A Carrozzerie not si parte da Checov per arrivare alla difficoltà dei rapporti della contemporaneità
La tristezza di un compleanno senza musica, senza ospiti e senza aspettative.
Inizia così Villa Dolorosa, andato in scena a Carrozzerie not dal 23 al 25 maggio dal testo della drammaturga tedesca Rebekka Kricheldorf, influenzato dalle Tre Sorelle di Checov, con la regia di Fabrizio Arcuri.

È il compleanno di Irina (Dharma Mangia Woods, che riesce a dare un’ottima rappresentazione del mal di vivere che attanaglia la protagonista) ma niente va come dovrebbe.
Non c’è musica, non si può ballare. Con lei le due sorelle Olga (Maria Chiara Orti) e Masha (Georgia Lorusso) e il fratello Andrej (Andrea Palma). Eccezione fatta per Masha, andata sposa a un uomo che non ama e incatenata in una vita che sembra obbligarla ad esser una “bella che non balla”, vivono tutti insieme nella fatiscente casa di famiglia. Sono orfani da pochi anni e han visto sparire rapidamente il patrimonio dei genitori, due borghesi un po’ radical-chic che hanno dato nomi da libri russi ai quattro figli nati in Germania.
Il clima è teso, ma in quella giornata di mestizia, basta vedere il volto della festeggiata, arrivano due elementi nuovi; George (Enrico Borello), amico di Andrej sposato con una donna che attira la sua attenzione tentando costantemente di togliersi la vita e futuro amante di Masha, e Jeanine (Francesca Parisi), nuova fidanzata di Andrej, di estrazione decisamente meno borghese rispetto a lui e alle sorelle.
Oltre due ore di spettacolo in tre atti, uno per ogni compleanno di Irina dai 28 ai 30, tutti ambientati nel salone di casa, tra poltrone, divani e tantissime lampade. Ma mai la musica, che o non c’è o non si può usare, perché in casa non si riesce mai a dar spazio a tutti i coinquilini. Un continuo sprofondare nelle fatiche dell’esistenza umana, nei rapporti di famiglia che diventano sempre più costrizione e non affetto, tra i figli piccoli di Andrej e l’incapacità di Olga di decidere di andare a star da sola.
Accanto ai protagonisti Paola Buratto, che in scena con loro è narratrice, quasi una regista. Come se quel dramma umano fosse solo una recita, guidata da qualcuno che accentua le caratteristiche dei personaggi (le “virgolette per aria” che Andrej deve aggiungere ogni due parole ne sono un esempio) ma non può mettersi in mezzo a quelle relazioni che van via via sgretolandosi. Dovrebbe essere estranea al mondo in cui questi si muovono, ma l’espressività tradisce più volte il suo desiderio di far qualcosa in più.
Non mancano certo momenti di ironia, più o meno mesta a seconda dei casi, e interazioni col pubblico, soprattutto da parte di Irina. I tre atti sono strettamente connessi anche a livello di battute, le stesse frasi si ripetono e si ripetono. Non annoiano, danno il senso del vuoto emotivo che negli anni aumenta e peggiora.
In questo mondo di struggimento, interiore più che esteriore, il personaggio di Jeanine vive l’evoluzione maggiore, passando da ragazza che vuol solo divertirsi e sognare a madre attenta, mentre Irina si lascia andare sempre più in una tangibile depressione. Il contraccolpo è evidente, la convivenza si fa impossibile, le relazioni salde di un tempo vengono meno.
Anche il personaggio di Borello, che dà un twist tristemente ironico con le vicende della moglie, vien sempre di più schiacciato dal peso del dolore, in un crescendo negativo.
Forse quel Villa Dolorosa che dà il titolo allo spettacolo è una descrizione di una casa maledetta più dalla tristezza che dai fantasmi. Una casa da cui sembrano non poter scappare, neanche Olga che avrebbe i mezzi, né Masha, che vive dall’altra parte della strada ma torna sempre lì. La divisione in tre atti di durata sempre minore manda un messaggio chiaro: più è grave il dolore più rapidamente si va a fondo, meno tempo serve a far scoppiare la bomba.
Villa Dolorosa è una narrazione delle fragilità umane, del male che ci si fa quando non si è in grado di pensare a sé. I personaggi sono tutti irrisolti ma nessuno è in cura, non c’è accenno alla terapia psicologica, tutti pensano di poter far da soli. In questo calderone di sofferenze, diverse ma comuni, non c’è salvezza, perché non si sa da dove partire per ricercarla.

Resta sullo sfondo il passato, la storia di una famiglia distrutta, l’idea di volersi ricostruire.
Sapendo che c’è altro, oltre a quella Villa Dolorosa e ai suoi tristi compleanni. Ma chissà dove, chissà come.
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Villa Dolorosa – Drammaturgia Rebecca Kricheldorf – regia Fabrizio Arcuri – con Enrico Borello, Paola Buratto, Georgia Lorusso, Maria Chiara Orti, Andrea Palma, Francesca Parisi, Dharma Mangia Woods – In accordo con Arcadia & Ricono Ltd per gentile concessione di Gustav Kiepenheuer Bühnenvertriebs-GmbH – Carrozzerie n.o.t. dal 23 al 25 maggio 2025