Due fratelli, una rapina, poi un errore di calcolo, la realtà si ribalta, degenera si accartoccia in se stessa.
E’ Good Time dei fratelli Safdie, la terza proiezione presentata lo scorso 6 Agosto da Cristiano Gerbino, e prevista all’interno di “Altra Visione”, l’arena di cinema indipendente che, inaugurata da Mario Martone, abiterà il Teatro India di Roma fino al prossimo 25 Agosto.
Spazio d’azione, la realtà urbana newyorkese non si presenta nella sua irriducibile totalità ma in un suo segmento parziale, tanto soggettivo quanto allucinogeno: la sua traiettoria è tracciata dagli occhi di Connie (Robert Pattinson) che ne mette a fuoco gli svincoli, tramutandone i contorni fino a renderli strutture di un labirinto psichico.
Laddove il sabotaggio di un furto è preludio per una degenerante catena di eventi, solo l’incarcerazione di Nick (lo stesso Benny Safdie), ne rappresenterà il vero innesto, spingendo il fratello tra le liane di una città che si renderà mortale bacino del suo abbrutimento.
Un incursione in ospedale, uno scambio di persona, il vorticoso susseguirsi di sagome e volti: tanto Corey (Taliah Webster), quanto Ray (Buddy Duress) presenze funzionali alla narrazione ma progressivamente inglobati dalla cieca tenacia del protagonista.
Articolandosi come corsa disperata e concentrica, il dinamismo dell’azione si indirizza verso un obiettivo in continuo slittamento; pur inserita entro un montaggio accelerato, l’inquadratura non abbandona in alcun punto la sua densità strutturale, risultando invece ancor più turgida nell’assonanza tra colore e suono.
Procedendo su una colonna sonora (Oneohtrix Point Never) che è brusio trasversale, il racconto si sviluppa entro un’ambientazione delineata su cromatismi accesi, volutamente violenti, realizzati grazie alla strumentazione analogica del direttore della fotografia (Sean Price Williams).
L’inseguimento si confonde con la fuga, l’obiettivo con l’ossessione, dando respiro ad una storia che nella dilatazione percettiva e temporale fonda la sua potenzialità espressiva.