C’è chi scrive la propria storia e chi la porta in scena.
Marco Simeoli opta per la seconda con Manca solo Mozart, il monologo scritto e diretto da Antonio Grosso con cui l’attore racconta la storia di Salvatore Simeoli, suo nonno, e del negozio di musica che da tre generazioni la famiglia gestisce a Napoli.
Lo spettacolo, in scena fino a domenica 11 dicembre al Teatro Vittoria, è effettivamente un monologo perché vi è solo lui in scena, ma non bisogna aspettarsi un lungo dialogo solo col pubblico.
Manca solo Mozart è un insieme di personaggi che vivono e interagiscono tra loro, cominciando dai membri della numerosa famiglia Simeoli, otto figli cresciuti tra le pareti del negozio.
Nessun cambio d’abito o travestimento, al massimo il cambio di voce, qualche inflessione dialettale per porre un accento o simulare una bambina.
La storia dei Simeoli si interseca a quella nazionale, dal Fascismo e la guerra fino ai giorni nostri e al Rap, la musica dei giovani che fa storcere un po’ il naso a chi era abituato ad altro.
Un palco tutto per sé che non appare mai troppo grande; quando completamente illuminato lo occupano Simeoli e tutti i suoi personaggi, quando più buio, con solo il protagonista sotto un’unica luce, diventa intimo abbastanza da entrare nel cuore di chi lo ascolta dalla platea.
Il dolore, la gioia, la paura, l’ironia, tutto si mischia nel raccontare di una famiglia e del suo tempo, dell’angoscia per la guerra e della gioia per la pace, ai vicini di casa, coi loro dettagli e le particolarità.
La scenografia mischia note e nuvole sullo sfondo, e in alto, sopra a tutto il palco, appese le immagini di copertine di dischi e libri di musica come panni stesi ad asciugare, richiamando alla mente gli stendini che da palazzo a palazzo sorvolano le vie della bella Napoli.
Si parla di musica ma non è un musical, non c’è una costante interruzione esterna, tuttalpiù è lo stesso Simeoli a canticchiare canzoni della tradizione e della modernità, in questo viaggio storico e culturale.
Anche senza immagini rievocative si riesce, grazie all’accento fortemente napoletano e all’attenta descrizione dei luoghi, ad immergersi dentro la città che fa da cornice alla storia dei Simeoli.
La città viva, bombardata, distrutta, ricostruita, aperta alla nuova vita del dopoguerra.
A fine rappresentazione la voglia che viene è quella di saltare sul primo treno diretto a Napoli per andare a vedere coi propri occhi il negozio della famiglia Simeoli, con la sensazione di conoscerlo già un po’.
E si può arrivare da Roma, da Milano, da Bari, da New York o da Pechino: il linguaggio universale della musica permetterà a tutti di sentirsi a casa nel negozio di cui Marco Simeoli ci ha raccontato vestendo i panni dei suoi avi.
Giocando a cercare Mozart, per vedere se manca davvero o è solo una questione di prospettiva.
Manca solo Mozart: scritto e diretto da Antonio Grosso. Da un’idea di Marco Simeoli – Con Marco Simeoli – Scene: Alessandro Chiti – Costumi: Marco Maria Della Vecchia – Luci: Francesco Bàrbera – Ph. Francesco Nannarelli – Produzione: Altra Scena