpe e il grillo è De Guiche. Cyrano come Pinocchio che mente, sapendo di mentire, alla fata, si trova in questo sogno meraviglioso e spettacolare, che cambia con la guerra e la morte di Cristiano, un momento che segnerà i personaggi e soprattutto Cyrano e la sua amata Rossana.

Teatro nel Teatro, sogno e realtà, musica e parole, costumi spettacolari e scene a vista. Gli attori recitano rivolti al pubblico, questo ricorda lo stile della commedia dell’arte, Cyrano ricorda un po’ Arlecchino, servito di due padroni, nelle movenze e nella gestualità. In scena un palco girevole e i cambi sono quasi tutti a vista, alcuni costumi i sono indossati dagli attori sul palcoscenico.

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«Andare con il ricordo a un musical da me visto da ragazzino a Napoli, nell’ancora esistente Teatro Politeama – spiega il regista – è stato il primo moto di questo nostro nuovo spettacolo. Il musical in questione era appunto il Cyrano tratto dalla celeberrima commedia di Rostand, a sua volta ispirata ad un personaggio storicamente vissuto, coetaneo del mio amato Molière. Riandare con la memoria a quella esperienza di giovane spettatore significa per me risentire, forte come allora, l’attrazione per il teatro, la commozione per una storia d’amore impossibile e quindi fallimentare, ma non per questo meno presente, grazie proprio alla finzione della scena. Lo spettacolo non è ovviamente la riproposizione di quel musical (con le musiche di Domenico Modugno) ma una continua contaminazione della vicenda di Cyrano de Bergerac, nella quale ho accentuato più il lato poetico e visionario e meno quello di uomo di spada ed eroe della retorica».

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