La Belva Giudea

Dopo tutto quello che ho passato, cosa pensi possa farmi un uomo con i guantoni?

Riscatto, disperazione, amore, migrazione e discriminazione sono alcuni degli aggettivi che descrivono questo spettacolo, in scena al Teatro Biondo di Palermo dal 24 al 28 gennaio 2024. La belva giudea. Spettacolo al meglio dei cinque round di e con Giampiero Pupo, regia di Gabriele Colferai, in scena Filippo Panigazzi, allestimento e produzione del Teatro Biondo di Palermo, in collaborazione con Dogma Theatre Company.

Già ospite del Off/Off Teatro di Roma, a ridosso della Giornata Internazionale della Memoria, debutta a Palermo alla Sala Strehler. Racconta la storia del pugile Hertzko Haft meglio noto come La Belva Giudea. In cinque round e con ritmo cinematografico, mette in luce l’ardimentosa vita di quest’uomo prigioniero nei campi di concentramento tedeschi. Internato all’età di quattordici anni, Hertzko non si è mai arreso, ha ucciso ma ha ottenuto la sua libertà che ha pagato a caro prezzo. Settantacinque incontri di boxe vinti chiamano altrettante morti, perché la boxe in un angolo ti tiene in vita e nell’altro ti uccide. Il ricordo del bambino ebreo si mischia con un attualità di uomo libero, fuggito dai campi di concentramento per raggiungere l’America. La storia è raccontata dalla penna di un giovane giornalista del New York Times, interpretato da Filippo Panigazzi.

Alla fine degli anni quaranta chi arrivava in America perseguiva il sogno della libertà. Libertà dalle atrocità dell’olocausto. In America si sentiva protetto, proprio come farebbe una madre. Il sogno americano è un condensato di illusioni e speranze che gli esuli in terra straniera, in questo caso gli ebrei, cercano in maniera ardimentosa. Un po’ come farebbero oggi i profughi palestinesi.

Il protagonista Herzko è spinto dalla voglia di ritrovare la sua amata Leah, alla quale ha promesso una vita felice oltre che la propria libertà. Ma qual’è il prezzo da pagare?

La tematica dello spettacolo appare contemporanea, anche se apparentemente distante nel tempo e nello spazio. La storia si ripete. Ahimè, quali ferite recenti e antiche, aperte dalle fiamme, vidi nelle loro membra!, recita Dante nel XVI canto dell’ Inferno. L’olocausto si ripete, oggi come allora, il ricordo di quei morti fa ancora più male e colpisce il pubblico con la medesima veemenza di un pugno sferrato allo stomaco.

La Belva Giudea, Foto © Ufficio Stampa

La scenografia dello spettacolo è ben equilibrata, pochi elementi sul palcoscenico che lo rendono fisicamente un ring da boxe. La macchina fotografica, utilizzata per rendere in parte cinematografico lo spettacolo, riesce a far entrare il pubblico nell’azione. Si stabilisce una certa empatia con il protagonista, il pugile ebreo che perde la sua identità ma riesce a ritrovarla scappando dal lager tedesco. In America non sarà più un numero (144738) marcato a fuoco sulla pelle, non più l’ ebreo polacco Herzko, bensì il pugile dalle spalle larghe e torace possente Harry Haft. Il pugile che ha vinto settantacinque incontri tra prigionieri del campo di concentramento ad Auschwitz.

La forza prorompente dell’attore che interpreta La Belva si rafforza nella parte conclusiva dello spettacolo, nel quale con un ottima interpretazione, riesce a rendere evidente la crudeltà che questa storia racchiude. Sul ring tutti sudiamo e sanguiniamo allo stesso modo, siamo messi alla prova con noi stessi e con l’avversario. La boxe può insegnarci tanto, come schivare i colpi bassi ma anche come rispondervi. Saper stare al mondo è come stare sul ring, bisogna sapere quando resistere, quando abbandonare e quando gettare la spugna. Bisogna, soprattutto, imparare a fare i conti con il mondo che ci circonda, fuori e dentro il quadrato. Riuscire a schivare i colpi o affondarli quando serve, capire chi si ha di fronte, conoscere le proprie forze e debolezze. Capire quando colpire diretto e quando difendersi, perché in fondo la boxe in un angolo ti tiene in vita e nell’altro ti uccide.

La Belva Giudea, Foto © Ufficio Stampa

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La belva giudea regia di Gabriele Colferai, di e con Giampiero Pumo, con Filippo Panigazzi. Allestimento a cura del Teatro Biondo di Palermo. Lo spettacolo è patrocinato da Coni, Comunità Ebraica di Roma e Federazione Pugilistica Italiana. Sala Strehler – Teatro Biondo di Palermo, in scena dal 24 al 28 gennaio.

Foto di copertina: Ufficio Stampa