Misteri e torbide nebbie sul caso Rago

Al teatro di Villa Lazzaroni si racconta la storia del sindaco di Battipaglia scomparso il 20 gennaio 1953 tra depistaggi e nessuna verità

Quella italiana è una storia che trasuda di misteri. Morti, scomparse, vite irrisolte che hanno toccato la politica e la società. Sono così tante che alcune, un po’ per lontananza storica e geografica, un po’ per impatto mediatico, La storia di Lorenzo Rago, sindaco socialista di Battipaglia (Salerno) nei primi anni ’50, è una di queste, una storia di scomparsa che nella memoria collettiva si è parzialmente persa.

Il sindaco scomparso, andato in scena al Teatro di Villa Lazzaroni dal 29 novembre al 1 dicembre, ha raccontato questa vicenda provano a dar voce al diretto protagonista, nei cui panni si è calato Nicola Acunzo, sotto la regia di Giancarlo Sammartano con la drammaturgia di Massimiliano Amato Paolo Floris, scritta a partire dal libro di Massimiliano Amato Il sindaco desaparecido.

Sul palco da solo per oltre un’ora a raccontare la vita e le ultime ore di un uomo vittima di un paese che non sa dove sia il confine tra bianco e nero, tra Stato e violenza. Sono questi i sospetti più accreditati sulla scomparsa di Rago, avvenuta il 20 gennaio 1953; l’incrocio oscuro tra la criminalità organizzata e apparati deviati della nazione Italia, all’epoca rinata Repubblica da nemmeno un decennio. 
Il Lorenzo Rago di Acunzo è un uomo comune, non è eroico, non aveva intenzione di esserlo. La sua vita è movimentata, parte in Italia e arriva in America, salta da un partito all’altro, ha la moglie e l’amante. Uno tra tanti, innamorato però della sua città.

Nel suo piccolo uno statista, uno che a quei territori che chiamava casa avrebbe dedicato la vita e che probabilmente per il lavoro fatto in quei territori ha incrociato la morte. 

Il monologo con cui Nicola Acunzo racconta Rago mischia italiano e dialetto. È un mix ponderato, che dà alla lingua locale il ruolo di lingua dei sentimenti; più il racconto si fa intimo, personale, potente, più il dialetto si accentua. 
Acunzo riesce a farci sentire come se davvero stessimo ascoltando l’animo immaginario di un Rago che può raccontarsi, con tutta l’umanità tipica di chi porta agli altri la propria storia.

C’è ironia, c’è passione, c’è fatica.

Ci sono i sentimenti semplici del prima, la quotidianità, e poi il vago del dopo. Nella sua onniscienza che trascende la vita il Rago in scena può raccontare anche del dopo, delle indagini sviate, dei sospetti che non hanno mai portato a nulla, di finte piste e falsità conclamate.  I nomi celebri dell’Italia criminale, a cominciare da quello del boss Salvatore Lucania, “Lucky Luciano”. Una storia italiana, nel senso più crudo dell’espressione.

La scenografia curata da Daniela Catone pone alle spalle di Acunzo un’ordinata fila di cappotti e scarpe appesi, da uomo e da donna. 


Sono forse i fantasmi di chi ha fatto parte della vita di Rago. Moglie, amante, colleghi. Ma anche criminali, poliziotti, il coro che ne ha seguito la scomparsa, che ha costruito il vuoto di verità in cui ancora gravita l’addio non voluto di Lorenzo Rago. 
Sono le tracce del passaggio degli altri, quelli che lui ha dovuto lasciare e che ora sono solo abiti vuoti mentre gli è concessa un’ultima parola per non essere dimenticato.
Uscire dall’elenco infinito dei misteri irrisolti, quello polveroso come gli archivi in cui si dimenticano i documenti d’indagine. 

Tornare a essere materia viva, almeno per una sera.

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Il sindaco di Battipaglia – Drammaturgia Massimiliano Amato e Paolo Floris – Regia Giancarlo Sammartano – Con Nicola Acunzo – Scena e costumi Daniela Catone – Dal libro di Massimiliano Amato Il sindaco desaparecido Battipaglia, 1953: la scomparsa di Lorenzo Rago. Ombre di mafia e depistaggi. Un mistero italiano – Edizioni dell’Ippogrifo, Sarno 2006 – Teatro Villa Lazzaroni di Romadal 29 novembre al 1 dicembre 2024

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