Dal cinema al teatro, un percorso culturale attraverso la letteratura, dalle favole ai romanzi. Dopo aver conquistato 44 premi internazionali per il suo film “Il diritto alla felicità” (Remo Girone era il protagonista nella pellicola cinematografica), la Imago Film ne propone la versione teatrale. “Il diritto alla felicità”, scritto e diretto da Claudio Rossi Massimi – che cura anche la regia teatrale – racconta una storia di grande amicizia nella quale i protagonisti sono i libri. Cultura significa soprattutto creare una coscienza civile, presa di coscienza del proprio valore civico e storico. Volano strategico di sviluppo economico, importantissimo per la crescita collettiva e personale di un Paese.
La versione teatrale con Pino Ammendola, protagonista:
Protagonista a teatro, l’attore Pino Ammendola che interpreta Libero, il quale allaccia un profondo rapporto di amicizia con il piccolo Essien, grande lettore anzi vero divoratore di libri che diventerà non soltanto l’amico fidato ma anche speranza e sponda per lui. La narrazione – dicevamo – ha il suo fulcro pregiato nella storia di amicizia tra Libero ed Essien: nel cast, accanto a Pino Ammendola, gli attori Giuseppe Abramo, Alessandro De Cicco, Annamaria Fittipaldi, Gabriele Namio, Valentina Olla, Federico Perrotta e Ludovico Pulcinelli. Nella storia, Libero non è solo l’esercente di una piccola libreria dell’usato in un paesino italiano ma è un appassionato cultore delle opere letterarie ed il suo orgoglio, la sua maggiore soddisfazione gli proviene da un ragazzino immigrato che mostra interesse per la lettura: Essien – divoratore di racconti – il quale riceve da Libero i libri in prestito non avendo soldi per acquistarli, ed insieme ripercorrono la bellezza delle storie e gli insegnamenti tratti.
La prima nazionale si terrà sabato 28 gennaio alle ore 21, presso l’Auditorium della Biblioteca Nazionale di Roma: un luogo fortemente simbolico a sottolineare che si può riflettere, pensare, creare un pensiero critico, sorridere e anche divertirsi facendo cultura.
“Il diritto alla felicità” è prodotto da Lucia Macale per Imago Film con Teatrando Film e UAO spettacoli ed è un progetto dedicato a Unicef, a cui andrà parte dei proventi. Come ci racconta il regista stesso, “il percorso dal film allo spettacolo teatrale è stato stimolante, “profondamente stimolante” e quindi l’arrivo sulle scene teatrali con la prima di sabato sera in un luogo simbolico della Capitale. L’intervista è stata una preziosa occasione per parlare anche degli investimenti sulla cultura, nel nostro Paese, “mai abbastanza” e “che creerebbero occasione di crescita individuale e collettiva per la nostra comunità”.
Abbiamo raggiunto ed intervistato l’autore e regista Claudio Rossi Massimi:
Un evento sabato sera in un luogo simbolico perchè si parla di libri, di cultura: questo è proprio un percorso attraverso la letteratura, dalle fiabe, favole ai romanzi, i libri che hanno segnato la sua ma anche la nostra infanzia, giovinezza, la nostra memoria storica? Ed inoltre le chiedo: si è parlato tanto di cultura, durante la pandemia, come se fosse un termine improvvisamente “scoperto”.
Certamente. Quale veicolo migliore per migliorare la propria cultura se non leggere libri? Questo è abbastanza ovvio anche se purtroppo attualmente, con tutto il bombardamento social e web, leggere un libro cartaceo sta diventando complicato, difficile, soprattutto per i giovani.
Si va a perdere il profumo dei libri, l’odore della carta stampata, il piacere di possedere una libreria o di andare in una biblioteca:
Sì, lo stiamo perdendo anche perchè il rapporto con i libri è un rapporto molto intimo, oltre al fatto che dobbiamo esercitare la nostra fantasia. Quello che leggiamo infatti lo dobbiamo poi ricostruire, ricostruiamo le immagini dentro di noi; quello dei libri è anche un rapporto “tattile” che forse manca invece per quanto concerne tutto ciò che siamo abituati a consultare.
La lettura ci rende liberi?
La lettura rende liberi anche perchè ci offre la possibilità di ascoltare più voci differenti, per esempio tra due storie diverse l’una dall’altra ed io sono convinto che il cercare di innalzare un pò il livello della nostra cultura – che non è uguale per tutti – sia una cosa importantissima. Sono anche convinto che l’innalzamento della cultura stessa serva a rendere le persone meno violente.
La scelta del cast a teatro rispetto al film, come è avvenuta?
Dato che Remo Girone il protagonista nel film, era impossibilitato per impegni presi precedentemente, ho cercato di individuare l’attore, il personaggio che meglio si adattasse al protagonista, Libero. E dunque, ho trovato in Pino Ammendola, una persona estremamente disponibile; peraltro lui è un grande fan del diritto alla felicità. E’ ovvio che per entrambi sia stata una cosa abbastanza facile.
Si è parlato tanto di inserire il diritto alla felicità nell’articolo 3 della nostra Costituzione: è un concetto molto particolare quello dell’essere felici ma è anche un diritto fondamentale? Un pò come il diritto alla salute? Una felicità che non assumerebbe solo i connotati di un diritto ma ma anche quelli di un dovere verso noi stessi e verso gli altri:
Diciamo subito che il diritto alla felicità è un concetto che fu inserito nei documenti dell’indipendenza americana e poi riportato nella Costituzione Americana. Gli Stati Uniti hanno infatti inserito il diritto alla felicità già nel 1776 nella dichiarazione di indipendenza (il perseguimento della felicità come diritto inalienabile). Personalmente, sono d’accordo e sono convinto che inserirlo nella nostra Costituzione potrebbe essere un’ottima e valida idea, anche se alla fine è sempre la pratica la cosa importante! Come per il diritto alla salute, certamente, ma dobbiamo creare gli strumenti giusti per adempiere a questo concetto.
Tra film e spettacolo teatrale lei ci offre l’occasione per ricordare che il 20 marzo esiste anche la giornata dedicata alla felicità:
Questa giornata ci offre l’occasione per ricordare un valore importante: cosa c’è di più grande e più importante, per ognuno di noi, di fare in modo di raggiungere la felicità? Non è un concetto universale, ovviamente: la felicità di una persona molto probabilmente non è la stessa per un’altra ma ognuno di noi ha un proprio concetto di felicità. Avere il diritto di poter raggiungere questa felicità, credo sia un concetto molto profondo ed importante.
Tornando alla narrazione, alla storia, il fulcro non è soltanto rappresentato dai libri ma anche da una bella amicizia tra Libero ed Essien, amicizia molto forte ed importante, aprendo anche al concetto di inclusione e condivisione:
Sì, amicizia ed inclusione, anche perchè Essien è un ragazzino immigrato e già questo crea una risposta sociale e culturale. Questo bambino viene introdotto all’amore per la lettura da Libero, questo anziano libraio, un pò malandato, che possiede una piccola rivendita di libri usati e presta libri fondamentali per la giovinezza e per la crescita di questo ragazzino, per introdurlo ad un percorso che si porterà dietro per tutta la vita, quello della lettura. La cultura porta alla condivisione, non ha confini, non ha limiti nè pregiudizi. La cultura porta a comprendere, apprezzare e capire le differenze e certo non a combatterle.
Claudio, trova che si investa poco nel nostro Paese sulla cultura?
Purtroppo si, assolutamente, si investe davvero poco. Credo proprio che il nostro Paese che possiede un grande patrimonio culturale ed artistico e che spesso viene “sbandierato”, non faccia abbastanza. Come credo che la scuola abbia e debba avere un ruolo importante.
Ha incontrato molti studenti in questo ultimo periodo?
Poco dopo l’uscita del film, abbiamo girato molto nelle scuole anche perchè vale la pena ricordare che il film, come l’opera teatrale, è dedicato all’Unicef, a cui parte dell’incasso viene devoluto. Quindi questo gemellaggio, questa scelta che abbiamo fatto di associarci con l’Unicef ci ha portato ovviamente a frequentare scuole e studenti, luoghi di cultura dove studiano e vivono molti ragazzi e ragazze.
Un’ ultima domanda: quali libri ha amato particolarmente o l’hanno segnata? Lei cita nel film il romanzo “L’ombra nel vento” di Zafòn:
Ho amato molto quel romanzo, un libro meraviglioso che mi sento di consigliare a tutti. Ovviamente ce ne sono anche tanti altri che non sono citati nel film o nello spettacolo teatrale, ognuno ha le proprie preferenze. Oltre al romanzo di Zafòn, ho amato particolarmente – anche per questioni generazionali – “Cent’anni di solitudine” di Gabriel Garcia Marquez. Amare profondamente le nostre radici e coltivare la nostra memoria.