Cerca

Umanità e santità: la mostra dedicata alla Maddalena

Al Museo di Santa Caterina, a Treviso, il racconto di Maria Maddalena nella storia dell’arte

La redenzione ci rende umani e ci avvicina, allo stesso tempo, a Dio. Carne e spirito uniti insieme, dolore e pace, errori ed espiazione: il racconto visivo di questa sintesi è rappresentato da una figura straordinaria, che nei secoli ha incontrato letture e interpretazioni diverse, Maria Maddalena. Donna, peccatrice, redenta e santa, tra immaginario e fede, è stata capace di ispirare e di rappresentare una sorta di esempio, di tramite tra la dimensione umana e quella sacra.

Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino, Maria Maddalena penitente (in contemplazione), 1639. Collezione privata

C’è una mostra in particolare, dedicata all’evoluzione nell’arte di Maria Maddalena, allestita presso il Museo di Santa Caterina Treviso dal titolo La Maddalena e la Croce. Amore Sublime, aperta fino al 14 settembre 2025. Un viaggio, se vogliamo, che conduce all’interno delle diverse letture e interpretazioni che, dal Duecento fino al Novecento e ai giorni nostri, hanno dato la loro versione di questa figura. Una restituzione visiva, religiosa, artistica, a cura di Fabrizio Malachin, direttore dei Musei Civici di Treviso, da osservare attraverso in più di 100 opere esposte (di cui oltre 31 inediti).

Confusa e, a volte, sovrapposta alle altre donne presenti nei Vangeli, Maria Maddalena è colei che si redime, incarna il pentimento e la volontà di rinnovamento, di avvicinamento a quel Dio che perdona e guarda all’essenza umana, al cuore puro e sincero. Ma non c’è conversione senza dolore e consapevolezza: questa donna semplice e comune vive su se stessa la fatica, il tormento, la condivisione della sofferenza con Cristo. Diventa, perciò, importante l’accostamento alla Croce, e a tutta una serie di manufatti che rappresentano la fede e la spiritualità cristiana. In questo sta quell’Amore Sublime, citato dal titolo: un amore che va oltre, che trascende il divino per incontrare il terreno e si eleva ancora, in forma nuova, purificata. Una doppia rinascita, un doppio canale di trasformazione che genera amore stra-ordinario.

Ed è di questa forza e di questo sentimento eccezionale che si permea l’esposizione La Maddalena e la Croce. Amore Sublime: dodici sale, suddivise in ulteriori sezioni, che riportano alla luce opere, oggetti e sculture provenienti da musei nazionali e non. Le pagine e le miniature della Bibbia di San Paolo (IX secolo) accolgono il visitatore e rappresentano il punto di partenza da cui muovere i passi e l’attenzione. La raccolta delle tele e dei dipinti è ricca e va letta su due piani paralleli: ad una rappresentazione sacra, narrativa della santa peccatrice, si affianca una versione sensuale, moderna, più intima della donna che seppe elevarsi, arrivando ai piedi della Croce. Maria Maddalena viene dipinta, infatti, in scene tratte dai Vangeli, ma viene proposta anche in versione raccolta, penitente e sola. Divinità e umanità comunicano attraverso la stessa figura, rappresentata in forme e modi diversi.

C’è il Cristo portacroce di Giovanni Bellini, la tavola del Maestro della Maddalena (datata circa 1290) e la grande, doppia tela di Jan Polack rappresentante la Deposizione nella parte frontale (la Decapitazione di San Paolo occupa il retro), proveniente dal Museo Diocesano di Freising. La scena è carica di pathos e di un drappeggio degli abiti accurato e ricco, la Maddalena è compartecipe del dolore, porta ancora qualche segno del suo passato (la veste che le scende dal busto) ma è lì tra coloro che sostengono il corpo esanime del Cristo. Ad accompagnare la narrazione, sono presenti una serie di sculture, dalle collezioni civiche, che rappresentano la stessa protagonista e Cristo in croce.

Si passa poi alle opere rinascimentali di TizianoPaolo Veronese e Palma il Giovane e di Ludovico CarracciSebastiano Ricci e di Guercino. Di quest’ultimo è presente una bellissima Maddalena, la Maddalena Gerini (Maria Maddalena penitente in contemplazione), da poco tempo ritrovata. La raffigurazione, nonostante i vari rifacimenti a cui è andata incontro, è capace di emozionare e riporta una donna dai lunghi capelli con una veste attorno e lo sguardo commosso (una lacrima le sta scendendo dal viso). Una donna, quindi, delicata, fragile, dotata di estrema grazia e dolcezza.

Questa figura biblica viene riletta sotto la luce della spiritualità ritrovata, nonostante il peccato e il passato. Il suo pentimento si fa riflessione e consapevolezza, solitudine terrena e aspirazione ad una fede nuova, vicina a Dio il più possibile. Ecco allora le sezioni dedicate alla sua presenza durante la Passione, lì con Maria e Giovanni ai piedi della croce e, soprattutto, in un momento unico che la rende la prima donna a dare l’annuncio e la testimonianza della Resurrezione. Quel “Donna, perché piangi?” (dal Vangelo secondo Giovanni) la rende umana in senso profondo e la prescelta, allo stesso tempo, a quest’evento unico. Mattia Preti e Bernardo Strozzi rappresentano, appunto, questa versione della figura biblica in mostra a Treviso.

L’intensità e l’emozione si amplificano e si articolano sempre più lungo nel corso del tempo, dal Barocco seicentesco di Rutilio Manetti e Domenico Tintoretto (significativa la sua Maddalena penitente, così fragile eppure così consapevole di dove dirigere lo sguardo e il cuore) fino al Romanticismo di Gaetano Previati e Mosè Bianchi, passando per il genio di Antonio Canova. Toccante e bellissima la sua Maddalena giacente, sdraiata e quasi abbandonata, dalle linee morbide e sinuose.

Quella che emerge da ogni opera, in toni e sfumature varie, è una donna pentita, umana, affranta dalla sofferenza, via via più riflessiva, raccolta su se stessa, sola. Un esempio è la Maddalena in meditazione di Giuseppe di Guido (il maestro di Fontanarosa): appoggiata ad un teschio, la donna è intenta a guardare un punto fuori dal quadro, in meditazione su se stessa. La protagonista, anche in altri dipinti esposti, si affida alla fede e al perdono ritrovandosi redenta, abbandonata, trasfigurata da quell’amore e da quella Croce. Una persona comune che conosce la caduta e la salvezza: l’esposizione risalta anche quest’importante eco di sentimenti e di emozioni, di compartecipazione emotiva.

Si arriva, infine, all’arco temporale finale, il Novecento e il contemporaneo, con l’opera Viae Crucis di Alberto e Arturo Martini e tutta una serie di opere odierne, come la Crocifissione di Urbino di Francesco De Grandi, che rappresentano la Maddalena in versioni più libere, personali, legata a tematiche e a stili più attuali. Spazio anche al suo ruolo e alla sua presenza nel mondo del cinema, con locandine e titoli che la vedono protagonista e partecipe nel mondo cinematografico, musicale, teatrale, letterario.

La Maddalena e la Croce. Amore Sublime raccoglie opere, tele, manufatti, oggetti sacri (dai crocefissi ai paramenti), sculture, incisioni e testimonianze per illustrare l’immaginario artistico sviluppato, nei secoli, attorno a questa figura, cara alla fede cristiana ma non solo. La mostra non è, infatti, una proposta meramente religiosa ma un percorso fatto di emozioni che dimostra come l’arte crei immagini, ideali e simboli attorno ad un’unica figura, una donna, una santa “della porta accanto” capace di comunicare, di scegliere e di ispirare.

Antonio Canova, Maddalena Giacente, 1819, gesso, Museo Gypsoteca Antonio Canova, Possagno

È la redenzione a renderla così vicina a noi, la sua decisione consapevole di esserci e la sua popolarità. L’imperfezione che eleva e salva. Una figura con una capacità trasformativa potente, la stessa che possiede l’arte che la racconta e la rappresenta.

_______________________

La Maddalena e la Croce. Amore Sublime – 05 Aprile 2025 / 14 Settembre 2025 – Treviso, Museo Civico di Santa Caterina. Immagine in evidenza / di copertina: Domenico Tintoretto, Maddalena Penitente, 1598-1602, olio su tela, Musei Capitolini, Roma

error: Content is protected !!