La storia della prima donna a correre la maratona in scena al Teatro Cometa Off
C’è molto da fare nel mondo per le donne. Ce lo ricordano i tg, le associazioni, i report. E ce lo ricorda anche il sapere che molte cose oggi scontate per bambine, ragazze e donne erano vietate, per legge o di fatto, fino a pochissimo tempo fa. Un esempio tra tutti? La maratona.
Correre non è femminile, per le ragazze ci sono altri sport, e poi come pensate di competere contro gli uomini? Probabilmente frasi simili se le son sentite dire in tante. Finche Kathrine Switzer, la prima donna maratoneta al mondo, nel 1967 a Boston decise che si poteva andare oltre.
È di lei che si parla in Chilometro_42, in scena dal 27 al 29 marzo al Cometa Off. Scritto da Giovanni Bonacci in scena troviamo Angela Ciaburri, che ne cura anche la regia. Il suo è un doppio ruolo, un po’ Kathrine e un po’ narratrice. Sottolinea questa differenza il cambio di luci, caldo quando si cala nei panni della protagonista e fredde quando racconta. In questo modo tutto è costantemente contestualizzato, è possibile dare spiegazioni che altrimenti sarebbero mancanti e approfondire la vita dei Kathrine Switzer senza allungare lo spettacolo, che nella sua ora di durata riesce a essere così completo.
Ad accompagnarla sul palco la musica dal vivo, anche cantata, di Munendo, che ha anche il compito di fare da vox populi quando il discorso dal personale si sposta sul sociale, sul mondo attorno a Kathrine. Il viaggio nella storia della protagonista è infatti un viaggio nell’America degli anni ’60. Non viene tralasciato il contesto per raccontare correttamente cos’era il mondo intorno a Kathrine Swizter e al suo desiderio di correre. La conosciamo ragazzina, arrivata dalla Germania in America, e la seguiamo per tutta l’adolescenza e la prima età adulta. Angela Ciaburri si mette così alla prova interpretando una giovanissima che cresce, riuscendo perfettamente a ricreare le emozioni che la devono aver attraversata. Il palco attorno a lei è semispoglio, è tutto pressoché affidato alla sua recitazione e alla sua capacità di farci sentire la protagonista. Cambiano invece più spesso i costumi, dai vestiti semplici di una liceale alla tuta con cui si prepara a correre a Boston in quel giorno che farà la storia. Ogni tanto, come qualsiasi persona che racconta la sua storia, si finge i suoi interlocutori; il padre che la sprona, l’allenatore da convincere.
Chilometro_42 racconta una di quelle storie di cui spesso si ha un’idea ma non si conoscono nel profondo. La semplicità della scena consente di rimanere focalizzati sul lavoro attoriale di Angela Ciaburri, sul suo doppio ruolo. La distinzione è forte tra quando si immerge in Kathrine e quando racconta, spiega. Quasi due anime diverse si alternano sul palco, che si intrecciano e si completano per dar vita allo spettacolo. La narrazione esterna permette poi di andare oltre la maratona di Boston, di raccontare il dopo di Kathrine ma anche dello sport femminile in generale, fino a un breve accenno alla ginnasta Simone Biles.
La critica alla società, ai limiti, a quegli anni sessanta che in America significarono cambiamento per molti, c’è, ma ha quasi un valore marginale. Non val la pena criticare e basta quando si può raccontare ciò che di positivo è successo. E allora c’è la storia di Kathrine, il valore che questa ha avuto per la storia delle donne nello sport. Non è “quel che ci vietavano” e basta, è “quel che ci siamo prese”. Una differenza che sembra marginale e invece ha un valore altissimo. Non ci interessano i perché e i per come della società americana e dei suoi limiti, a noi basta sapere che Katrhine Switzer si impuntò così tanto da superarli per diventare apripista per tutte le donne di domani.
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Chilometro_42 scritto da Giovanni Bonacci – diretto e interpretato da Angela Ciaburri – musica dal vivo di Munendo in collaborazione con Superficie