Il film dei Manetti Bros è l’evento più atteso della seconda giornata di Festa del Cinema di Roma, ma non convince.
I presupposti per un film dalle risate tutte italiane c’erano tutti. Francia contro Italia, Sud contro Nord, ricchezza contro povertà, Rocco Papaleo e il Calcio. Il problema è che quando si mettono tutte queste cose insieme o si rischia di fare una commedia esilarante, dai caratteri critici, identitari e satirici, oppure si fa un film caricaturale, carico di stereotipi, e realmente debole di scrittura comica.
Il caso del film dei Manetti Bros è il secondo. La U.S Palmese è una squadra amatoriale dell’omonima città calabrese, peraltro cittadina natale della mamma dei fratelli registi. La trama volge in men che non si dica al dunque; la squadretta calabrese deve acquistare uno dei migliori giocatori del mondo, Etienne Morville, un giovane francese, nero e scapestrato, che gioca nella Milano del calcio, (una specie di Balotelli o un più attuale e somigliante Moise Kean). Tutto questo per vincere un campionato amatoriale. Lasciando perdere la resa forzatamente irrealistica del trasferimento del giovane Etienne Morville dal top club milanese ad una squadra nemmeno di Serie D; e lasciando perdere anche tutti gli stereotipi etnici, sessuali e di genere, è un film che non si regge nemmeno sull’estetica o sulla scrittura comica. E’ il bombardamento pubblicitario nel vero main theme.
Risulta un film prevedibilissimo che scopiazza grandi risultati al botteghino come L’allenatore nel pallone e Il Campione, con una punta estetica evitabilissima di Olly e Benji, e in più ha anche la pretesa di essere un film di denuncia della sanità pubblica calabrese, già da tempo commissariata.
Il cinema d’argomento sportivo è da sempre una chimera internazionale e non ha mai veramente prodotto risultati eccelsi (esclusa ovviamente la box e da non molto anche il tennis, e tanto per fare numero anche il wrestling e il biliardo). Specie lo sport più amato e praticato al mondo non si presta al meglio per la narrazione cinematografica. Questa può essere l’unica attenuante. Ma questo film non rende giustizia alla complessa realtà del calcio di provincia, dove c’è gente che ama questo sport senza tornaconto economico, ma soprattutto è stracolmo di qualità in campo, cosa fin troppo ridicolizzata nel film.
Su questo punto bisogna fare chiarezza. Il cinema a tema sportivo deve partire dalla credibilità, e quindi dal motore immobile che gli attori scelti debbano saperlo praticare. Senza scomodare e richiedere alcunché, De Niro per Toro Scatenato ha boxato per 18 mesi sul ring per prepararsi. E non doveva praticare lo sport più giocato al mondo.
Questo per dire che molto spesso, su questo specifico aspetto tecnico, si è stati troppo carenti e superficiali nella settima arte. Un film fatto come U.S Palmese, seguendo pedissequamente la tradizione di fermo immagini, di primi piani di piedi, pallone e movenze atletiche, non può permettersi di portare su schermo l’imbarazzo (magari voluto ma mai divertente) di attori e comparse scoordinati. Se l’intento era di caricare Morville di talento per alienare gli altri, ci sono riusciti. Ma così non fa bene né al calcio di provincia, né tantomeno al cinema italiano.
Voto 3
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U.S. Palmese – Regia di Marco Manetti e Antonio Manetti – Con Rocco Papaleo, Blaise Afonso, Giulia Maenza, Claudia Gerini, Gianfelice Imparato, Massimiliano Bruno, Massimo Di Lorenzo, Vincenzo Scuruchi, Guglielmo Favilla – Durata 112 minuti. Distribuito da 01 Distribution – Uscirà nei cinema il prossimo 20 marzo 2025
Foto di copertina: Blaise Alfonso e Rocco Papaleo