Oppenheimer: il Prometeo che divenne Morte

Il film più atteso dell’anno (al pari di Barbie) è finalmente uscito anche in Italia. Subito boom al botteghino con milioni di spettatori che hanno portato il film di Christopher Nolan a sfondare il muro del miliardo di euro guadagnato, diventando di fatto il film di guerra con più incasso della storia. Superato Dunkirk, sempre Nolan.

Ma Oppenheimer è molto di più di un semplice blockbuster di successo. Partiamo dalle premesse. Si preannunciava come uno dei migliori (se non il migliore) film di Nolan, poichè erano presenti tutti gli argomenti prediletti del suo cinema: scienza ai limiti del fantastico, dramma psicologico e soprattutto rispetto della Storia. Il tutto a scapito di un supernolanianio intreccio di trama che, vuoi o non vuoi, il vincolo della dinamica degli eventi storici non permette. Il grande rispetto che Nolan porta alla Storia (molto accurato dal punto di vista cronologico e di sensazioni nella contemporaneità di Oppenheimer, cosa assai rara da ricostruire), risulta talvolta un ostacolo al suo peculiare stile artistico.

Cillian Murphy è Oppenheimer

Ma per i veri nolaniani che non si limitano all’etichetta del regista overthinker per eccellenza, questa non è una novità. Anche nei film più cervellotici, non è MAI secondaria la profondità psicologica e il conflitto interiore dei personaggi. Mai come in questo film, i drammi dello scienziato che divenne “Morte, distruttore di mondi” costruiscono e dilaniano il personaggio. In quegli occhi di ghiaccio e di fuoco dell’Oppenheimer di Nolan c’è il più grande conflitto interiore della storia dell’uomo. Per questo motivo è d’obbligo sottolineare l’impeccabile interpretazione di Cillian Murphy, feticcio di Nolan per la prima volta protagonista (nonchè frontman della serie Netflix Peaky Blinders), che si candida di diritto ad un posto di primo piano ai prossimi Oscar.

Nonostante quanto detto sopra circa il parziale ritrovamento del suo stile, il regista britannico non abbandona del tutto la sua proverbiale gestione del tempo, costruendo (in perfetto stile Memento) un dualismo colori – bianco e nero che si differenzia a seconda se ci si trova nel racconto riflessivo-soggettivo di Oppenheimer (colori) oppure in quello oggettivo dei fatti storici (bianco e nero). La resa filmica è maestosa, complice anche il tutto girato con camere IMAX e senza utilizzo di CGI (Nolan tiene a sottolineare che la detonazione della bomba è VERA, cioè hanno costruito una bomba di dimensioni ridotte e l’hanno fatta esplodere).

Tra le cose che più si sottovalutano del cinema di Nolan, che fa oggettivamente parlare di sé molto più per gli artifici di Tempo e Trama, ci sono l’artisticità delle immagini e la potenza dei messaggi. La prima è certamente più apprezzata della seconda, ma di certo non se ne parla come per Wes Anderson. L’estetica di molti fotogrammi ha valenza storico artistica piuttosto rilevante specie nei sue due film di guerra. Della serie “la guerra è bella anche se fa male” come cantava De Gregori.

Il secondo punto è forse l’aspetto più sottovalutato del cinema di Christopher Nolan. Il film sbatte il mostro sprezzate americano in prima pagina. Nolan tiene a sottolineare quanto la bomba atomica sia stata sganciata su un nemico praticamente sconfitto, con Hitler già morto e il nostro consueto voltagabbanismo bellico già consumato. Il Giappone è isolato, combatte solo perché è nella natura del samurai non mollare. Sganciare la bomba serve per mettere paura ai sovietici. Di fatto il messaggio di Nolan è che la bomba non ha messo fine ad una guerra, ma ne ha fatta iniziare un’altra.

Oppenheimer, uscito nelle sale cinematografiche italiane il 23 agosto 2023, è un film scritto, prodotto e diretto da Christopher Nolan, con Cillian Murphy, Emily Blunt, Robert Downey Jr, Matt Damon, Florence Pugh, Kenneth Branagh.

Cinema & TV
Elena Salvati

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