Lorenzo Mariani porta in scena una Traviata moderna in un connubio che funziona
Moderno o classico? La sfida della lirica del nostro secolo è questa, scegliere tra la tradizione e il mondo che cambia, provare a trasporre la storia nella contemporaneità o quasi.
La “Traviata” di Lorenzo Mariani, in scena a Caracalla fino al 9 agosto con cinque repliche, riesce a spostarsi nella Dolce Vita senza snaturare la storia di Violetta (Francesca Dotto) e Alfredo (Giovanni Sala).
Gli è funzionale la costruzione di un’opera che prevede due grandi momenti di convivialità e vita di società, che possono essere la Francia del XVIII Secolo come il centro della Roma del boom economico.
Così Violetta diventa attrice, circondata dai paparazzi che non la lasciano mai, fino alla fine della sua vita, muovendosi con le delicate mosse danzanti del Corpo di Ballo dell’Opera di Roma.
Attrice all’apice di una carriera che sarà da cometa più che da stella, rapida e fuggente.
Ad accompagnarli è l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, diretta dal Maestro Paolo Arrivabeni, che riempie di note l’aria magica di Caracalla, rinfrescata dalla rara brezza estiva.
In questo mondo di lustrini è Flora (Ekaterine Buachidze) la più moderna di tutti, madrina d’ogni festa e canto, e con lei il Barone Douphol (Arturo Espinosa), che si cala perfettamente nel nuovo tempo scelto da Mariani. Restano invece più ancorati al loro ruolo classico Giorgio Germonti (Christopher Maltman) e Annina (Mariam Suleiman), per cui anche i costumi non proiettano in modo deciso nel XX secolo.
Profondo e curato il lavoro di scenografia; un iniziale telo presenta la Traviata come fosse un film appena uscito, quello di cui Violetta è star protagonista. Lo stesso telone di promozione l’accoglierà come giaciglio di morte nei suoi attimi finali, quando tutto crolla su di lei al pari della vita che la rifugge.
Ancor di più è la festa del secondo atto a mostrarci l’attenzione posta da Alessandro Camera nel costruire le scene. È un locale alla moda della Dolce Vita, Flora si dondola su un’altalena pendente, un cuore illumina il centro del palco, camerieri in divisa perfetta passano tra i tavoli con calici colmi.
Le zingare e toreri sono la quintessenza della ritrovata libertà post bellica come la possiamo immaginare; giacche da moto, ballerine in reggicalze e body, la vita che esulta negli anni d’oro del più doloroso dei secoli.
E non si storce il naso, perché tutto ha senso; Violetta e Alfredo potrebbero esistere come anime dolenti e innamorate anche in questo contesto.
L’euforia della modernità è meno evidente invece nelle scene che riguardano solo i protagonisti. Di tutti i passaggi quello più delicato è il momento del confronto tra la protagonista e Giorgio Germont. Il dolore di Violetta è trasmesso da Francesca Dotto ancor più con l’interpretazione che con la voce. Puoi sentirlo ascoltandolo, ma guardando lo struggimento aumenta.
Lo alimenta la scenografia; la spiaggia, l’ombrellone, le sdraio. E Violetta che chiude e copre questi simboli d’estate man mano che si avvicina ad accettare la richiesta di Germont. È l’estate della sua vita che sta terminando, recisa dalla tisi e dal suo amore mancato, riversata nell’atto di nascondere le sdraio dove poteva godere di gioia e bel tempo.
Il tempo è finito, Violetta.
Lo mostra quella scenografia finale, tutto è distrutto, caduto. Nel caos generale della stanza di una moribonda – ma più che una stanza è un sentimento- spicca la vespa su cui gli amanti straziati si salutano.
È il simbolo della Dolce Vita, di quel viaggio d’amore che avrebbero potuto avere e non avranno mai.
La partenza per il roseo futuro non esiste, questa partenza è separazione, addio ultimo a quell’amor che è “croce e delizia al cor”, ormai privato anche del suo senso di delizia.
La Traviata – Direttore Paolo Arrivabeni – Regia Lorenzo Mariani – Collaboratore alla regia e coreografo Luciano Cannito – Maestro del Coro Ciro Visco – Scene Alessandro Camera – Costumi Silvia Aymonino
Light deisigner Christian Rivero – Video Fabio Massimo Iaquone, Luca Attilii
Principali interpreti:
Violetta Valery Francesca Dotto – Alfredo Germont Giovanni Sala / Alessandro Scotto di Luzio 4, 9 agosto – Giorgio Germont Christopher Maltman / Marco Caria 2, 4, 9 agosto – Flora Bervoix Ekaterine Buachidze (dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma) – Annina Mariam Suleiman* (dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma) – Il barone Douphol Arturo Espinosa** (diplomato “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma) – Il marchese d’Obigny Mattia Rossi* – Dottor Grenvil Viktor Schevchenko – Gastone Nicola Straniero* – Giuseppe Michael Alfonsi – Un domestico Daniele Massimi – Un commissionario Fabio Tinalli
Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma – Allestimento Teatro dell’Opera di Roma – Terme di Caracalla 21 luglio 2023 – PH: : Yasuko Kageyama