Terra di nessuno – Racconto di un Natale che fermò la guerra

Terra di nessuno – Racconto di un Natale che fermò la guerra

Terra di nessuno – Racconto di un Natale che fermò la guerra, a Nocera Inferiore venerdì 17 dicembre, presso i locali espositivi di Fedele Studio si è svolto un racconto recitato che si sofferma sul natale del 1914 raccontando un episodio di grande umanità che riguardò la città di Ypres in Francia e che vide protagonisti i soldati inglesi e quelli tedeschi che deposero le armi il giorno di Natale.

Terra di nessuno – Racconto di un Natale che fermò la guerra è una narrazione a due voci, quella di Elio Goka, anche regista e autore del testo e Davide Speranza, scrittore e giornalista.  L’opera teatrale di narrazione replica la sua rappresentazione dopo quella, in anteprima, andata in scena due anni fa, poco prima della sospensione dovuta alla pandemia. La narrazione è costruita sulle fonti storiche, letterarie e documentali. In particolare, sulle testimonianze dei soldati al fronte e degli epistolari diffusi dai giornali dell’epoca e giunti a noi anche attraverso la pubblicazione di romanzi e testi storiografici.

Anno 1914. L’Europa ha tre passioni: il potere, l’odio tra le nazioni e il gioco del calcio. Il potere ha bisogno dell’odio. Il primo servirà a combattere una guerra, il secondo ad arruolare chi la combatterà. Fuori dalle trincee e dai campi di battaglia c’è chi chiede a gran voce che la guerra finisca. Qualcosa di imprevisto sta per sorprendere chi ha voluto quel conflitto.

La Prima Guerra Mondiale è stata un evento significativo per il mondo, un punto di non ritorno dal quale hanno avuto origine la maggior parte degli eventi devastanti della Seconda Guerra Mondiale, ma quella guerra, la prima, è stata anche in parte dimenticata a causa dei tragici eventi della seconda su cui si è parlato di più.

Racconti come quello di Elio Goka sono necessari ed emozionanti perché hanno un’attenzione verso i tanti soldati morti in guerra senza neppure sapere perché, per quel Milite Ignoto di cui ricorre l’anniversario proprio quest’anno che rappresenta i milioni di volti morti in guerra e se non morti, sconvolti per sempre.

E’ difficile non emozionarsi con Terra di nessuno – Racconto di un Natale che fermò la guerra, mentre le voci di Goka e Speranza si alternano nella narrazione, servendosi di oggetti simbolici come uno stivale o un pallone che riproducono gli oggetti del tempo, non si può fare a meno di visualizzare davanti a noi quella terra di nessuno e quegli occhi atterriti dei soldati che, giovanissimi, dovevano imbracciare il fucile.

Uno dei pensieri che si fanno durante la visione dello spettacolo è che questa storia mette in evidenza una cosa importante, c’è la Storia, quella con la s maiuscola, quella dei personaggi di spicco che hanno riempito i libri di scuola ma c’è anche la “storia”, quella in gran parte custodita dai parenti e dai discendenti di chi quei primi anni del novecento era presente. Ci sono le foto, le lettere e tanti oggetti che raccontano le vicende di migliaia di uomini andati in guerra e che quelle pagine dei libri le hanno riempite con il loro sangue.

E’ per questo motivo che un testo come Terra di nessuno dovrebbe essere messo in scena nelle scuole e nei teatri di tutto il paese perché fermarsi un momento a ricordare chi ha sacrificato la sua vita per le generazioni future è un gesto di rispetto.

Al termine dello spettacolo Elio Goka ha ricordato che il milite ignoto, simbolicamente rappresentato nello spettacolo da una giubba militare e da un elmetto è una metafora oggi di tutte quelle figure senza volto che subiscono altre forme di guerre e violenze, di tutti quegli esseri umani che scompaiono per la scelleratezza dell’uomo stesso.

Così viene da pensare che la guerra non sia mai finita davvero, che in forme diverse i conflitti tra gli uomini sono ancora accesi, forti e che la calma è solo una calma apparente.
Terra di nessuno ci aiuta a leggere il passato e guardare l’episodio di Ypres come la prova che l’essere umano può al contempo essere tanto malvagio e tanto buono e che nelle brutture del mondo può esserci una luce.