Ricodificare il flamenco, Israel Galván in Solo

Il 23 Dicembre 2022 al Teatro Libero di Palermo, il coreografo e danzatore di fama internazionale Israel Galván è andato in scena con Solo.

“Il Solo – spiega il danzatore spagnolo – nasce da una coincidenza: un giorno, mentre stavo ballando, ero fermo, senza muovermi e senza musica. È stato un minuto di solitudine. In tutti questi anni ho imparato a ballare da solo con le mie solitudini. Entro in sintonia con il suono del mio corpo e ballo in silenzio.”

ph. Teatro Libero

Nato a Siviglia, in Spagna, figlio di danzatori di flamenco, Israel Galván fin dalla sua prima creazione ¡Mira! / Los zapatos Rojos (1998), si apre a un nuovo spirito del flamenco, discostandosi dalla tradizione. Ogni sua creazione si rivela una pietra miliare nella sua ricerca di una danza che cerca di affrancarsi da caratteristiche ereditate da un flamenco cristallizzato e si concentra sugli aspetti vivi della danza.


A Israel Galván sono stati attribuiti i premi prestigiosi come il Premio Nacional de Danza (Spagna), il New York Bessie Performance Award, il National Dance Award for Exceptional Artistry (UK). Nel 2016 è stato nominato Officier dans l’Ordre des Arts et des Lettres in Francia. Gli è stato inoltre dedicato un ritratto nella docu-serie sulla danza, Move, prodotta da Netflix. È un artista associato al Théâtre de la Ville di Parigi.

ph. Luis Castilla

Lo spettacolo che ha portato sulla scena è stato incredibile, grazie anche al supporto di INAEM, Instituto Nacional de las Artes Escénicas de la Música, Israel Galván Company (Produzione), Pedro León (Suono). E’ riuscito a destrutturare e ricodificare il linguaggio fisico del flamenco, usando modi di espressione che appartengono ad altri mondi. Dal calcio, all’attivismo, al cross-dressing senza mai rinnegare la tradizione del flamenco. Galván si fa protagonista di un’esperienza radicale, danzando da solo senza accompagnamento musicale né nessun altro supporto, a gennaio verrà presentato a New York al Baryshnikov Arts Center.

Glavàn, che indossa le scarpe da flamenco, danza sul palcoscenico vuoto e su quattro elementi, composti da sabbia, legno, metallo e feltro. I microfoni che sono installati vicini agli stessi ne amplificano i movimenti che risuonano in teatro. L’artista stabilisce una relazione unica con il pubblico, che è semi illuminato. Palco e platea vengono invasi dai gesti, dalle mosse, dalla voce e dai passi del coreografo spagnolo, che presenta l’essenza pura della sua danza. La relazione tra l’artista e il suo pubblico è molto forte, dovuta anche alla conformazione del teatro, piccolo gioiello per la città di Palermo, che vede palco e platea vicini. Gli spettatori hanno la fortuna di poter concentrare tutte le energie, visioni e emozioni sull’unico interprete in scena, che fa dell’assenza una presenza. Nella ricodificazione dei costrutti del flamenco vi è una nuova lettura della danza, nell’assenza della musica andalusa vi è presenza del suono dei passi del coreografo, nell’assenza vi è pienezza e nella pienezza vi è il sentire.