Corri, sbrigati, muoviti, guarda sempre avanti, lascia indietro le zavorre. Niente amici, niente ragazze, neanche la famiglia, vai da solo, corri, corri, corri. Sisifo corre senza sosta in “Sisifo è in pausa caffè” in scena dal 10 al 13 marzo in anteprima al Teatro Trastevere. Elisa Carucci è Arianna e Dario Aggioli – autore e regista dello spettacolo – interpreta il Sisifo moderno, ma anche Niccolò. I due attori sono accompagnati dalle musiche oniriche di Marco Della Rocca.
Da bambino Sisifo è timido e scontroso, ma soprattutto calmo. Arianna cerca di coinvolgerlo in un’amicizia quasi morbosa che per anni sembra non dare i suoi frutti. Intanto, Niccolò è iperattivo. Non sta un secondo fermo, si muove senza sosta, vuole avere sempre da fare. Le vite dei tre personaggi si stravolgeranno presto. È un cambiamento lento, che dura negli anni, durante i quali la vita dei tre si intreccerà definitivamente come in un mito greco.
Nella mitologia Sisifo, per punizione di Zeus, è condannato a spingere tutti i giorni un masso lungo la cresta della montagna, per poi farlo rotolare giù a valle e ricominciare. È l’incubo di una fatica senza sosta che non viene ripagata in nessun modo, è la morte della speranza, è il limbo dell’infelicità.
Quale sarebbe la punizione per Sisifo nel mondo di oggi? Probabilmente verrebbe accecato dall’impazienza di raggiungere ogni obiettivo nel minor tempo possibile, spinto dalla società – sua madre in questa storia – a lasciarsi indietro ogni forma di appagamento che possa trascinarlo giù, e fare la fine del masso. E allora deve correre, deve volere sempre di più, senza pensarci. È il disprezzo dell’ozio, amato, in realtà, proprio dai greci.
Elisa Carucci e Dario Aggioli portano sul palco un amore tragico, una storia tormentata nella quale nessuno può toccare con mano i propri desideri, nessuno, in realtà, può chiaramente dire quali essi siano. Narrano l’intera vita dei tre ragazzi poi diventati adulti. Il continuo sforzo di “chiudere il cerchio”, che ossessiona Arianna, è portato in scena dai tanti elementi metaforici, più o meno evidenti, che vengono mostrati sul palco. Dai sassi, le zavorre che fermano Sisifo, al cambiamento di Arianna, che diventa grande e in un climax simbolico racchiude in poche parole tutto il significato dell’opera.
Sul palco i due attori sono accompagnati dal bravissimo Marco Della Rocca, che con degli strumenti a dir poco particolari – oltre alle percussioni, due gong, suonati anche con un arco da violino, campane tibetane e una trombetta – ricrea un misticismo surreale che scandisce perfettamente la personalità di Sisifo, Arianna e Niccolò.