Intervista al team di lavoro della rassegna catanese giunta quest’anno alla nona edizione
Si aprirà con questo incipit la nuova edizione di Teatri riflessi, che dal 18 al 21 luglio 2024 vedrà alternarsi sul palcoscenico di Zafferana Etnea artisti e compagnie italiane e straniere che presenteranno i loro corti, opere dal vivo della durata massima di 15 minuti, contemporanee nei linguaggi e pensate per palcoscenico o per spazi non convenzionali. Il concorso internazionale di corti performativi sull’Etna conferma anche quest’anno il grande numero di candidature internazionali, il bando per partecipare alla nuova edizione si è concluso da qualche giorno e le candidature pervenute sono 371. Ma come funziona un festival? Quali sono le difficoltà che si incontrano? E il pubblico? Queste e altre sono alcune delle domande alle quali ha risposto il gruppo di lavoro al completo della rassegna che da sei anni si ritrova nella località alle pendici dell’Etna.
Quest’anno Teatri Riflessi è già alla sua nona edizione, come nasce l’idea di chiamare questo festival teatri riflessi?
Dario D’Agata – Project manager, responsabile percorsi formativi, direttore artistico di Teatri Riflessi: L’idea mi è venuta in mente, quando vivevo a Roma come attore recitavo in una compagnia diretta dal regista Sergio Lo Gatto, di teatro e critica, e grazie a lui ho conosciuto il mondo dei corti teatrali, con i quali giravamo. Ma avevo sempre un occhio alla mia terra, dove volevo tornare per realizzare qualcosa. Mi sono chiesto, ma perché non facciamo anche noi una rassegna di corti teatrali? Quindi ho pensato di realizzare quest’idea, un festival di corti teatrali, ma anche l’idea di avvicinare il pubblico al festival attraverso una rassegna gratuita. Quello che mi piaceva era di avere tipologie di spettacoli completamente diversi in una sera, brevi ma che potevano essere interessanti per un pubblico di non appassionati di teatro. In questo modo, in una sera, il pubblico aveva la possibilità di vedere cose diverse e se magari decideva di annoiarsi se ne andava e poi tornava. Per questo motivo abbiamo da sempre associato uno spazio un po’ lounge con uno stand con qualcosa da bere e da mangiare, perché se non era in linea con quello che stava vedendo, poteva bere e mangiare e allontanarsi dallo spettacolo per poi avvicinarsi se qualcosa lo attirava di più.
E’ il concetto base del teatro, il teatro riflette il territorio, parla del paesaggio, e si riflette o si potrebbe riflettere, sul territorio nell’idea che sia una buona pratica e non solo per la sua funzione catartica ed educativa, ma anche proprio perché mette in atto tutta una serie di azioni che poi lo spettatore riporta nei propri territori. A cascata, contamina positivamente tutto il resto. Da lì anche l’idea di aprirci sin da subito al territorio nazionale, ai tempi, affinché questa riflessione sul territorio fosse un racconto geografico dell’Italia attraverso il teatro.
I primi tre anni il festival era a Catania e noi eravamo tutti giovani ex studenti, già laureati da un bel pò, legati a quella città. Durante la seconda e terza edizione del festival il luogo dove si rappresentava, il Monastero dei Benedettini, era inagibile all’esterno. Questo ci ha permesso di crescere perché ci siamo spostati in altri luoghi della città, come il palazzo della Cultura e alle Ciminiere. Ci siamo mossi sul territorio e poi siamo tornati, per il secondo triennio, nel Monastero dei Benedettini, e oggi la struttura di teatri riflessi è anche grazie alle azioni che abbiamo portato avanti nelle varie edizioni.
ll nuovo triennio del festival aveva una svolta completamente diversa – Ho interrotto Teatri riflessi perché sono stato assunto da scenario pubblico dove ho incontrato Valerio Virzin. Con Valerio abbiamo deciso di riprendere il progetto arricchendolo di tutte quelle visioni, soprattutto sulla danza contemporanea, che non avremmo avuto se non avessimo collaborato con Scenario Pubblico. In seguito ho incontrato Roberta Gambino ed Emanuela Di Grigoli al Catania Film Fest. Il nuovo triennio è stato dunque, oltre la ripresa del festival, anche un tributo alla ripresa della vita dopo il covid e un tributo ad una cara amica e socia del festival di Teatri Riflessi, scomparsa quell’anno.
Abbiamo dunque spostato il festival a Zafferana per uno tra gli altri nostri obbiettivi, quello di connettere centro e periferia, fare in modo che la periferia urbana, soprattutto delle grandi città che a volte è ancora più periferica, possa venire a conoscenza dei fermenti culturali. Con la nostra esperienza cresciuta, il festival, è diventato subito internazionale. Ma non era il nostro obbiettivo. Il nostro obbiettivo e la nostra missione era quella di portare, un giorno a Zafferana Etnea, operatori, direttori artistici e giornalisti da tutta l’Italia. Questo si è realizzato prima del previsto, già alla seconda edizione.
Quale sarà il tema della nuova edizione?
Valerio Verzin, project management, progetti danza e siti internet e traduzioni: Abbiamo deciso di focalizzarci, alla luce di quello che è successo l’anno scorso, su quello che ci interessa fare come azione. Racconta – portare avanti una riflessione sul linguaggio contemporaneo. Visioni contemporanee è il tema di quest’anno è un invito a concentrarsi su quello che sta succedendo sulla scena contemporanea. Anche sulla selezione, vogliamo andare più verso queste nuove estetiche e su come la tradizione è recuperata ma trasformata. Soprattutto trovare degli autori e delle compagnie che riescono a sfruttare in modo intelligente il format che proponiamo. Non piccoli estratti ne tanto meno esercizi di stile ma veramente condensare in quindici minuti un lavoro completo.
Sappiamo che, oltre agli artisti, un festival per funzionare ha bisogno di un’ ottima sinergia di squadra. Volete parlarci della vostra? Come nasce questo sodalizio tra di voi?
Emanuela Di Grigoli Responsabile attività letterarie, rapporti con le scuole, responsabile attività arricchite di Teatri Riflessi: Era il periodo del covid e con Dario e Valerio ero in contatto solo virtualmente. Dovevo concludere la mia esperienza di tirocinio, al Catania Film Fest, che si sarebbe conclusa di fatto prima del Festival Teatri Riflessi. Ho deciso, dunque, di continuare la mia esperienza nonostante avessi già concluso il mio percorso formativo, in parte perché mi ero appassionata e in parte perché volevo dare una fisicità a Dario e Valerio, che conoscevo solo attraverso delle videochiamate. All’ inizio, mi ricordo, che non riuscivo neanche a capire bene cosa volesse dire corti teatrali, ma in breve tempo sono riuscita consolidarne l’idea. Mi sono sempre messa nell’ottica di essere una spugna, un opportunità per imparare, e in seguito ho costruito delle ambizioni che riguardano il mio futuro, strade che si aprono. Inizialmente però, l’ottica era quella che a partire dal rapporto umano che si era creato con loro, cogliere l’opportunità non solo didattica, ma umana e lavorativa, ed aprirmi a nuove prospettive.
Roberta Gambino – coordinatrice progetti di internazionalizzazione, responsabile concorso di Teatri Riflessi: Il mio ingresso all’interno della squadra è stato molto casuale. Al Catania Film Fest vengo a conoscenza del festival Teatri Riflessi e, solo ed esclusivamente, al fine di svolgere il mio tirocinio universitario, ho inviato un messaggio a Valerio. La mia intenzione era minimo sforzo, intraprendere un’ esperienza pratica e veloce. È stato tutto tranne che questo. Abbiamo lavorato tanto tempo assieme, abbiamo iniziato a vederci, e mi si è aperto un mondo. Una discussione, una chiacchiera, diveniva qualcosa di formativo. Piano piano abbiamo iniziato a vederci sempre più spesso e dopo il Catania Film Fest non ci siamo sentiti di salutarci, io l’ho vissuta così. Dario sin da subito ci ha reso partecipi di Teatri Riflessi, abbiamo incontrato moltissime persone e abbiamo iniziato la settima edizione con la voglia di ripartire. Nel mio ruolo ero un punto di riferimento per gli artisti, quando avevano bisogno di delucidazioni riguardo la manifestazione, ma quando sono arrivata all’anfiteatro, il primo giorno, ricordo che ero terrorizzata, perché non avevo la minima idea di ciò che sarebbe accaduto. Teatri Riflessi è stato, e lo è tutt’ora, un imparare facendo grazie anche al supporto di Dario e Valerio e di tutto lo staff. In fondo senti che non sei mai sola, anche quando ti lanci verso nuove esperienze.
Ilaria Mirenna – Responsabile comunicazione: Lo lo dico sempre, Iterculture mi ha cambiato la vita. Anche io ero in cerca del tirocinio, mi mancavano le ultime ore da fare, mi collego dal portale studenti dell’università per rintracciare le agenzie o le aziende che aprono i tirocini con gli studenti, e vedo Iterculture. Leggo la proposta del tirocinio, invio la candidatura. L’indomani mi chiama Dario e inizia a raccontarmi del tirocinio e del luogo dove si svolgeva, a Zafferana Etnea. In questo, devo dire, che Teatri Riflessi mi ha aiutata ad uscire dalla mia zona di confort e devo dirti che non ho mai fatto tanta strada come in questi anni. per spostarmi e raggiungere l’anfiteatro, imparando giorno dopo giorno strade nuove. Ho iniziato prima con il sito e ringrazio Valerio che mi ha molto aiutata e formata, perché tutto quello che ho saputo fare è anche grazie a lui. Valerio ha una capacità di trasmettere unica per me. Piano piano ho iniziato ad interessarmi sempre di più, di base il teatro mi piaceva molto, ma la mia esperienza si limitava alla visione di qualche spettacolo a teatro con la scuola. Entrare a far parte della famiglia Iterculture, di far parte dell’organizzazione del festival, mi ha permesso anche di formarmi e di imparare tantissime cose, in particolare modo sul mondo della danza. Ho imparato tantissimo e sono molto contenta di questo percorso e spero che continui. La cosa ancora più bella è che ci sono comunque dei momenti negativi, momenti di stress, però la cosa bella è che quando siamo nel momento di crisi, basta guardarci, basta una parola, un messaggio, ci riprendiamo e come una squadra portiamo a termine il lavoro. Quando si conclude il festival, anche se siamo stremati, siamo molto soddisfatti perché vediamo che la gente, gli artisti, anche i ragazzi stessi che formiamo vanno via con il sorriso. Questa è per me la soddisfazione più grande.
Valerio Verzin: Di base il Festival ha una Direzione artistica, però quasi ogni scelta è condivisa e tantissimo, soprattutto le generazioni più nuove, contribuiscono nella creazione di contenuti e strategie per arrivare al pubblico. Il dialogo, per nostra fortuna, funziona benissimo, ed è generativo.
Dario D’Agata: Noi ci rivolgiamo a tutti con una proposta che è variegata. Personalmente sono contrario all’arte di nicchia perchè l’arte è per tutti. Il pubblico la comprende ma non ha la grammatica che spesso si apprende, come nelle lingue straniere, parlando, vedendo e sentendo. Quindi se non diamo la possibilità di vedere, non diamo la possibilità di farsi una propria idea. L’arte essendo per tutti, anche se ogni spettacolo può avere anche il suo pubblico, sta agli operatori capire come poterla avvicinare al pubblico senza snaturarla. Anche l’idea di iniziare a collaborare con uno staff così giovane, ma responsabile, sia per recepire ma anche per la strategia di avvicinare pubblici più giovani. Ci tengo anche a dire che noi come gruppo abbiamo da sempre avuto persone che hanno collaborato con noi ma che poi sono diventate parte integrante del team, per esempio Claudia Migliori che è la direttrice di Viagrande Studios, da partner per anni ora è socia e quindi collabora con noi per tutto. Anche Rosalba Ruggeri, con la quale già l’anno scorso abbiamo collaborato, anche quest’anno abbiamo un dialogo più proficuo. Noi siamo una famiglia, però quando ci apriamo agli altri cerchiamo di avere un atteggiamento professionale ma che viri sempre su questo status di famiglia e collaborazione.
IterCulture fondata nel 2008 per contribuire alla valorizzazione del territorio siciliano attraverso le arti, è di grande supporto per la manifestazione Teatri riflessi. Da quest’anno un importante traguardo è l’entrata di IterCulture nel Network Anticorpi XL. Grazie a questa lunga collaborazione tra IterCulture e Viagrande Studios, approderà in regione il progetto di residenza artistica Nubla di Fabrizio Favale. Volete raccontarci un po’ di più del progetto?
Ilaria Mirenna:Tutto è nato proprio grazie all’ottava edizione del festival, dopo la quale siamo entrati all’interno del Network e ne abbiamo sentito sin da subito un accoglienza molto forte e presente. Il nuovo progetto artistico di Fabrizio Favale dal titolo Nubla, è la prima vera azione di residenza che verrà ospitata negli spazi di Viagrande Studios.
Valerio Verzin: Anche in Anticorpi XL abbiamo trovato tanta cura e ci siamo sentiti accolti. Residence è una delle azioni promosse dal network, a cui abbiamo prima partecipato come selettori, perché ogni anno permette a cinque progetti di viaggiare attraverso l’Italia attraverso percorsi di residenza artistica. Tre dei cinque progetti sono selezionati dalla vetrina della giovane danza d’autore, che è l’azione principale del Network ed è finalizzata alla promozione e al sostegno di coreografi emergenti, quasi sempre giovani e all’attivo da non più di cinque anni. Abbiamo tre progetti più giovani ai quali anche IterCulture ha contribuito a selezionare e due progetti più maturi. Fabrizio Favale è uno di questi, che è stato votato dai partner aderenti all’azione, insieme ad un altro progetto che abbiamo candidato noi di IterCulture, che riguarda Ilenia Romana, una coreografa siciliana, dopo un periodo di residenza presso Bassano del Grappa, ad Opera Estate. Nubla è un opera satellite alla quale sta lavorando a partire da un altra creazione, Danze Americane, in cui lui si ispira soprattutto a iniziatori del contemporaneo e a partire da queste pratiche che lui struttura e decostruttura, lavora sul suo corpo. Danze Americane è un assolo, con Nubla ci sarà invece una trasmissione di movimento a corpi di altri danzatori.
L’obiettivo di ogni nuova edizione è quella di migliorarsi. Quali sono le criticità che ancora ravvisate e sulle quali lavorare per rendere questo progetto ancora più incisivo come punto di riferimento per i futuri protagonisti del teatro?
Dario D’Agata: La sostenibilità! il progetto ed il lavoro che facciamo non è sostenibile. Tutti quelli che lavorano al progetto sono volontari. Siamo riusciti grazie al finanziamento che abbiamo avuto a dare dei rimborsi spesa, ma molto miseri rispetto alla mole di lavoro che avevano da svolgere. Di fatto il budget del festival è di circa 183 mila euro. Noi abbiamo fatto domanda al Ministero per 63 mila euro, ne restano 123 mila da trovare. La Regione ci ha inizialmente dato 100 mila, e noi su quello abbiamo fatto il bilancio, della nuova edizione, dovendo trovare ancora altri 20. Poi in realtà il conto è diventato di 97. Non è fattibile. Gli artisti sono retribuiti, così come il personale tecnico e il Direttore Tecnico, durante le giornate del festival. Ma non è un lavoro che in questi termini può essere sostenibile.
Avremmo la necessità di una stabilità. Quello che è strano è che per i risultati ottenuti la stabilità dovrebbe esserci, dovrebbe essere riconosciuta. L’altra difficoltà è sicuramente a livello aziendale. Le aziende del territorio non riconoscono il valore di quello che facciamo, noi come anche altre realtà ad esempio Scenario Pubblico. Il nostro territorio è purtroppo quello che è, nonostante le grosse difficoltà siamo riusciti comunque a creare qualcosa che resti nel tempo. L’idea che mi spinge è la speranza. La speranza di poter dare una stabilità a chi già collabora con noi.
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Teatri Riflessi 9 – Visioni Contemporanee. Dario D’Agata, Valerio Verzin, Ilaria Mirenna, Roberta Gambino, Emanuela Di Grigoli. Dal 18 al 21 luglio 2024 a Zafferana Etnea. https://www.iterculture.eu