Marlon Brando e James Dean fuori dal ruolo di divi, nascosti in un amore possessivo, violento e umiliante in scena al Teatrosophia
La scritta Hollywood campeggia sulla collina, di notte brilla illuminata dalle luci di una città che è più di un sogno. La immaginiamo così, sfavillante e piena di sogni la casa del cinema americano, coi loro divi bellissimi, le case da milioni di dollari così lontane da noi comuni mortali. Ma dentro quelle case non diventano mortali gli stessi divi? Le divinità da red carpet e premi Oscar tornano umani, nell’intimo delle loro case. E ci tornano con tutti i loro demoni, le angosce, le fragilità, i dolori.
Soprattutto con quelli che il mondo del cinema obbliga loro di nascondere.
Si può riassumere solo così il mondo in cui vuol portarci Trattami bene, andato in scena dal Teatrosophia dal 16 al 19 novembre scorsi. Lo spettacolo di Antonio Mocciola ci riporta al 1954 e ci fa entrare nelle vite di due divi che tutti conosciamo, Marlon Brando (Simone Sabia) e James Dean (Manuel Novarini). Entriamo nel privato di una storia proibita, quella di una relazione tra due uomini in un mondo che non accetta l’omosessualità, ancora oggi troppo spesso un tabù per Hollywood. Una storia complessa, l’amore e il possesso, la relazione sessuale che diviene gioco di potere violento e a tratti macabro. James Dean vittima di Brando, dell’ossessione per il controllo e per il rapporto violento, il sadomaso che esce dal letto, dai suoi confini, e si tramuta in sopraffazione nella vita.
Manuel Novarini si presenta completamente nudo in scena. Il suo corpo non gli appartiene più, è in mano a Marlon Brando, e anche quando non lo tocca il senso del possesso è forte. Le parole umiliano, sfottono, offendono. Si contrappongono due comportamenti diversi; da un lato l’amore, quello che porta a farsi fare di tutto, a concedersi completamente, psiche e anima prima ancora che il corpo. Dall’altro la prevaricazione, la sensazione di realizzazione e piacere che dà il poter dominare un’altra persona. In mezzo ci sono l’alcol e la droga, che a loro modo ridisegnano i confini della stabilità, del giusto e dello sbagliato.
Trattami bene è forte, duro. Fa male.
Anche se quelle situazioni non le si conoscono, non le si sono mai vissute e non le si vivranno mai. Il dolore che trapela da quel corpo nudo, sdraiato sul palco, disumanizzato e aggredito è feroce, entra nella pelle di chi in sala siede vestito, anche a più strati visto il freddo dell’autunno fuori.
Rispetto a tanti altri spettacoli che parlano di violenza c’è però qui una doppia differenza.
Da un lato il parlare di una relazione tra due uomini, di mezzo non c’è la questione di genere, sebbene ve ne siano tante altre. Dall’altro due uomini del mondo dello spettacolo, famosi, belli. Invidiati, qualcuno potrebbe dire. Non è lo schema che immaginiamo se parliamo di coppia violenta, né per sesso né per classe sociale. E questo ci sconvolge, ci costringe a rimuovere i nostri preconcetti e a riflettere sull’intimo umano, quello che prescinde da ogni divisione sociale.
Sabia e Novarini ci restituiscono due personaggi di un’umanità terribile, calandosi nei panni di ciò che c’è oltre il sex symbol, il divo, l’attore famoso. Ci mostrano una Hollywood che vive di contraddizioni, dolori, di morti ambigue figlie di tutto quel che si tace. E anche se sono passati settant’anni ci tocca la consapevolezza del male che può celarsi dietro a vite che ci sembrano perfette. Patine dorate come moderni sepolcri imbiancati.
Trattami Bene – di Antonio Mocciola – Con: Simone Sabia e Manuel Novarini – Regia: Emilia Miscio Produzione: Compagnia Sogni Di Scena – Teatrosophia dal 16 al 19 novembre 2023