Una serie di fotografie raccontano le donne in luoghi e tempi differenti
17 sono le donne uccise nell’arco del primo trimestre dell’anno, ma sappiamo come il numero sia già aumentato. La statistica sta accompagnando sempre di più questa parola meravigliosa, “donna”, a cui si aggiungono gli aggettivi “uccisa, ammazzata, massacrata, accoltellata”. Lo stato dell’essere donna oggi, nel 2025, verrebbe quasi da scrivere. Ad Abano Terme, in provincia di Padova, presso il Museo Villa Bassi, è allestita una mostra fotografica, aperta fino al 21 settembre 2025, che fa della “donna” una narrazione, un messaggio in continua evoluzione.

I numerosi scatti provenienti dall’agenzia Magnum Photos illustrano, in sei sezioni, spaccati di vita, scene quotidiane, ritratti di donne dal dopoguerra fino al 2022. Women Power. L’universo femminile nelle fotografie dell’Agenzia Magnum dal dopoguerra a oggi è il titolo dell’esposizione, anche se andrebbe riaggiustata l’espressione: più che il “potere”, la mostra celebra il concetto di donna nella sua quotidianità, negli spazi dove si trova e si è trovata ad agire, nel suo tempo. Gli anni degli scatti, infatti, vanno contestualizzati e compresi.
L’inizio di Women Power propone una serie di immagini di matrice culturale, sociale: luoghi di vita familiare, celebrazioni religiose (molte di Ferdinando Scianna); sezioni dove il ruolo della donna è celato, plasmato dal contesto di provenienza. Ambito privato, quindi, ma anche la maternità: bellissimi gli scatti di Eve Arnold che, dopo aver perso il proprio bambino, si reca in ospedale per raccontare la nascita, i primi istanti della venuta al mondo dei figli altrui.
Le parti più centrate sono le successive, i soggetti scelti si mescolano al messaggio lanciato, alla protesta, agli sviluppi dell’epoca: ci sono le foto ironiche e beffarde di Inge Morath che rappresentano la tipica famiglia borghese americana, le ragazze che si esibiscono di Susan Meiselas, i soggetti “scomodi” catturati da Olivia Arthur e Myriam Boulos. Al centro, affissa sulla pietra, campeggia la foto simbolo della mostra, Progetto Listen di Newsha Tavakolian, l’immagine di una ragazza con addosso un paio di guantoni arancioni in mezzo ad una strada. Dalla parte opposta, la stessa ragazza è raffigurata su un’altra porzione di asfalto, ma con in mano due polli spennati. Si tratta del progetto dedicato alle cantanti iraniane a cui sono vietati l’esibizione e la produzione di dischi propri: la rappresentazione della lotta comune, silenziosa, che parte dal basso e coniuga testimonianza e critica, opposizione e riflessione.
Di battaglia collettiva parlano gli scatti di Rafal Milach: donne che protestano contro le leggi restrittive e i divieti all’aborto in Polonia, tra il 2020 e il 2021. Di stampo più leggero appaiono, invece, le foto che ritraggono le due icone, Marilyn Monroe e Jacqueline Kennedy realizzate da Inge Morath e Marilyn Silverstone. Entrambe sono racchiuse in momenti privati e in eventi ufficiali: apparenza da una parte, sofferenza celata, carica di solitudine incompresa dall’altra. A “parlare”, più che il corpo, sono le loro vicissitudini personali e i loro sguardi.
L’ultima sala racchiude, invece, il dolore misto al coraggio, all’inevitabilità delle scelte: donne guerriere, in tempi e luoghi lontani, dalla Resistenza alle FARC in Colombia. Robert Capa, fotografo sul campo, blocca nel tempo un gruppo di donne che sgomberano Berlino dalle macerie e una donna francese umiliata in pubblico, nel 1944, per aver avuto un figlio da un soldato tedesco.
Le foto sanno immortalare un’esperienza, un episodio, un trauma. Ci sono anche e soprattutto donne segnate dalla guerra e dalla violenza, come il premio Nobel per la Pace Nadia Murad; donne che hanno visto e convivono con la morte, l’orrore, la perdita in zone come la Nigeria e, di recente, la Russia (Hanna Heitmann realizza La guerra vista da Mosca, un lavoro centrato sul conflitto in corso e su ciò che resta in territorio russo). Sembra davvero che il male fisico e il dolore interiore siano un tutt’uno. È in questo che sta il potere, la forza? Si tratta, in realtà, di dimostrare come il luogo, il tempo e le situazioni incidano fortemente con le scelte e le rappresentazioni.

Women Power, prodotta da CAMERA, a cura di Walter Guadagnini e Monica Poggi, dà attenzione ai soggetti e a chi realizzò le stesse immagini, fotografi di calibro che hanno raccontato il mondo e i suoi cambiamenti, ma la rappresentazione dell’universo femminile è frastagliata, inevitabilmente incompleta; molte delle foto e dei nomi presenti non restituiscono il “potere”, ma situazioni, epoche importanti. Spazi di azione passati e presenti, modalità diverse di realizzazione, aspirazione, lotta. Non si tratta della celebrazione del femminismo e dell’emancipazione, ma dell’esposizione di alcuni frammenti di realtà esistenti, capaci però di comunicare nonostante le distanze e le differenze. Uno spunto di riflessione e conoscenza per capire che non è ancora abbastanza. La parola “donna” può e deve dire ancora molto.
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WOMEN POWER. L’universo femminile nelle fotografie dell’Agenzia Magnum dal dopoguerra a oggi – Promossa da Comune di Abano Terme – Museo Villa Bassi Rathgeb – In collaborazione con CoopCulture – Prodotta da CAMERA Centro Italiano per la Fotografia in collaborazione con MAGNUM Photos. Immagine in evidenza / di copertina: Listen Project, Iran, 2010-2011. © Newsha Tavakolian/Magnum Photos – Museo Villa Bassi di Abano Terme 22 marzo / 21 settembre 2025