La scultura come metamorfosi della materia

Può una scultura abitare un luogo?

In una Palermo silenziosa ma a tratti coperta dal fragore delle auto e dal caos della vita cittadina, troviamo nascosta allo sguardo distratto dei passanti una piccola galleria d’arte contemporanea, La Siringe in via Merlo al numero 28. Ubicata nel centro storico della città, tra viuzze e vicoli ciechi dove ci si può perdere coccolati dal suono dei mercati, ci si può imbattere in questo spazio essenziale, ex magazzino recuperato e trasformato in un luogo dove si respira l’arte, fondato da Enzo Calò, Gabriele Massaro e Davide Mineo.

Il 23 Settembre è stata presentata l’opera L’abitante della scultrice Noemi Sgarlata, a cura di Tiziana Bonsignore, una scultura in ferro e ceramica, installata al centro dello spazio. L’abitante riporta alla memoria la simbiosi tra lo spazio e chi lo abita, richiamando alla memoria l’immagine di uno scheletro, nella sua struttura svuotata, abitata da tessuti che in questo caso coincidono con le protuberanze realizzate in ceramica. Così come potrebbe far tornare alla memoria il riferimento con le piante, le piante parassita, che vivono avvinghiate a strutture estranee, ne prendono possesso e le abitano, diventando struttura a loro volta traendone linfa a sufficienza per sopravvivere.

Ph. Web

“L’abitante – racconta la curatrice Tiziana Bonsignore può essere al contempo albero ramificato, rete neurale, congiunzione in cui ogni parte è tutto e parte del tutto. La sua crescita è anzitutto accettazione della metamorfosi e della quota di rischio che segue al cambiamento: la trasformazione frustra infatti ogni possibilità di scopo e di definizione univoca. D’altronde, scrive Umberto Eco, l’apertura implica sempre un ambiguità del messaggio artistico; rifiutando l’approccio al posto sicuro di definizioni certe, la creatura di Sgarlata si pone all’intersezione tra opposti estremi e ne accoglie in sintesi le contraddizioni.”

Sembrano sempre meditare tra il nulla e l’essere scrisse Sartre su Alberto Giacometti, potremmo azzardare un lontano paragone con le opere di Giacometti, che sembrano definite più da ciò che gli manca, nella stessa maniera, seppur lontana ma vicina per concetto, L’abitante si definisce più da quel che non ha. Un misto di ferro e ceramica, che ne ricorda l’appartenenza alla terra, in una struttura generativa e a tratti biomorfa e parassitica. La scultura di Sgarlata riesce nell’intento di abitare il luogo, intento di per sé già denunciato nel titolo, riuscendo ad assepare lo spazio minimale della galleria. Da sempre un alternarsi di pieni e di vuoti, di ritmo e di pause, la scultura vive nello spazio, si muove nella materia e riverbera il suo messaggio nella relazione diretta con lo spettatore, che si muove attorno ad essa. Ed è proprio in questo continuo mutare di punti vista che avviene l’incontro tra i vuoti, lasciati dalla materia dell’opera scultorea, e i pieni colmati dallo sguardo di chi la sta agendo.

Sgarlata compone un’ opera pregna di criteri antropomorfi, perfetta sintesi di un corpo estraneo che abita un luogo essendone estraneo al suo contempo. Per la scultrice è possibile “riconoscere nel lavoro scultoreo una visione sull’originale e sul processo formativo della vita, la quale porta con sé l’idea di un intelligenza plastica della materia.”

ph. Web – Noemi Sgarlata, Enzo Calò e Tiziana Bonsignore

L’abitante di Noemi Sgarlata, a cura di Tiziana Bonsignore, presso la galleria La Siringe in Via Merlo a Palermo. L’opera è stata in mostra dal 23 Settembre al 23 Novembre 2023. https://www.facebook.com/lasiringe/

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