House of the Dragon: il primo episodio del nuovo successo HBO

Dopo Obi-Wan Kenobi e Better Call Saul, un’altra attesissima opera si inserisce in quella che sembra essere l’epoca d’oro del prequel. House of the Dragon, in esclusiva su Sky e in streaming su NOW dal 22 agosto, è il prequel di Game of Thrones e racconta la storia della casata dei Targaryen a partire dall’ascesa al trono di Viserys I (Paddy Considine).

Il primo episodio, confermando ciò che in molti si aspettavano dopo il successo mondiale della serie originale, ha battuto ogni record raggiungendo la quota di 9,99 milioni di spettatori nella data di uscita in USA. Un risultato incredibile per HBO che vede ripagato il coraggio di produrre uno spin-off tratto da una serie sì famosa, ma anche iper-criticata nelle sue ultime stagioni. Riprendere un prodotto dal finale controverso e divisivo per i fan e decidere di investire nella sua promozione è una mossa ardita, ma (per ora) vincente. Dall’uscita del primo episodio, sebbene si tratti solo di una puntata introduttiva, la critica non ha avuto dubbi: ci sono tutte le carte in regola affinché la serie prequel superi le aspettative ed anche, mirabile a dirsi, la serie originale.

House of the Dragon però non potrebbe vivere senza Game of Thrones. Nel primo episodio sono molteplici i parallelismi e le citazioni da GoT, tutto richiama il “gioco del trono” che ha reso famose le casate dei Targaryen, dei Lannister, dei Baratheon e degli Stark. I rimandi continui sono necessari e ricercati per creare una linea di continuità con un universo fantasy che ha una sua forte identità. Eppure House of the Dragon riconosce i suoi limiti e li rende punti di forza: non c’è ancora il “lungo inverno” che getta l’oscurità su Westeros, non c’è la guerra tra le casate, non ci sono ancora i personaggi memorabili che il grande pubblico ha imparato a conoscere ed amare.

La nuova serie HBO ovvia diversamente a queste problematiche. L’inesistenza del “lungo inverno”, un’epoca oscura e spaventosa per tutta Westeros, permette a House of the Dragon di puntare su una fotografia colorata e luminosa che sia riflesso opposto a quella scura e nebbiosa di GoT; le luci e i colori sottolineano la pace apparente del regno di Viserys e aiutano a creare un’identità unica e originale per una serie che, pur richiamando la precedente, mostra il desiderio di non viverne all’ombra.

La guerra tra le casate, poi, viene rimpiazzata da una guerra interna, una guerra fratricida che richiama non troppo velatamente gli scontri biblici alla Caino e Abele ma anche, con rimandi interni, la guerra per il trono tra Robert Baratheon e Jamie Lannister di GoT. Per i fan della saga non è difficile attuare confronti tra i personaggi nuovi e quelli vecchi, elemento questo da non trascurare perché rappresenta uno dei pregi principali di House of the Dragon. Infatti, se i personaggi introdotti dalla nuova serie sono ancora sconosciuti, non si sottraggono al gioco delle somiglianze attuate dagli sceneggiatori: Jamie è il “kingslayer”, colui che usurperà il potere regale con il tradimento; Daemon (Matt Smith) allora ne diventa un alter ego e questo già dice molto su come finirà la storia. Allo stesso modo Rhaenyra (Emma D’Arcy) è una giovane Daenerys, una donna buona e ambiziosa che cresce nel ruolo di regina, affrontando pericoli e difficoltà insperate.

Con il primo episodio, dunque, gli autori decidono di sfruttare la fama di Game of Thrones senza però dimenticare che si tratta di una serie differente. Ogni personaggio ha una sua personalità ben definita e, a differenza della prima stagione di GoT, la scrittura si adopera per rendere bidimensionali i protagonisti e mostrarne da subito forze e debolezze. I buoni prendono decisioni difficili e discutibili, i cattivi soffrono ed hanno le loro fragilità.

Se il primo episodio nasce con l’intento dei vecchi pilot, quello di testare la risposta del pubblico e l’eventuale successo della serie, possiamo dire che l’esperimento è riuscito e che il successo è (quasi sicuramente) assicurato.

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