L’infanticidio, il male dell’anima che porta a togliere la vita al proprio figlio, la fatica di essere madri in una società individualista.
Ci sono parole che ne richiamano altre. Infanticidio, ad esempio, fa subito tornare in mente eclatanti casi di cronaca, a volte durati anche decenni, Cogne è forse il più famoso. Poi fa sentire un dolore profondo allo stomaco, di quelli che non si possono descrivere. Perché è nell’elenco delle cose più innaturali al mondo l’idea di una madre che toglie la vita al proprio figlio. Eppure succede. Esiste, è innaturale ma esiste. E bisogna parlarne, bisogna capire, approfondire, andare a fondo.
La giornalista Camilla Ghedini ci ha provato nel suo libro Interruzioni: le crepe dell’anima, da cui Paolo Vanacore ha tratto l’omonimo spettacolo portato in scena da Carmen Di Marzo al Teatro Lo Spazio dal 15 al 18 Febbraio. Perché non è chiudendo gli occhi che il male scompare.
Carmen Di Marzo si cimenta nel doppio ruolo di Anna e Olga. La prima è la madre che ha ucciso, l’infanticida, la seconda la PM che rappresenta la pubblica accusa nel processo.
Prima che le luci si accendano sentiamo il caos dell’aula, riusciamo a immaginarla colma, piena di persone inferocite contro quella donna che incarna tutto ciò che di cattivo e sbagliato c’è nel mondo.
A suo modo il pubblico in sala fa parte di quella marea, ma con la lucidità di chi guarda da fuori, di chi può accettare di sentirsi libero da preconcetti. Non ci capiterà mai più se non a teatro di poter guardare un crimine che in realtà non esiste, ed è un privilegio che dobbiamo cogliere; possiamo approcciare un tema così delicato a mente aperta.
Anna e Olga sono donne estremamente diverse. Il racconto di Anna è timido, l’italiano è limitato, i congiuntivi sbagliati. È una donna che sognava una vita semplice, che si è scontrata con il lato oscuro della maternità e ne è rimasta vittima diventando carnefice. Olga, al contrario, è in carriera, colta e brillante. Sola, senza un compagno e con una storia di gravidanze mai portate a termine, per scelta o per destino, e una madre pressante che conosciamo a sufficienza grazie alle sue sole parole.
Per Olga il caso di Anna è una sfida. Il suo ruolo di magistrato entra però in conflitto con il suo essere donna, il suo vissuto e la sua anima, fino a portarla a vedere le cose da una prospettiva diversa, più ampia, che esce dal singolo per guardare alla collettività.
In un’epoca in cui la maternità è un tema caldo in tutte le sue sfumature, dai pochi figli che nascono alle polemiche sull’aborto fino ai discorsi sui sussidi alle neomamme,Interruzioniprova a partire dall’infanticidio per parlare della fatica che porta con sé l’arrivo di una nuova vita. Dice un proverbio africano che per crescere un bambino serve un intero villaggio, e nelle nostre vite iperconnesse spesso due genitori da soli non sono sufficienti. Se il gesto della madre che uccide la propria creatura è innaturale ed estremo ciò che ruota attorno al fatto, in primo luogo la depressione post partum, è spesso minimizzato e ignorato. Perché è così che va il mondo, le donne hanno cresciuto figli fin dalla notte dei tempi, davvero adesso dobbiamo ripensare alla maternità come fenomeno sociale e non intimo? Interruzioni apre questo discorso, e non può certo chiuderlo da solo, in un’ora di spettacolo. Né potrebbe farlo se la storia di Anna e Olga diventasse, come sarebbe bello, una serie tv o un film, un’opera che possa concedere più spazio alla narrazione dei lati oscuri dell’essere – o non essere – madri. Ma dovrebbe farsi punto di partenza, accendere un riflettore su un tema che è alla base di ogni società.
Non essere sole davanti al dolore, alla paura. Riconoscere che nella tanto bramata fisiologia della maternità ci sono anche sfumature di patologia e accoglierle, accudirle.
“Nasce un figlio e nasce una madre” è una frase slogan che sui social va moltissimo ma nel quotidiano è spesso ignorata. Servirebbe condividerla meno e approfondirla di più. Per tutte le Anna che rimangono sole, per tutte le Olga che non sono diventate madri. Per tutte le donne.
Interruzioni – Dal libro Interruzioni: le crepe dell’anima di Camilla Ghedini – Regia di Paolo Vanacore- Con: Carmen Di Marzo – Musiche Originali: Alessandro Panatteri – Scene: Alessandra De Angelis – Consulenza Tecnico-Scientifica: Alessandra Bramante – Teatro Lo Spazio dal 15 al 18 febbraio 2024