“Non ti scordar di me” ovvero “Amnesie a teatro”

Al Teatro Vittoria dall’11 al 16 ottobre 2022 è in scena lo spettacolo “Non ti scordar di me” scritto e diretto da Chiara Bonome.

Il titolo della commedia rimanda all’omonima canzone valzer scritta da Domenico Furnò ed Ernesto de Curtis, ma nella storia fa solo una piccola apparizione risultando come più che una citazione. Però “Non ti scordar di me” è, come frase, anche un richiamo alla memoria, al ricordare, ed è proprio la memoria che manca al protagonista della commedia, lo psichiatra Ettore. La commedia è tutta un’indagine, da parte del protagonista, mirata a ricostruire la propria identità.

Ad accompagnare Ettore, interpretato da Stefano Messina, in questo viaggio sono quelli che si scoprirà essere i suoi pazienti, interpretati da Carlo Lizzani, Stefano Dilauro e Marco Simeoli.

Il primo in ordine di apparizione è stato interpretato da Carlo Lizzani e ha più personalità. Dapprima si presenta come lo psichiatra, confondendo il protagonista, per poi diventare Sherlock Holmes e Sinatra. Questa è l’occasione per l’attore di presentare sul palco varie maschere. Ogni personalità, ogni identità è stata ricca di fantasia e mai banale.

La più divertente delle maschere è stata quella di Sherlock Holmes, il celebre investigatore che in questa commedia lo vediamo aiutare il protagonista a trovare indizi utili a ricordare la propria memoria.

In ordine di apparizione vediamo poi sul palco Stefano Di Lauro interpretare un paziente affetto da rupofobia (la fobia ossessiva dello sporco). È vestito come un impiegato delle pulizie e, precedentemente all’amnesia, si era accordato con Ettore che avrebbe pagato le sue sedute pulendogli lo studio, ma il problema è che Ettore non ricorda! E questo è un bel guaio.

Ultimo a far capolino sul palco è Marco Simeoli. Questo è a mio avviso il personaggio più complesso da delineare. Si tratta sempre di un paziente con delle caratteristiche complesse. Innanzitutto è una persona coltissima, e dunque si perde iniziando monologhi lunghissimi con parole e citazioni forbite. È anche una persona danarosa alla quale non è stato mai detto di no. Infine, particolare non da poco, è il paziente che più frequenta lo studio del dottore.

Seguendo la commedia in più momenti mi è venuto in mente il film del 1962 di Totò “Lo smemorato di Collegno”. La vicinanza con la pellicola non è solo nella storia – in entrambi i casi si parla di perdita di memoria – ma anche nei fraintendimenti che sfociano in ingarbugliamenti linguistici, tipici della comicità di Totò, che sul palco, in più momenti, si sono visti interpretati da Ettore e dal paziente ossessionato della pulizia.

Non saprei dire, sinceramente, se sia ancora il caso di creare delle “maschere comiche” basandosi su stereotipi legati alle malattie mentali. In ogni caso il pubblico in sala ha riso e sinceramente di per sé erano divertenti. L’identificazione di un tema o un personaggio su cui far ridere – e il modo in cui affrontarlo – è a mio avviso la grande sfida della comicità odierna.

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