Standing ovation al Duse di Genova tributato dal pubblico a Umberto Orsini al termine della prima del testo di Dostoevski
Affrontare l’impegno della letteratura russa non è mai cosa da poco e se a questo impegno si aggiunge l’interpretazione di un grande “mostro” del teatro italiano, il risultato è un’ora e poco più di fiato sospeso e silenzio assoluto.
Protagonista di questa impresa è l’ultimo romanzo di Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov, che il “mostro” Umberto Orsini affronta per la terza volta nella sua lunga carriera d’attore, diretto da Luca Micheletti, in scena al Teatro Duse di Genova dal 25 al 29 ottobre.
In una scenografia imponente (a cura di Giacomo Andrico), un tribunale vuoto senza vita né luce, anticamera della tomba, si muove la confessione di Ivan Karamazov, che si dichiara un uovo cattivo, una creatura incompiuta, contemporaneamente colpevole e innocente.
Il monologo-confessione, ma anche arringa e difesa, ha inizio con un passo biblico: «in verità vi dico, se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12, 24) che diventa filo conduttore dell’opera, apre e chiude la storia di un personaggio di natura e percezione incompleto.
E quest’inizio e fine che coincidono e si ripetono fanno da perfetta cornice a questo senso di incompiutezza che aleggia per tutto lo spettacolo: partendo da Ivan Karamazov che si ritiene un uomo incompiuto chiedendo a gran voce “reclamo il mio finale, voglio la mia sentenza” arrivando al processo per l’omicidio del padre non si è mai concluso. Ed è lo stesso Orsini che, parlando del suo personaggio, dichiara “Mi sono preso la libertà di rappresentarlo come un personaggio che resiste nel tempo, e mi sono chiesto, e gli ho fatto chiedere, perché mai l’autore, il suo creatore, lo abbia abbandonato non-finito. E questo non-finito me lo sono trovato tra le mani oggi, come in-finito e dunque meravigliosamente rappresentabile perché immortale e dunque classico…”
Sono memorie e confessioni quelle in cui si immerge Orsini, che in questo racconto diventa protagonista di un viaggio attraverso l’umano e la consapevolezza, la coscienza e la verità, affrontando tematiche diventate quasi tabù, come la sofferenza umana, l’esasperato vitalismo, l’amoralità del mondo, la liceità dell’assassinio, l’esistenza stessa di un Dio.
In questo viaggio tra colpe e ragioni, scritto a quattro mani con il regista Luca Micheletti, Orsini vive i panni di Ivan Karamazov che precipita nel suo personale “sottosuolo” dal quale, fra sussurri e gridi, compone le sue confuse, ma lucide memorie, fra delitti e castighi.
In scena c’è solo lui, ma la sua potenza scenica non fa sentire la mancanza di un folto cast (com’era il caso di quel leggendario sceneggiato Rai del 1969 firmato da Sandro Bolchi che vide milioni di telespettatori in cui Orsini veste per la prima volta i panni di Ivan Karamazov). È accompagnato solo da una musica che danza in stringente e fervido dialogo con le parole ch’egli pronuncia, aggravando quella straziata confessione verso un tribunale vuoto, che si rivela poi essere un dialogo allo specchio con se stesso e con i propri fantasmi.
Uno spettacolo di quelli che prendono subito posto nel podio personale delle nostre esperienze da spettatori-fruitori, di quelle occasioni in cui noi occupanti delle poltroncine rosse abbiamo la pelle d’oca sin dal momento in cui si abbassano le luci in sala e cala il vociare degli altri spettatori in sala, fino a quando non torniamo a casa e cerchiamo di capire cosa abbiamo effettivamente vissuto.
Le memorie di Ivan Karamazov è dunque un insieme di fattori: da un attore monumentale come Umberto Orsini che con i suoi ottantanove anni incanta e intimorisce, unito a una regia e una drammaturgia finemente e drammaticamente studiate. E poi luci (a cura di Carlo Pediani) che tagliano emotivamente la scena, suoni (di Alessandro Saviozzi), effetti, costumi, e che ne se voglia, tutti elementi che concorrono a rendere perfetta la rappresentazione di questo “feticcio del nichilismo”. Un’esperienza che le parole possono solo ridurre.
Applausi, standing ovation e bravi e dispersione, tutti meritati.
Le memorie di Iva Karamazov – Drammaturgia Umberto Orsini e Luca Micheletti – Regia Luca Micheletti – Interprete Umberto Orsini – Scene Giacomo Andrico – Costumi Daniele Gelsi – Suono Alessandro Saviozzi – Luci Carlo Pediani – Assistente alla regia Francesco Martucci – Produzione Compagnia Umberto Orsini – Teatro Duse di Genova 25/29 ottobre 2023