Il 28 giugno al Teatro India è andato in scena “Frullato, fegato e fiori”, scritto e diretto da Raffaella Mancini, anche interprete insieme a Sofia Pasquali.
Per il suo decimo compleanno, Dominio Pubblico Youth – Fest è tornato con 6 giornate di programmazione multidisciplinare negli spazi del Teatro India, con oltre 100 artisti e più di 30 appuntamenti dal 27 giugno al 2 luglio 2023. Organizzatori e protagoniste le nuove generazioni idealiste che vogliono parlare non solo ai coetanei, ma rinfrescare la monotonia di esibizioni ordinarie.
La meta inseguita nelle serate è l’OLTREVERSO, con il proposito di andare al di là della propria comfort zone, sotto un punto di vista artistico, principale obiettivo prefissato.
Hanno avuto la possibilità di esibirsi ragazzi e ragazze under 25 con progetti di musica, danza, teatro, performance, cinema, arti visive e arti digitali uniformati, proponendo più significati della parola abitare: abitare un corpo, uno spazio, una sfera pubblica e privata.
Il 28 giugno è stata la volta di “Frullato, fegato e fiori”, uno spettacolo scritto e diretto da Raffaella Mancini, interpretato assieme a Sofia Pasquali. La regia ha creato delle scene esplicite, non toccando un tasto dolente sfiorandolo di sfuggita, ma entrandoci nel vivo con la teste tenaci, anime libere e un corpo fragile. Le giovanissime protagoniste, da sole, hanno dato voce a un tema spinoso che nel suo reiterarsi di bocca in bocca spesso viene semplificato: l’abuso sessuale degli uomini sulle donne. È risaputo che banalizzare un argomento del genere sia alla portata di troppi, per esempio quando si sentono o leggono frasi del tipo “se l’è cercata”, additando le vittime. Parole che sembrano essere il nome di un piatto con cibo precotto, preparate da altri e prese per buone, ma per nulla gradevoli alle sinapsi di chi le ascolta.
In “Fegato, frullato e fiori” invece c’è una storia ben pensata e ben raccontata che ha saziato con orgoglio la fame di giustizia per coloro che non ci sono più. Non dimentichiamoci però che a volte si può morire anche da vive. Con la durata di 55’, la rappresentazione si è divisa in due parti: la prima leggera, scherzosa e ricca di frecciatine e malintesi fra coinquiline in cucina, non capendo dove si voleva andare a parare aveva l’aria di essere una commedia. La seconda, in antitesi, ha portato con sé dramma, sofferenza e lacrime di risentimento della protagonista. Il frullato fatto con ingredienti peccaminosi e poco digeribili ha voluto ricoprire i panni della miscela di rancori che poco si sono saputi amalgamare con il passare degli anni. Solo per citarne alcuni; fiori, cerotti e pasticche, a berlo in una cena saranno degli ospiti, gli stessi che tempo addietro avevano commesso quell’atto indicibile. Si cerca il perdono.
Sul tavolo e attorno a esso si è vista la voglia di mettersi in gioco. Brava Sofia Pasquali che ha saputo scoprire e mostrare il dolore di una ragazza stuprata, ricordandoci che l’alcol non è un movente che può farla franca. Quello che ha commosso maggiormente è stata l’evoluzione del personaggio di Raffaella nel suo svelarsi per chi è realmente, ossia il senso di colpa che non muore mai. L’emozione delle attrici in certi momenti è uscita allo scoperto.
Peccato per l’acustica della Sala Oceano, lo spazio molto grande ha impedito già alle prime file di sentire perfettamente le attrici.
” Frullato, fegato e fiori” – scritto e diretto da Raffaella Mancini – Con Sofia Pasquali e Raffaella Mancini – Sala Oceano 28 giugno – Rassegna Dominio Pubblico Youth – Fest Oltreverso