Saudade, tra nostalgia e solitudine, in prima regionale al Comunale di Vicenza
Saudade, in portoghese, indica una solitudine particolare, una nostalgia, un rimpianto malinconico e quasi romantico, il senso della perdita di ciò che non è mai stato. È una delle tante parole intraducibili esistenti al mondo e non ha un corrispettivo in nessun’altra lingua. È curioso notare come l’impossibilità di definizione, in realtà, restituisca un sentire universale, familiare. Saudade ha il potere di rendere più vicino e conosciuto qualcosa che ci appartiene, che abbiamo dentro. Adriano Bolognino ne ha dato una sua versione nello spettacolo Rua da Saudade in scena al Teatro Comunale di Vicenza, venerdì 3 maggio 2024.
Si tratta di un lavoro importante e interessante, in prima regionale, proposto all’interno di Danza in Rete Festival Vicenza Schio, già vincitore di Cortoindanza 2021, selezionato per NID Platform Open Studios 2021, e altri progetti di danza come DNA Appunti Coreografici 2021, Certamen Coreografico Sabadell 2021, Call for Creation Orsolina28 2021, Twain Direzioni Altre 2021.
Quattro ballerine (Rosaria Di Maro, Noemi Caricchia, Cristina Roggerini, Roberta Fanzini), vestite con un completo uguale ma diverso nel colore (giallo, rosso, verde, blu), hanno trasportato questo sentimento unico, particolare, inesprimibile attraverso una danza d’unione, a tratti individuale, sincronizzata, contrastante. Movimenti ripetuti, scatti repentini, sequenze più lente, passando per momenti delicati e toccanti: Rua da Saudade ha trasposto quel sentire profondo grazie ad una danza fisica, corporea in un palcoscenico essenziale, attraversato da leggeri cambiamenti di colore e da note sapientemente scelte (come Ondas Do Mar De Vigo cantata da Amina Alaoui, il pianoforte di Gnossienne No. 1 o la finale Chega de Saudade di Lisa Ono).
Il viaggio proposto dal giovane coreografo napoletano Adriano Bolognino parte dalla poetica di Fernando Pessoa e dalla sua teoria degli eteronimi: Riccardo Reis, Bernardo Soares, Alberto Caeiro, Alvaro de Campos sono i quattro “autori” inventati dallo stesso Pessoa e resi viventi, autonomi tramite la sua scrittura, quattro personaggi di cui lo scrittore portoghese veste i panni scrivendo a nome loro, dandone però una precisa identità e definizione. Ognuno di loro prende vita, con una propria personalità, attraverso la scrittura. Così Bolognino crea la sua coreografia, seguendo il filo conduttore inventato da Pessoa: le protagoniste esprimono la loro personale saudade, la loro danza incarna, in forme diverse e singolari, le sensazioni, quel sentire intraducibile che le parole non riescono ad esaurire e a contenere. Quel sentore lontano, quella dolcezza mista alla malinconia, all’abbandono, la percezione di mancanza, la finitudine e l’universalità umana.
Rua da Saudade è puro ballo e corpo. Le interpreti si incontrano, si dividono, si fronteggiano, si eguagliano, pochissimi sono i momenti individuali, prevale il senso collettivo (danza a due o in tre) anche se ciascuna fa vivere la propria danza singolarmente. Vengono riprese alcune movenze: la mano sulla bocca, il “cullare” mimato dalle braccia, spazi lenti, addirittura di immobilità e altri più concitati.
In alcuni punti la musica si interrompe, non c’è, rimane il fiato e il corpo a scandire il tempo e il ritmo. L’accompagnamento stesso è realizzato dal rumore prodotto dal corpo e dai sospiri di ciascuna. Il centro diventa quel susseguirsi di movimenti, quei colori viventi che si intrecciano e si separano, quasi a sottolineare i moti continui della vita, tra unioni e separazioni, mancanze inevitabili, continue ricerche. Una coreografia che va da estremi di fragilità, solitudine a spazi di pura potenza e creatività.
In Rua da Saudade ognuno può sentire qualcosa di personale, profondo, difficilmente descrivibile con la razionalità eppure condivisibile, familiare. Una comunità di solitudini che nascono dalle proprie vicissitudini e che, sul palco, prendono forma e colore.
“E, alla fine, arrivano sempre i ricordi, con le loro nostalgie e la loro speranza, e un sorriso di magia alla finestra del mondo, quello che vorremmo, bussando alla porta di quello che siamo” scrive lo stesso Pessoa, a indicare quel misto intraducibile, quel contenuto del cuore che inquieta, fa soffrire, eppure sembra rimanere ancorato dentro a suggerire la sconfinatezza dell’animo, alla perenne ricerca, mai sazio.
La Saudade indefinibile di Adriano Bolognino passa nei corpi e nei gesti per raccontare quello che, nel profondo, custodiamo dentro. Quel senso vago di appartenenza, quella mancanza incerta, imperscrutabile, quell’assenza inesprimibile che ci fa essere e restare imperfetti, umani.
Rua da Saudade di Adriano Bolognino – con Rosaria Di Maro, Noemi Caricchia, Sofia Galvan, Roberta Fanzini – costumi Tns Brand – light design Gianni Staropoli – drammaturgia Gregor Acuna-Pohl – testi a cura di Rosa Coppola – produzione Torino Danza Festival/Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Orsolina28, Fondazione I Teatri Reggio Emilia\ Festival Aperto, Cornelia – Teatro Comunale di Vicenza, venerdì 3 maggio 2024.
Immagine in evidenza/di copertina: @teatrocomunaledivicenza