Grazie ad Anna Pavignano, musa di creatività e d’amore per Massimo Troisi, motore creativo con il regista napoletano Mario Martone, arriva sugli schermi reduce dal Festival del Cinema di Berlino in pieno svolgimento Laggiù qualcuno mi ama, un emozionante omaggio del regista napoletano all’indimenticabile Massimo Troisi che il 19 febbraio avrebbe compiuto 70anni.
Forse come suggerisce in una sua nota il critico e amico Fabio Ferzetti: «L ultimo vero grande artista popolare espresso dal nostro cinema». Un viaggio quello di Martone che aveva conosciuto Troisi poco prima che interpretasse Il postino, con il quale progettava di realizzare un film. Un viaggio che si dipana tra appunti inediti messi a disposizione da Anna Pavignano, testimonianze, filmati, tra ricordi che riaffiorano a quasi trent’anni (4 giugno 1994) dalla scomparsa dell’attore nato a San Giorgio a Cremano, con un gran finale che inquadra una folla di ragazzini riuniti nell’arena del cinema Piccolo America a Monte Ciocci a Roma per la visione di quel capolavoro, che oltre a conquistare cinque nomination e un Oscar per la colonna sonora del Maestro Luis Bacālov, aveva conquistato il pubblico e la critica di tutto il mondo.
Un sorriso intriso di forte umanità quello di Troisi con i suoi dodici film che arriva con i ricordi di tutti noi fino a oggi e che continueremo a ricordare domani, soprattutto quelli che videro Troisi insieme a Lello Arena ed Enzo De Caro straordinari protagonisti nel trio de La Smorfia, che esplose alla fine degli anni settanta. Punto di partenza di un trionfo annunciato al cinema, quel cinema che aveva rapito Massimo grazie a pellicole come Ricomincio da tre, Non ci resta che piangere in coppia con il suo amico Roberto Benigni, Pensavo fosse amore…invece era un calesse di cui firmò la regia, accanto a Francesca Neri e ancora Splendor e Che ora è?, entrambi diretti da Ettore Scola e sempre in coppia con Marcello Mastroianni, film che gli fece conquistare alla Mostra di Venezia ex equo con lo stesso Marcello una prestigiosa Coppa Volpi.
«Un attore straordinario» ha dichiarato in un’intervista al Fatto Quotidiano Alberto Barbera, Direttore della Mostra di Venezia; «un attore unico e insostituibile, vero erede di quella grande tradizione napoletana che ebbe i suoi massimi esponenti in Eduardo e Totò e un autore in senso assoluto al pari di Chaplin e Buster Keaton.» E come diceva Massimo ne Il postino scoprendo il valore descrittivo della metafora: «La poesia non è di chi la scrive, è di chi serve.»
E tra le battute dei suoi film che amiamo ricordare e che sono rimaste nell’immaginario collettivo come le canzoni del suo amico Pino Daniele, abbiamo scelto quella da Non ci resta che piangere che vede Massimo alla finestra di casa rispondere a un predicatore che gli dice «Ricordati che devi morire». Lui facendo finta di non aver capito gli risponde «Come avete detto?» e il predicatore di rimando: «Ricordati che devi morire» e Massimo che nel film interpreta Mario gli risponde ” Si, si, mo’ me lo segno!”
E giù una valanga di applausi e naturalmente di risate!