Enrico Guarnieri è Mazzarò ne “La Roba”; Verga al Teatro Quirino

La realtà, nuda e cruda, dei contadini della bella Sicilia a cavallo tra Ottocento e Novecento.
È questo che ci ha lasciato Giovanni Verga con la sua produzione letteraria, e nel centenario della scomparsa a lui è dedicata una rassegna al Teatro Quirino.
In scena fino al dodici marzo “La roba”, la novella che racconta di Mazzarò, così attaccato alle sue terre e alle sue cose da non riuscire ad accettare la morte perché sarà in grado – al contrario di chiunque altro- di togliergliele.
A portarlo sul palco la Compagnia Progetto Teatrando, da anni impegnata nella diffusione del teatro e della cultura siciliana.

Un ulivo si staglia al centro del parco; attorno un terreno bucolico, ceste di vimini vuote o cariche di frutta, la campagna è tutta lì, in un teatro nel centro di Roma.
Sullo sfondo lo schermo che cambia colore, ora azzurro, ora arancio, per raccontarci il passare delle ore e dei giorni. Perfino la pioggia è proiettata così attentamente da farci venire il dubbio che sia vera.

Enrico Guarnieri è Mazzarò, il padrone siciliano che i braccianti temono ma a cui sono costretti a chiedere aiuto quando serve. Perché la durezza verista di Verga, e del lavoro di drammaturgia di Micaela Miano, assieme al regista Guglielmo Ferro, ci pone davanti agli occhi personaggi che nulla hanno e di tutto necessitano.
Se la novella si concentra sul padrone e sul suo rapporto col possesso, questa versione teatrale entra nella vita dei campi, nelle storie di chi lavora e protegge “La roba” di Mazzarò.
Braccianti a cui perfino l’affetto, l’amore che tanto pensiamo sia più importante del denaro, è messo alla prova da una vita che non fa sconti a nessuno.
Giovani, vecchi, forti e deboli. Tutti nelle mani della malasorte.
Sono gli altri componenti della Compagnia Progetto Teatrando a interpretare i grandi vinti del  dramma; ogni storia singola cerca disperatamente un riscatto che manca, ogni gioia vera o presunta viene presto soppiantata da dolori e disgrazie.

A farci entrare ancora più nel vivo è l’utilizzo del dialetto da parte dei braccianti, dosato in modo da essere comprensibile e mai pesante, capace di far emergere tutta la cultura e la società di un tempo e un luogo ben lontani dal Teatro in cui assistiamo alla rappresentazione.
Proiettati in questa Sicilia agricola, dove il caldo e le febbri uccidono, dove il freddo e la pioggia distruggono, non possiamo che sentirci vicini a quelle sofferenze, quasi arrabbiati per quando la vita toglie quelle piccole felicità che sembrano arrivare.

Forse Verga non è tra i più amati autori studiati a scuola, troppo lontana l’adolescenza moderna da quella verità che propone nelle sue novelle e nel suo teatro, ma è un infallibile ritrattista.
Le sue opere come film ci raccontano il suo tempo, e il palcoscenico le esalta più di quanto potrebbe fare la pellicola.
Il teatro, in questo senso, può essere l’occasione di avvicinare anche i più giovani alle opere del maestro del Verismo siciliano; fuori dai libri e al contempo dentro.

“LA ROBA”
di Giovanni Verga
con: Enrico Guarnieri, Giampaolo Romania, Nadia De Luca, Francesca Ferro, Rosario Marco Amato, Elisa Franco, Alessandra Falci, Gianni Fontanarosa, Giuseppe Parisi, Maria Chiara Pappalardo
Regia Guglielmo Ferro
Drammaturgia Micaela Miano
Costumi Sartoria Pipi Palermo
Musiche Massimiliano Pace
Scenografie Salvo Manciagli