Virginia Woolf, una delle una delle figure della letteratura più celebri del 900, è stata omaggiata in Virginia Woolf e Bloomsbury Inventing Life. A più di ottant’anni dal suicidio per una forte depressione che la fece gettare nel fiume Ouse, lo zelo di Virginia è stato ospitato dal Museo Nazionale Romano. Il museo si trova in pieno centro, a due passi da Piazza Navona. Un palazzo edificato nel quattrocento per volontà religiose avanzate da Girolamo Riario, signore di Imola, nipote del papa Sisto IV.
La mostra, visitabile per cinque mesi, dal 26 ottobre 2022 al 12 febbraio 2023, ha vantato la Cura di Nadia Fusini– profonda esperta dell’autrice – con il sussidio del drammaturgo Luca Scarlini.
Le sale del Palazzo Antemps dedicate alla storia del collezionismo hanno acclamato l’eroismo della penna parsimoniosa di Virginia Woolf con un riguardo al femminismo da lei professato. Se l’occhio vuole la sua parte, le cinque stanze color pastello lo hanno soddisfatto. Fra le mura si è compiuto il giro intorno alla donna che nel 1929 nel saggio “Una stanza tutta per se”, invogliava gli individui a procurarsi proprio una stanza per risvegliare l’inner self.
L’integrità di un intelletto discordante con i tormenti psichici si rintana in un’esposizione al passo con i tempi dal momento che la scrittrice britannica si battè per eliminare il sistema patriarcale vittoriano, principi che ancora oggi intaccano l’umanità. Il potere della conoscenza accoglie quel pensiero avanguardista e ci dimostra come sia eterno. Il sapere è malleabile dalle nuove generazioni che in gita scolastica visitano assiduamente il museo con l’augurio che da lei possano solo che apprendere, spargendo più di una buona parola a suo favore.
In collaborazione con la casa editrice Electa e con la @NationalPortraitsGallery di Londra, il caposaldo della mostra comprende le versioni originali delle opere più famose rigorosamente protette da delle teche, “Three Guineas” (1938), “A letter to a Young poet” (1932) e “Orlando” (1928).
Si affida a Shakespeare la via d’accesso al significato dell’esperienza visiva con la citazione Society is the happiness of life, perché l’unione fa la forza. Uomini e donne devono confrontarsi insieme, difatti, contro ogni individualismo borghese, Virginia Woolf fioriva negli incontri abitudinari con il gruppo di Bloomsberries, (da “bloom” fiorire e berries le “bacche” tropo della condizione di asocialità). Fra loro il critico d’arte Roger Fry, lo storico Lytton Strachey o l’economista Keynes. Ritirandosi dalle costrizioni di classe manifestavano disprezzo per le repressioni etiche e sessuali di allora. Bloomsbury è tuttora un ricco centro universitario nel quartiere di Londra.
Più della metà della mostra si è concentrata su ritratti delle personalità appartenenti al circolo di letterari e artisti che Virginia Woolf frequentò dagli anni della giovinezza in cui iniziò a comporre. I più devoti che idolatrano Virginia, oltre alle testimonianze riguardanti la famiglia, forse avrebbero voluto scorgere dipinti che disponessero di rivelazioni sull’attività di scrittura se non sui romanzi stessi, pilastri del patrimonio intellettuale mondiale.