Quei versi immortali del Bardo letti da Maximilian Nisi.

 di Stefania Brigazzi 

 

Quando assisto a uno spettacolo teatrale mi sento sicura e protetta come a casa. Grande o piccolo che sia il palco, l’aurea del lavoro artistico che vi prende forma, avvolge in una bolla spazio temporale felice e rassicurante dove la concentrazione tanto del pubblico quanto degli artisti è al massimo. Nella serata di venerdì 9 luglio il tetto di questa mia casa ideale era il cielo di Roma, le mura erano quelle esterne della basilica di San Giovanni in Laterano, il salotto erano le sedie e i tavolini, dove sorseggiare un drink in compagnia di amici. La piazzetta antistante il Teatro Lo Spazio è stata l’arena che ha ospitato i suggestivi versi immortali di Shakespeare, attentamente selezionati, letti e interpretati dalla potente ed espressiva voce di Maximilian Nisi per il suo recital Shakespeare amore mio, accompagnati da un sottofondo di delicate note di pianoforte eseguite da Stefano De Meo (su brani di Storace, Bach, Scarlatti, Prokofiev, Debussy, e dello stesso De Meo).

Il ragionato lavoro di selezione dei versi tra la grande mole di opere del Bardo, che da secoli suggestionano e affascinano, rappresenta per il pubblico un modo di trascorrere una incantevole serata e una bella opportunità di conoscere o rinfrescare alla memoria in un colpo solo, le storie e le psicologie di personaggi eterni. Con le dovute pause di concentrazione e assecondando i respiri musicali, Nisi ha condotto il pubblico all’interno dello Shakespeare pensiero, deliziandolo. I primi versi sono stati quelli del celebre monologo di Jacques da Così vi piace (“Tutto il mondo è una scena, e gli uomini e le donne sono soltanto attori. Hanno le loro uscite come le loro entrate, e nella vita ognuno recita molte parti, e i suoi atti sono sette età…”), poi quelli di Mercuzio e Romeo sofferente, da Romeo e Giulietta; a seguire i più famosi monologhi del contrastato Amleto, il semplice Otello, il folle Macbeth, il potente Oberon dal Sogno di una notte di mezza estate, il decadente Riccardo III, il politico Marco Antonio nel Giulio Cesare, per finire con il saggio e magico Prospero, protagonista de La Tempesta.

L’attore, forte di un curriculum ed esperienze di massimo livello (ha studiato e lavorato con Strehler e Ronconi), pur nel celeberrimo monologo di Amleto “Essere non essere”, apice della serata, non fa rimpiangere minimamente altre illustri interpretazioni. Essenziale il palco: qualche lampadina, un attore, un leggio, hanno potenziato l’effetto suggestivo dei testi di Shakespeare, “più vivi della della vita stessa”, come ha dichiarato Nisi in un’intervista. Tramite le parole colme di significato che esprimono tumultuose passioni ed emozioni  quanto c’è di più bello e di più turpe nella mente dell’uomo, i percorsi tortuosi della mente e le riflessioni filosofiche, ogni tipo di spettatore può ritrovare angoli della propria storia mentale ed emotiva.

Così come non stupisce la riprogrammazione di opere di Shakespeare nei secoli, così la richiesta dal 2014 di messa in scena di Shakespeare amore mio, il tributo d’amore di Maximilian Nisi alle opere del Bardo, non sembra doversi fermare. Complimenti.