“L’uomo dal fiore in bocca”: Pirandello su Rai Play

Dal caffè notturno alla stazione deserta in qualche parte sperduta della Sicilia, l’atto unico di Luigi Pirandello diventa un film dalle sembianze teatrali. “L’uomo dal fiore in bocca” è disponibile in esclusiva sulla piattaforma Rai Play per la regia di Gabriele Lavia.

Il drammaturgo siciliano ritorna spesso sulle pagine di Quarta Parete, in forma teatrale, letteraria, cinematografica e persino fotografica. Questa volta, però, Pirandello si presenta in formato piccolo schermo, anche se a ben vedere sembra di stare in prima fila davanti a un palco invece che dietro a un monitor. Un set scarno in cui la breve durata della pellicola (73 minuti) è resa movimentata dalla recitazione teatrale e mimica dei due attori – Gabriele Lavia e Michele Demaria. Un ibrido in realtà, perché il senso cinematografico è restituito agli occhi del pubblico grazie a degli ottimi effetti visivi ed una solida regia.

In questa landa siciliana di un’altra epoca si sta abbattendo un temporale quasi innaturale. Un uomo carico di pacchi e pacchettini rincorre invano un treno, e nella notte rumorosa viene aiutato a rialzarsi da un signore più anziano che lo porta a ripararsi all’interno della stazione. È un clima surreale, che ricorda nell’atmosfera quelle stazioni di servizio americane, dove la solitudine è protagonista e il tempo si ferma. Sembra che non ci sia altro mondo all’infuori se non, in questo caso, i due personaggi, che presto cominciano a costruire un rapporto di fiducia e di amicizia, guidati, però, da due visioni completamente opposte.

L’uomo pacifico si aprirà completamente davanti all’anziano uomo dal fiore in bocca e in un attimo daranno vita ad una lunga conversazione sulla vita e la morte. Il più giovane urla la propria disperazione per aver perso il treno, per non riuscire a vedere il matrimonio come una volta, e cerca un po’ di pace, provando a sentirsi più leggero di fronte alla pesantezza che la vita gli offre. L’uomo dal fiore in bocca lo incita ma cerca un contatto più profondo. Il fiore, in realtà, è un tumore e la sua vita ha i mesi contati. Da qui si rende conto di vivere in maniera diversa rispetto al suo interlocutore, che si lacera l’animo per le cose più effimere, quando lui, nella sua condizione, ha imparato a guardare ciò che gli sta intorno con occhi diversi. Ogni piccolo gesto ha un senso, qualsiasi evento possiede una sua poesia. Da queste sensazioni opposte, i due cercano un contatto, in attesa di qualcosa che presto li sconvolgerà, un traguardo, un colpo di scena o la morte.

A funzionare in questo esperimento di cinema teatrale è l’aurea quasi orrorifica in cui i due protagonisti sono immersi. Una stazione deserta, abbandonata, dove le lancette dell’orologio non girano e la luce va via a causa del temporale. Sembra quasi un incubo, animato ancora di più dalla presenza di una strana ombra di donna, che incombe mestamente alle spalle del saggio anziano.

Il dramma di Luigi Pirandello “L’uomo dal fiore in bocca” è stato riproposto in versione cinematografica con successo, riuscendo con pochi elementi a creare un’ottima atmosfera in cui far vivere i due attori. Una scelta azzardata, probabilmente, è quella di lasciarlo in esclusiva su Rai Play, animato per lo più da un pubblico giovane, quando sarebbe stato forse più utile riproporlo anche sulla tv nazionale.

Cinema & TV
Elena Salvati

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