L’ amore malsano nel rapporto tra figlie e padri nel Re Lear
Mentre ieri si svolgeva la finale dell’Eurovision 2024, al TeatroSophia si raccontava un dramma familiare tutto al femminile con lo spettacolo Le figlie del re, un adattamento della commedia shakesperiana Re Lear: le tre sorelle Cordelia, Goneril e Regan sono state convocate dall’anziano padre, un imprenditore di successo nonché grande Re, a ereditare tutti i possedimenti e il regno stesso da spartire con le tre figlie.
Le protagoniste sono tre sorelle molto diverse l’una dall’altra: Goneril, la più nevrotica con un perenne movimento compulsivo agli occhi, Regan la più ribelle nonché in odio e in contrasto con il padre pur non riuscendo a manifestarlo apertamente, tanto da comprimere tutta la sua rabbia nella contrazione delle mani che si chiudono a pugno e in un’incessante problema alla vescica, come conseguenze di un trauma nel rapporto col padre. Ultima ma non meno importante, la sorella minore Cordelia, la più pura, la più dolce delle tre e grande sognatrice. L’unica cosa che le accomuna è un legame consanguineo e complesso con un padre manipolatore e invasivo. Le due sorelle Goneril e Regan possono finalmente prendersi ciò che spetta loro fingendo di provare amore per il padre ormai molto malato da tempo, mentre Cordelia si ribellerà al padre, rinnegata da quest’ultimo e condannata all’esilio, sebbene sarà lei ad avere un grande avvenire.
In scena, le interpretazioni ben studiate delle tre attrici delineano perfettamente tre personalità distinte con tutti i loro sintomi psicofisici sfociati da una relazione complicata con la figura paterna che incombe sul loro modo di vivere, sulla loro quotidianità, persino nella scelta dei coniugi per Goneril e Regan. Eppure, anche tra sorelle si ripercuote una sensazione di malessere e di prevaricazione, in cui si riconoscono le sorellastre di Cenerentola facilmente identificabili in Goneril e Regan, assettate di vendetta e di potere che sfogano tutti i loro turbamenti a Cordelia, l’unica in grado di poter dare sollievo alle loro sofferenze.
Elementi scenici semplici come un tavolo rotondo in legno con tre sedie, (quasi a richiamare la dimensione classica della tavolata tipica dei poemi cavallereschi), un abito da regina e le carte francesi hanno un significato metaforico di grande impatto.
Il senso di giustizia, la manipolazione, il contrasto familiare sono tematiche molto evidenti nella drammaturgia di questo spettacolo che si misura in un riadattamento equilibrato di una delle commedie più complesse dello scrittore inglese.
“Le figlie del re” dall’antica leggenda di Lear e Cordelia – di Flavia Gallo – Regia Flavia Gallo e Chiara Cavalieri – Con Giovanna Cappuccio, Chiara Cavalieri, Giorgia Serrao – Voice Off Betti Pedrazzi – Assistente alla regia Massimiliano Auci – Costumi Marisa Vecchiarelli – Scenografia Giorgio Trippa – Disegno luci Matteo Fasanella – Ufficio Stampa Andrea Cavazzini – Foto e grafica Agnese Carinci. Dal 9 al 12 maggio al Teatrosophia