Alessandro Albertin cerca l’umanità nel momento più buio del ‘9500, in scena al Teatro Ai Colli di Padova
L’Olocausto è un fatto che sentiamo sempre la necessità di raccontare, ed è allo stesso tempo un qualcosa che è molto difficile da rendere presente in uno spazio che abbia a che fare con le narrazioni, come un teatro o come un cinema. Osservare, studiare, mettersi davanti a uno specchio e provare a comprendere; e poi ancora scrivere, recitare, portare in scena e tradurre in forme raccontare un mostro così oscuro e malato. Il rischio di spettacolatizzare, di servirsi di un contenuto così potente per creare racconti facili e manipolatori è immediato, e chi cascano quasi tutti.
Michael Haneke una volta ha detto che ne esiste soltanto uno di film bello sull’Olocausto (Ombre e Nebbia di Resnais); non ha espresso giudizio sulle produzioni teatrali, ma è lecito aspettarsi che l’opinione non differisca più di tanto: è una questione delicata, e complicata. Alessandro Albertin, autore e interprete di Perlasca – Il coraggio di dire no, si confronta con tutto questo in un monologo ragionato e sentito, piccolo e grande, storico e urgente, distante e immediato.
Albertin è al centro della vicenda, mette in gioco sé stesso come persona prima e come attore poi, mettendo in comunicazione i fatti storici con il vissuto personale, raccontando e al tempo stesso interpretando. La sua è una recitazione attenta e consapevole: quando sembra che il testo rischi di bloccarsi su soluzioni emotive troppo facili, arriva il corpo dell’attore ad aggiungere la complessità che serve per affrontare la vicenda in scena. Così, la storia si mantiene tale: complessa, difficile e reale.
Anche la regia di Michela Ottolini è discreta ma efficace: un impianto scenico essenziale, pochi elementi ben calibrati. Al pubblico viene lasciata la responsabilità di immergersi nel racconto, e succede che la semplicità della messa in scena permette alla narrazione e all’attore di emergere con più forza, in un equilibrio tra rigore storico e tensione emotiva bilanciato.
Rimane comunque qualche momento più debole: è il caso dell’incipit dello spettacolo, un piccolo prologo che tenta di stabilire un ponte tra le vicende storiche e il tempo presente attraverso certe critiche, queste si, un po’ facili e veloci, non in sintonia con il resto del racconto. Ci sono poi certe ricorrenti analogie tra le vicende di Perlasca e un’epica partita di pallone che dicono poco: in questi momenti l’intervento della voce narrante si fa sentire, e sembra la necessità di spiegare i fatti al pubblico in modo semplice intralci l’azione scenica.
Si tratta di piccole cose: Perlasca – Il coraggio di dire no rimane prova riuscita. La drammaturgia di Albertin è coinvolgente, e il messaggio universale che attraversa lo spettacolo arriva potente e chiaro. Si tratta di un’esperienza forte, profonda, capace di emozionare. C’è tutto il senso civico e la responsabilità che servono quando dentro un teatro ci impegna per raccontare la Storia.
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Perlasca – Il coraggio di dire no di Alessandro Albertin – Regia di Michela Ottolini – Con Alessandro Albertin – Teatro Ai Colli di Padova 18 gennaio 2025
Foto di ©Francesca Boldrin