Intervista a Michela Andreozzi protagonista la prossima settimana al Manzoni di Roma
Michela Andreozzi sarà la protagonista dello spettacolo A letto dopo Carosello, dal 16 al 20 ottobre al Teatro Manzoni, regia di Paola Tiziana Cruciani. Sarà accompagnata in scena dal Maestro Greggia al pianoforte ed insieme omaggeranno e ricorderanno i personaggi più amati della televisione e della musica anni ’70. Un “come eravamo” e come siamo diventati, un viaggio ed un percorso a ritroso nel tempo. Questo viaggio sul palcoscenico sarà intervallato da un gioco interattivo dei jingle pubblicitari, in cui il pubblico verrà chiamato a indovinare storici e iconici Caroselli e sarà premiato con la
mitica caramella Rossana, la caramella “dei nostri nonni” e dei ricordi più sereni e felici.
Carosello, il programma pubblicitario più seguito dal pubblico; dal 1957 al 1977, venti anni di passione, il più seguito dal pubblico televisivo italiano.
Uno spettacolo che attraverserà i cambiamenti del nostro Paese attraverso show unici, che hanno scritto la storia della televisione con personaggi amatissimi, rimasti nel cuore di ognuno di noi. Anni indimenticabili, dunque, di grandi trasformazioni nel mercato televisivo che ha visto protagonisti tanti volti iconici purtroppo scomparsi. Michela Andreozzi è artista versatile: è attrice e regista, sceneggiatrice, commediografa, scrittrice e conduttrice radiofonica; con la sua ironia e talento, viaggerà nel decennio più rivoluzionario che abbiamo avuto. Un vero percorso, accompagnato da colori, musiche, sensazioni, atmosfere dell’epoca. L’attrice sul palco darà il suo personale omaggio alle icone di quegli anni: da Franca Valeri a Gabriella Ferri, dalla comicità del sabato sera al fascino degli sceneggiati – prima che diventassero le “serie tv” che conosciamo oggi – dai brani delle pubblicità alle sigle dei telefilm. Una macchina del tempo, dalle rubriche ai varietà che hanno reso la nostra tv una vera indimenticabile preziosità.
L’abbiamo raggiunta ed intervistata per Quarta Parete.
Con lei, Michela, entriamo negli anni di Carosello e di un’Italia che oggi non esiste più. Usciamo dagli anni ’60 ed entriamo nei pieni ’70. Dal boom economico agli anni di austerity e di piombo. Occasione per parlare dello spettacolo al Teatro Manzoni di Roma.
Davvero non esiste più? Ho l’impressione che stiamo di nuovo in piena austerity e che un piccolo excursus su come noi italiani abbiamo reagito a quel momento storico possa darci qualche spunto su un oggi non facile… certo, noi generazione X (e i nostri genitori boomers) siamo stati ingenui, sconnessi e privi di cinismo, ma ho molta fiducia nei ragazzi della gen Z e nella loro capacità di capire cosa ha valore. Non tutti, ma tanti.
Siamo la generazione di “A letto dopo Carosello”, la frase più pronunciata dai nostri genitori: è nostalgia, malinconia, è un viaggio a ritroso nel tempo? Cosa cambierebbe dell’Italia di oggi?
In realtà è puro divertimento. L’infanzia è un momento bellissimo a cui tornare, e se ci regala tenerezza e malinconia, comunque sono emozioni a cui è piacevole abbandonarsi. Della nostra Italia cambierei troppe cose, in questo momento in cui è faticoso fare cultura, ottenere rispetto ed è fin troppo facile rischiare la vita. Però voglio vedere il bicchiere mezzo pieno: la tecnologia che ci aiuta, la medicina e la scienza che hanno fatto passi da gigante e alcuni diritti che finalmente sono stati riconosciuti. Per il resto, si combatte!
Gli anni di Carosello hanno accompagnato la grande trasformazione del nostro Paese in una moderna società urbana, industriale ma anche in una società liquida, usa e getta. Come è cambiata l’Italia?
Se vogliamo citare Bauman, io vado a nozze! L’Italia è un animale lento ma longevo, nonostante malattie ereditarie e congenite. Diciamo che sono cambiati più gli italiani, ma soprattutto le italiane, che stanno piano piano cercando di districarsi dai ruoli di moglie, madre e compagna che sta un passo indietro, a cui sono state educate e da cui faticano a liberarsi.
In quel contesto, Carosello si poneva anche come qualcosa di più di un semplice strumento pubblicitario:
Era informazione, con intrattenimento, limitata ad una sola fascia oraria, non c’era la pubblicità selvaggia che abbiamo oggi. Che poi in Italia l’abbiamo sempre fatta, ma se pensiamo ai jingle degli spot degli anni 70 ci rendiamo conto che noi adulti li sappiamo tutti a memoria! Un esempio su tutti? “Gigante… pensaci tu!”
I grandi show televisivi faticano a tornare, in tv. Mancano gli autori, creatività, idee, soldi?
In realtà hanno cambiato volto, sono talent o grandi eventi. Quello che manca è una molteplicità di figure carismatiche che magari ci sono anche ma non usano più soltanto la televisione. Siamo frazionati in tutto!
Quest’anno si festeggiano i 70 anni della televisione. Grandi nomi della tv, dello show: lei omaggia delle grandi icone che non ci sono più come Franca Valeri e Gabriella Ferri, due simboli di Milano e Roma. La prima con il suo geniale black humor e la seconda con la sua romanità e poesia nell’anima.
Personalità gigantesche che hanno sfondato il tetto di cristallo, come si dice in inglese quando le donne pionierrizzano un ambiente. Se c’è un mondo in cui le donne italiane hanno vissuto raccogliendo successi meritati è la televisione! Diciamolo, per molto tempo le figure femminili hanno avuto lo stesso spazio di quelle maschili, pensiamo a Mina, alla Carrà, alla Goggi… poi gli equilibri sono cambiati.
Lo spettacolo e la tv di quegli anni, hanno contribuito ad influenzare la sua carriera?
Completamente! Un certo gusto pop, la cura dei dettagli, l’amore per il vintage… il mio romanzo di formazione è stato il sabato sera di Rai Uno!
Verrà coinvolto il pubblico in sala per indovinare storici Caroselli e verrà dato come premio la mitica caramella Rossana, la caramella amata dai nostri nonni…
Mi diverto molto a fare un gioco interattivo con il pubblico, che deve indovinare i prodotti pubblicizzati dai vecchi Caroselli: cioè, tutti ricordano “gigante pensaci tu” ma spesso non ricordano cosa promuoveva! A chi indovina, regalo appunto delle caramelle Rossana: c’è qualcosa di più iconico? Che poi non ho mai capito se era il cassetto di nonna che profumava di Rossana, o se erano le Rossana che sapevano di cassetto di nonna!