Un cast di grande qualità, il film di Moroni entra chirurgicamente in un dramma familiare per estrarne dolore e follia.
Forse perché la feroce Lilith campeggia più esoterica che mai nei nostri cieli, o perché Eris (Dea della discordia) diventa addirittura la variante dominante per la stagione autunno inverno 2023, sarà perché il tema delle sirene affolla di recente i nostri scaffali (cfr. tra gli altri i romanzi di Laura Pugno, Arturo Belluardo, il saggio di Elisabetta Moro) o forse perché il rigurgito di femminicidi e dintorni rende il mito di Medea come non mai attuale, ma L’invenzione della neve è un film che non lascia indifferenti. Può appassionare, commuovere, infastidire, deprimere, perfino annoiare a tratti, ma costringe ad abbandonare la propria comfort zone, scendendo nelle pieghe più crepuscolari della nostra verità emotiva, quella scomoda, diseducata, che puzza di passione, abbandono, vendetta, ambiguità.
Lontano dall’estetismo più laccato con cui Ferzan Ozpetek ci raccontava analogamente un padre, Elio Germano in Un giorno perfetto assetato di disperazione e oltraggio, Carmen, osannata dalla critica nostrana finalmente sorpresa da qualcuno, ci porta con Elena Gigliotti in una spirale di umanità ribollente, a tratti irresistibilmente seducente, altri repulsiva come prescrive il non dichiarato bipolarismo del suo carattere, della sua storia. Strappata dalla madre e scagliata con la sorella in una casa famiglia che si intuisce quanto meno asettica, cerca di evitare alla sua bambina (volutamente mai ripresa) medesima sorte. Ma la separazione dal padre di lei, è ineluttabile, per quanto Carmen cerchi di riportarlo a sé, Massimo (Alessandro Averone) non cede, se non per un breve attimo, forte dell’affidamento quasi totale della figlia ottenuto dal giudice e di un nuovo, più mite, amore. Ostentate e laceranti le piaghe di Carmen esposte al fuoco e al vento, più segrete e vagamente subdole le strategie di lui per contenerle.
Sono due attori prelevati a forza dal teatro e come se si vede, seppur cuciti su due emotività asimmetriche e complementari dove la donna giganteggia per copione. Bello leggere in testa il lavoro evidentissimo di una coach come Rosa Asor Morelli. Girato in diciotto giorni con una componente essenziale di movimenti a spalla, rigurgita di primi piani eloquenti e mai banali, come le espressioni difficili, sconvenienti, che la vita ci impone di velare, ingentilito ma solo in parte dalle sinuose pennellate di Gianluigi Toccafondo, in un impasto di realismo magico (esplicitato nella fiaba che dà il titolo) e disperata fame dei sensi, da una natura nascosta e primordiale, ribelle all’umano scotoma, animali che strisciano e spuntano da ogni angolazione, nel negozio di lui, nei corridoi, tatuati selvaggi sulla schiena della protagonista, indimenticabile nel suo fumare nuda, presentarsi sempre senza invito, in barba a ogni legge, a ogni convenienza. Animale anche lei, umanissima emissaria diretta della corteccia rettile che ancora nascosta ci governa.
Può essere una fuga a spezzare il karma di dolore femminile o non farebbe che ripeterlo? Il bello del film è anche nel fatto che parteggiare diventa difficilissimo, come spesso accade nei momenti nevralgici dell’esistenza stessa, perché troppe le ombre irrisolte, troppe le saggezze tristi e le ipocrisie quotidiane. Difficile non amare Carmen, anche se altrettanto difficile sarebbe averla accanto, perché i suoi scoppiettamenti violenti riassumono tutto l’implicito represso delle nostre ferite di rifiuto, ingiustizia, tradimento, abbandono, disamore. E se l’arte ha ancora in qualche angolo nascosto la sua potenza catartica originaria solleva inconfessabilmente ognuno lo strappare maschere.
Dichiarato anche nei titoli di coda l’omaggio a Cassavetes e Rowlands. Un tentativo (a mio parere tragicamente felice) di rimodulazione di un linguaggio nella scrittura ricercata e aspra di Moroni–De Bei–Brunello. Nel panorama contemporaneo nazionale una autentica boccata di aria fresca, pardon, rovente
L’invenzione della neve – Regia: Vittorio Moroni – Sceneggiatura: Vittorio Moroni, Igor Brunello, Luca De Bei – Con: Elena Gigliotti, Alessandro Averone, Anna Ferruzzo, Anna Bellato, Eleonora De Luca, Carola Stagnaro – Montaggio: Mattia Soranzo – Musiche: Mario Mariani – Fotografia: Andrea Caccia, Massimo Schiavon – Paese: Italia Durata: 117 min – Distribuzione: I Wonder Pictures – Anno: 2023 – Data di uscita: 14 settembre 2023 – Produzione: 50N, con il sostegno di Apulia Film Commission. Presentato in anteprima mondiale alla Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia 2023, all’interno delle Notti Veneziane