La mente è un luogo oscuro, un labirinto di spazi in cui perdersi, cadere e ritrovarsi. Per alcuni purtroppo è più facile incastrarsi, rimanere impantanati nella sostanza che logora e ti cancella. Guido è tra coloro che vivono in quel limbo cupo e doloroso, attaccato alle medicine per aggrapparsi a sé stesso, fino a quando non deve fare i conti con il ritorno di un vecchio amico. Al Teatro Vascello va in scena Toni – scritto, interpretato e diretto da Paolo Zuccari – un viaggio mentale che si mescola con il thriller più cinematografico, un one man stand che emoziona sul serio.
Guido si aggira ubriaco nella sua casa asettica e disordinata, non ricorda cosa ha fatto quella notte, l’unica cosa che sa è che ha smesso di prendere le medicine per la schizofrenia. Lo ha fatto per amore, vuole dimostrare alla sua ex fidanzata che non vuole più dipendere dai farmaci e può ritornare ad amare e farsi amare così per come è.
I fari creano sul palco una luce particolare, come se ci fossero delle sbarre alle finestre le cui ombre si proiettano direttamente su di lui. È casa sua ma è una prigione. La sua mente è una prigione. Cominciano a verificarsi degli eventi strani per la sua quotidianità: vede la sua ex ragazza dalla finestra nell’appartamento di fronte, una persona che conosce viene ritrovata assassinata e rispunta un suo vecchio amico (o nemico?). Toni è nella sua testa ora, senza medicine rispunta fuori dai meandri del cervello e da lì Paolo Zuccari riesce a far conversare due personaggi con una naturalezza impressionante, Guido e Toni dovranno capire cosa sta succedendo.
Tra buchi di memoria, personaggi ambigui (presentati a noi attraverso le conversazioni telefoniche di Guido) e situazioni inaspettate, al Vascello va in onda un thriller psicologico, come potrebbe essere definito se fosse sul grande schermo. Cosa sta succedendo veramente? Quel climax di situazioni in cui si è cacciato è vero o è solo il frutto della sua mente?
Zuccari riesce a portare sul palco tantissimi personaggi facendoli continuamente interagire tra loro e facendoceli immaginare così per come li vede Guido: dal suo compagno di testa Toni, alla sorella, dalla sua ex al dottore curante e al poliziotto. Da solo riesce a dare vita con coerenza e maestria a un intero cast, interpretando solo Guido (e Toni), e costruendo una suspence dal ritmo serrato.
Non mancano i momenti divertenti, esagerati da un pubblico che rideva a crepapelle per qualsiasi cosa, anche in momenti poco consoni o più inclini al dramma. “Toni” non è uno spettacolo comico, nonostante le grasse risate del pubblico, ma un viaggio nella mente complicata di un uomo e dell’uomo, alle prese con una situazione difficile, dove combatte per quello che pensa sia giusto, per l’amore, contro la schizofrenia che lo mette in ginocchio.
“Toni” di Paolo Zuccari è uno spettacolo intenso, ricco di suspence ed emozionante.