“Il gioco del destino e della fantasia” di Ryûsuke Hamaguchi: la recensione

 di Miriam Bocchino

 

Il gioco del destino e della fantasia, diretto da Ryûsuke Hamaguchi, è un film drammatico distribuito da Tucker Film e uscito al cinema il 26 agosto 2021.

Presentato in concorso al 71° Festival di Berlino dove ha vinto l’Orso d’argento è un’opera composta da tre episodi, ognuno dei quali ha come protagonista una donna e le sue controverse e poetiche contraddizioni.

Nel primo episodio intitolato “Magia (o qualcosa di meno rassicurante)”  lo spettatore osserva con occhio acritico ed esterno i contrasti derivanti da un’inspiegabile triangolo amoroso.

Quando Tsugumi (Hyunri) incomincerà a raccontare su un taxi all’amica Meiko (Kotone Furukawa) l’insolito e bellissimo appuntamento avuto con un uomo (Ayumu Nakajima) la realtà muterà forma, evidenziando quanto l’amore o ciò che crediamo tale possa far vacillare ogni convinzione.

Tsugumi, che definisce l’incontro durato oltre 15 ore pura magia, non si accorgerà di stare aprendo un solco nel cuore di Meiko che riconoscerà nelle sue parole, pur pronunciate senza mai indicare un nome, il suo ex fidanzato, colui che ha abbandonato per un desiderio di ricerca e di curiosità.

Comprendere la sofferenza di Kazuaki, questo è il nome dell’ex amato, e capire quanto l’incontro avuto con l’amica possa modificare il senso della sua stessa vita porterà Meiko davanti a un bivio: cosa fare? Lasciare andare Kazuaki o cercare di riaverlo con sè pur consapevole della sua fallacia?

Il regista, con un geniale colpo di scena, riuscirà a rendere manifeste le due scelte, lasciando lo spettatore immerso nella comprensione della realtà e nel suo dubbio.

Nel secondo episodio “Porta spalancata” Hamaguchi in scena le colpe e i rimorsi, i rimpianti e i desideri.

Due studenti vivono spensierati una relazione sessuale, lei, più grande di lui, è sposata ed ha dei figli, lui è un ragazzo a cui è stato rubato ìl futuro a causa della bocciatura di un professore.

Quando lui, Sasaki (Shouma Kai) chiede a lei, Nao (Katsuki Mori) di sedurre il professore che ha la colpa del suo destino, ovvero Segawa (Kiyohiko Shibukawa), la donna pur cosciente di compiere un’azione riprovevole si rende complice.

In una narrazione quasi surreale si svolge il tentativo di seduzione di Nao: parole che si intersecano e diventano tentazione per trasformarsi in racconto e intimità. Quando l’errore sopraggiunge, tuttavia, nulla può essere rimediato, solo il “completo silenzio” può concorrere a diventare amico di chi per una colpa, forse non sua, diviene peccatore.

Il terzo e ultimo episodio “Ancora una volta” è quello che consente di conoscere e osservare in modo più chiaro la poetica del regista.

Un incontro fortuito, una casualità che si trasforma in resilienza e la necessità di parlare e parlarsi: Moka (Fusako Urabe) e Nana (Aoba Kawai) pur non conoscendosi si riconoscono. È una sensazione, quest’ultima, che capitando poche volte nella vita non viene immediatamente compresa dalle due. Entrambe, infatti, incrociati gli sguardi su una scala mobile pensano di riconoscere nell’altra una persona del proprio passato.

Quell’occasione mancata di rivedersi diviene, in realtà, nuova vita, la seconda possibilità di ricominciare e di scoprirsi migliori e forse un po’ più felici.

Ryûsuke Hamaguchi con Il gioco del destino e della fantasia mette in scena un’opera apparentemente semplice nelle inquadrature, nei dialoghi e nella regia.

Lo spettatore osserva al di fuori ciò che accade, non si insinua prepotente nelle vite dei protagonisti ma ascolta e vede solamente ciò che gli stessi vogliono rendere visivo e leggibile.

La cultura giapponese, così poco incline a mostrare il dolore, è intrinseca nella recitazione degli stessi attori e probabilmente nella scelta del regista. Sguardi quasi fissi, poca gestualità, dialoghi chiari e definiti rendono il cinema di Hamaguchi minimale eppure in grado sapientemente di narrare la straordinaria complessità dei sentimenti e delle azioni umane.