
FRANCO LOSVIZZERO | TEATRINO DEI BURATTINI al Macro Asilo
Pennellate dense, grumose, reagiscono al materiale legnoso che le accoglie, che mutua e trasforma i loro caratteri antropomorfi. Sono linee

Pennellate dense, grumose, reagiscono al materiale legnoso che le accoglie, che mutua e trasforma i loro caratteri antropomorfi. Sono linee

Sono immobili le loro sagome, seduti a terra le circonda una bianca fluorescenza, cominciano a correre nella traiettoria concentrica d’un

Schiene curvate, ritorte, tatuate, schiene nude; nell’orizzontalità ipnotica di un folgorante percorso visivo ci invitano ad essere scrutate, si affermano

Ovunque brusio, s’avverte un clangore metallico, il sordo chiudersi di un portale. L’uomo inizia a parlare come “sospeso in un

Un telo bianco sulle spalle, un bouquet fra le mani; l’uomo si alza, guidato dall’armonica, invoca il suo canto. Nostalgia

Si direbbe una forsennata pantomima, l’iterazione spasmodica di un quotidiano deformato, serigrafato. Tre sagome si muovono pervase da un’intermittenza totalizzante, ripetono

Candidi, i lenzuoli tradiscono il lento orchestrarsi delle ombre; si muovono le sagome in un sincrono di frenesia e d’attesa:

“Signore! Mi si dice che qui ho sognato per cinque anni e più!” E’ una ghirlanda illusoria a scatenare lo

Panneggi sospesi, fiamme oscillanti entro gabbie d’uccelli; una nebulosa sottile simile a nevischio sembra sprigionarsi dall’ “upper stage” e lentamente

“Al rumore dei tuoni, quando alla vostra sinistra comparirà una luce, uno di voi si alzerà e leggerà questa poesia”

Di chi si parla quando si parla di me? – una domanda echeggia struggente, questione irrisolta di un’identità, di una

E’ un appello pubblico, ma anche un discorso privato; è dialogo a tre teste ma anche crono-proiezione, salto che avanza