“Mostellaria” e le maschere dell’inganno al Teatro Arcobaleno

Divertente, esilarante, grottesco, beffardo. Un masterpiece della commedia classica adatto agli spettatori di tutte le età! E in effetti in tanti, grandi e piccini, hanno preso posto in platea a Teatro Arcobaleno per la messa in scena di Mostellaria. Proposto in cartellone dal 18 al 27 marzo, è uno dei testi che hanno fatto la fortuna del suo autore, Tito Maccio Plauto, e che ancora oggi viene preso a modello anche di insegnamento da molte Scuole di Teatro. Vincenzo Zingaro ha adattato e diretto la produzione, avvalendosi degli ottimi professionisti di Compagnia Castalia, da 30 anni riferimento a Roma nell’allestimento di opere classiche. Questa edizione di Mostellaria traccia un fil rouge tra Commedia nuova greca e  Commedia latina, attraversa i mostri sacri del Rinascimento, del Sei e Settecento, e di qui giunge fino ai nostri giorni, alla  Commedia all’italiana dei nostri giorni.

Muovendo tra inganno, malizia ed equivoci, lo spettacolo affronta i legami famigliari e ribalta il paradigma servi-padroni. Nel senso che, per nascondere lussuriose malefatte al vecchio Theopropide, tornato in terraferma dopo anni di fatiche per mari, il personale domestico di servizio costruisce un racconto di menzogna che peraltro è sottotitolo dell’opera: “la commedia del fantasma”. Ovvero quel fantasma che impedisce all’anziano padrone di entrare nella sua casa dopo anni di fatiche per mari. In realtà però quel fantasma non non esiste, è un’invenzione del servus callidus Tranione. Astutissimo nel tracciare depistaggi e imbonire con trovate da saltimbanco lo stanco padrone. Che vuole solo riposare e incontrare il figlio Filolachete, suo malgrado però complice e godereccio quanto gli uomini di servizio. Insieme, per 2 anni, hanno trascorso il tempo tra banchetti e ozio, e lui, l’adulescens Filalolachete, si è persino innamorato della “prostituta” Filemazio al punto da chiederne il riscatto dalla protezione. A suon di monete sottratte alle casse del senex Theopropide. Ignaro ma non per questo contrario alla liason sentimentale.

E così la commedia si aggroviglia, sviluppa gli argomenti dell’inganno, poi si dipana. Un po’ complici un po’ comparse, ora più ora meno consapevoli, si susseguono personaggi assurdi, schiavi, servi, una strega, l’usuraio, il vicino di casa. Sotto i colorati costumi e le appariscenti maschere – rispettivamente curati da Emiliana Di Rubbo e Carboni Studio  –  si nascondono gli attori Piero Sarpa, Ugo Cardinali, Rocco Militano, Fabrizio Passerini, Riccardo Graziosi, Annalena Lombardi, Laura De Angelis. Ironici e sagaci, espressivi e ottimamente coordinati. Illuminati quasi sempre a giorno dalle luci di Giovanna Venzi.

Interessante il finale dello spettacolo, con il pubblico parte attiva e molto divertita nello svelare insieme ai protagonisti in scena il comico ripetersi della beffa e delle sue inoppugnabili conseguenze.