“To A God Unknown – Al Dio Sconosciuto”, il nuovo cortometraggio di Samantha Casella: la recensione

 

di Miriam Bocchino

Dopo il grande successo avuto con l’opera precedente “I Am Banksy” negli Stati Uniti, la Casella continua a convincere la critica con i suoi lavori. “To A God Unknown – Al Dio Sconosciuto”, infatti, le è valso il Silver Award come miglior cortometraggio sperimentale agli Indipendent Shorts Award e la menzione d’onore come miglior regista donna.

Il cortometraggio, suddiviso in tre capitoli e recitato in lingua originale, è ispirato ai versi di autori celebri della letteratura mondiale.

Nel primo capitolo, basato sui versi del poeta russo Sergey Esenin e interpretati dal doppiatore russo Viacheslav Syngaevskiy, emerge il senso di appartenenza alla terra come elemento centrale. La terra si muove, attraverso l’espressione del movimento sincronizzato e fluido degli uccelli, ma è anche fredda, glaciale, inesorabile come la morte. La terra è l’anelito di vita che l’uomo segue, un’ombra che accompagna l’essere umano fino al suo crepuscolo.

“Mio il viso che svanisce al crepuscolo? Sfioriremo, cesseremo di far rumore.”.

Il secondo capitolo è accompagnato dalle parole del romanzo “To A God Unknown – Al Dio Sconosciuto” dello scrittore John Steinbeck, doppiati dallo statunitense Richard Lloyd Stevens, che dà il titolo all’opera stessa.

Vi è la presenza fisica di Matteo Fiori, unico attore del cortometraggio. È ambientata, questa seconda parte, in una fertile valle californiana in cui l’uomo è un tutt’uno con la natura, la percepisce e ascolta la sua fertilità ed essenza. Non si sente un estraneo ma udendo il cuore della Terra ritrova l’eterno, il Padre.

La natura, simulacro di rimembranza per l’uomo, tuttavia, avverte, anche, il dolore del mondo, la nebbia che avvolge l’umanità, facendo diventare il sacrificio l’unica possibilità di salvezza.

“C’è un limite a tutto. La terra non può nutrire più di tanti.”

Il terzo ed ultimo capitolo dell’opera si rifà ad alcuni brani poetici di Arthur Rimbaud, doppiati dal francese Fréderic Bernar.

Dal placido azzurro del mare giunge la burrasca, l’inferno. I silenzi, le notti e le ombre attorniano l’anima dell’uomo ed egli esiste.

“To A God Unknown – Al Dio Sconosciuto” è un’opera in cui gli elementi primordiali della terra sono rappresentati visivamente, attraverso le immagini, estremamente simboliche e in grado di trascendere l’umano per giungere al divino. Il tempo scandisce la vita, l’esistenza del mondo, il quale fondendosi con il divino diviene “altro”.

La musica e le immagini, così come i movimenti dell’unico attore presente, riescono ad enfatizzare con la loro potenza espressiva le riflessioni sull’esistenza e sui sentimenti più reconditi e nascosti nell’uomo. Le domande, i dubbi e le riflessioni che dall’origine del mondo hanno accompagnato l’essere umano emergono grazie al lirismo dell’opera.

Samantha Cascella, con l’aiuto del cast, tra cui il montatore Trevor Bishop e il direttore della fotografia Frank Hoffman, riesce a rendere l’opera un profondo e lungo momento di discesa nella psiche umana.

La musica, firmata da Massimiliano Lazzaretti, qui affiancato da Tatiana Mele, rende maggiormente enfatiche le parole, facendo prevalere il senso ed il significato di esse, letterale e nascosto.   

È presente all’interno del cortometraggio e sulla locandina stessa il dipinto di Ofelia, realizzato dalla madre di Samantha Casella, Claudia Drei, a cui lo stesso Arthur Rimbaud ha dedicato una poesia, attratto dalla donna shakespeariana, da sempre folle ed umana, fautrice di un cambiamento dagli esiti fatali.

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