“Il delitto Mattarella”: il film inchiesta sull’omicidio di Piersanti Mattarella

A quarant’anni dal delitto dell’allora presidente della regione Siciliana Piersanti Mattarella, Aurelio Grimaldi ha portato nelle sale il primo lavoro sull’assassinio del fratello maggiore dell’attuale Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (ora disponibile su Sky). Il film cerca di fare luce su un episodio dimenticato, un evento drammatico che ha visto protagonisti molteplici attori, un garbuglio che presenta intrecci tra politica, mafia, neofascisti e criminali della Banda della Magliana in cui il regista ha lavorato con l’obiettivo di raccontare una storia poco limpida, i cui risvolti non sono mai stati definitivamente chiariti.

Piersanti Mattarella, politico democristiano (nel film interpretato da David Coco), era un rivoluzionario, diventato Presidente della Regione Sicilia aveva dato da subito segno di combattere la corruzione e quindi la mafia. Il film ripercorre alcuni momenti cruciali che hanno segnato il destino di Mattarella: il suo avvicinamento con Pio La Torre  (interpretato da Claudio Castrogiovanni) –  verrà anche lui ucciso dalla mafia insieme al suo autista – responsabile nazionale dell’ufficio agrario del Pci, che aveva duramente attaccato l’Assessorato dell’agricoltura ritenendo lo stesso assessore colluso con la criminalità regionale; la sua battaglia contro la questione degli appalti relativi a sei scuole di Palermo, per i quali era stato presentato un solo progetto per ogni appalto da imprese diverse ma riconducibili tutte allo stesso nome. Il film quindi si muove tra un prima e dopo l’omicidio, spiegando le cause e cercando di raccontare i protagonisti coinvolti.

La pista dell’autore segue quella degli assassini materiali legati al terrorismo nero, pista che vedeva come possibili esecutori Valerio Fioravanti e Gilberto Cavallini, con la moglie della vittima che ha sempre riconosciuto in ogni sede processuale il killer di suo marito. Il regista, nonostante le assoluzioni, racconta del coinvolgimento dei gruppi neofascisti nel delitto, un coinvolgimento che, come spiega il regista in un’intervista a Repubblica, “molti storici sulla base di documenti dicono che [sia] molto verosimile”.

L’autore porta sullo schermo l’umanità del padre di famiglia, la sua cristianità – Mattarella è stato ucciso la domenica del 6 gennaio 1980 mentre si recava a messa, era il giorno in cui non voleva la scorta perché “quei padri di famiglia hanno il diritto di riposare la domenica” – e la sua combattività contro la corruzione dilagante in Sicilia. Pietro Grasso (Matteo Contino nella pellicola), che allora avviò le indagini sull’omicidio, ha scritto che Piersanti Mattarella “stava provando a realizzare un nuovo progetto politico-amministrativo, un’autentica rivoluzione. La sua politica di radicale moralizzazione della vita pubblica, secondo lo slogan che la Sicilia doveva mostrarsi ‘con le carte in regola’, aveva turbato il sistema degli appalti pubblici con gesti clamorosi, mai attuati nell’isola” e “Mattarella aveva avviato un rinnovamento politico, culturale e civile. Voleva che la nostra terra fosse libera dalle logiche mafiose per sviluppare le sue potenzialità con trasparenza e rigore. Un sogno per tutte le persone oneste. Per questo fu ucciso.”

Il film vede giovani attori e attori d’esperienza come Leo Gullotta e Tuccio Musumeci, che rispettivamente vestono i panni di Rosario Nicoletti e Salvo Lima. Il lavoro di Grimaldi si sviluppa come un film, ma presenta tratti documentaristici e si muove come un’inchiesta. È un film che vuole omaggiare la figura di un uomo che ha lottato contro la mafia nonostante avesse fiutato il pericolo, un uomo che ha dovuto lottare con gli stessi esponenti del suo partito collusi con Cosa Nostra, un uomo che ha sfidato lo stesso Andreotti che nel film viene presentato silenzioso e quasi succube dei suoi interlocutori mafiosi (non ha neanche una battuta, ma si vede spesso).

Grimaldi narra una storia che serve ricordare perché, come afferma il regista, “Piersanti Mattarella è una figura ingiustamente dimenticata. A Roma e Milano non esiste nemmeno una via a lui dedicata”.