“Magari”, conflitti generazionali in casa Elkann

Tre fratelli, un legame profondo; un destino familiare che muta luogo e forma, che si articola incerto e bizzarro dinanzi ai loro occhi.

Dalla Francia all’Italia, dall’Italia al Canada; è nella metamorfosi di contesti e consapevolezze che si dispiega la vita di Alma (Oro De Commarque) di Sebastiano (Milo Roussel) di Jean (Ettore Giustiniani), figli cresciuti entro un rigido ambiente ortodosso, poi catapultati tra le braccia di un padre (Riccardo Scamarcio) ancora impreparato ad un compito forse troppo grande.

A partire dal 21 Maggio, “Magari”(2019), opera prima di Ginevra Elkann, è il primo di quattro film in streaming che, dapprima destinati alle sale cinematografiche, secondo una distribuzione tradizionale, hanno visto RaiPlay come prima piattaforma di lancio.

 Un viaggio aereo, un cambio di programma, nuovi caratteri (Brett Gelman) con cui interagire; tutto in quei volti, in quei luoghi sembra stravolgere il retaggio dell’infanzia, mettere in crisi le certezze del passato: sulla narrazione di un quotidiano che è terreno di collisioni, riscoperte, piccoli conflitti; la narrazione procede concedendo di tanto in tanto alla bambina il ruolo di voce narrante.

Se Alma sospira, fantasticando sul ricongiungimento ideale dei genitori, Jean cresce a dispetto della sua salute cagionevole, Seb affonda nel silenzio il peso verso una parte che non gli appartiene.

“Tutti loro dovevano prendersi cura di noi” –  è nello sfogo finale che il figlio maggiore da voce ad un conflitto trasversale prima solo accennato, ora in procinto di esplodere in tutta la sua evidenza: un padre non del tutto padre, un figlio non del tutto figlio, tra i quali sembra collocarsi un figura, quella di Benedetta (Alba Rohrwacher) che contribuisce ad un’ulteriore esacerbazione delle forze in gioco.

Solo alla fine, ogni dinamica sotterranea arriva ad esplodere, dando l’avvio ad una risoluzione che nella verità del proprio ruolo e nella sua presa di coscienza, scopre la sua chiave di volta.

Prodotto da Wildside con Rai Cinema e coprodotto da Tribus P Films e da Iconoclast, il film fa affidamento sulla fotografia di Vladan Radovic, il montaggio di Desideria Rayner

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