Siamo tutti pazzi di Iris Blond: l’intervista a Claudia Gerini

Sempre bella, oserei dire anche più affascinante di quando, a soli tredici anni,vinse il concorso di bellezza di Miss Teenager Roma nel 1985. Attrice di tanti film di successo e tanta televisionepopolarissima sullo schermo con film campioni di incasso al fianco di Carlo Verdone nel 1995 con Viaggi di nozze” (qualcuno dice che il sottotitolo potrebbe essere famolo strano) e nel 1996 con Sono pazzo di Iris Blond”, perfino cintura nera di taekwondo.

Rivelazione come cantante nei videoclip dei Tiromancino e di Arisa, nel 2003 ha collaborato anche con Ornella Vanoni. Attrice prediletta, Verdone a parte, di registi come Mel Gibson con il quale girò La passione di Cristo, del premio Oscar Giuseppe Tornatore che la volle nel 2006 neLa sconosciuta”, del leader dei Tiromancino, Federico Zampaglione  che è stato anche suo compagno nella vitache l’ha diretta in “Nero bifamiliare”, Bianca Fase 2”,” Tulpa – Perdizioni mortali”. E ancora stimata da Paolo Genovese con il quale girò nel 2012 Una famiglia perfetta ed É tutta colpa di Freud”, Gabriele Muccino che la volle nel film A casa tutti bene, Leonardo Pieraccioni che l’ha diretta nel blockbuster Fuochi d’artificio con incassi stellari. E poi Sergio Castellitto che l’ha scritturata perNon ti muovere”, Roberto Andò che la volle per Viaggio segreto e Matteo Garrone in Reality. Questi sono solo alcuni degli oltre sessanta film da lei interpretati.

Doppiatrice e conduttrice televisiva nel 2003 insieme a Pippo Baudo e Serena Autieri del  Festival di Sanremo (visto che parleremo anche di Sanremo!), abbiamo incontrato nella sua bella casa romana Claudia GeriniA lei mi lega un episodio che porto sempre nel cuore; la incontrai a Los Angeles quando  lei era già un’attrice di successo e ioseguivo la cerimonia degli Oscar per il TG1 insieme  al fido operatore Alessandro Bastoni che stava filmando la vetrina di un negozio, uno dei tanti votati alla globalizzazione della prestigiosa statuetta della Academy Award al pari del Colosseo a Roma e della Torre pendente a Pisa. Riflesso nella  vetrina riconosco un volto familiare avvolto in un cappuccio e voltandomi verso di lei dico: “Ma sei Claudia, che ci fai qui?. Mi raccontasti che con i primi soldi guadagnati ti stavi pagando le lezioni di inglese e di recitazione all’Actor’s Studioche è stata la “casa” di tanti attori di successo a riprova che la tua tenacia, anche allora che era soltanto l‘inizio, ha fatto scuola. È cosi?

Sono passati tanti anni, ben ventiquattro, ero a LosAngeles, dove sono rimasta per qualche mese a studiare anche se la mia carriera era già partita, perché come hai ben ricordato c’era stato un prima e un dopo “Viaggi di nozze” con Carlo; un successo che mi ha consentito di avere tante altre opportunità di lavoro. L’Italia era il mio Paese, lavoravo, guadagnavo, insomma ormai era partito unpercorso, ma un’attenzione verso gli Stati Uniti c’è sempre stata, ma c’era anche la mia vita privata. Erano anni in cui non si poteva gestire la carriera in Europa come si faadesso con Internet, i social, la possibilità di fare dei self-tape; prima o vivevi lì’ oppureniente. Tutti gli incontri che facevo quando andavo ai vari casting, tutti gli agenti mi chiedevano: “Dove vivi”?. Io rispondevo:“IItalia”, e quindi mi consideravano poco, poi io dovevo tornare perché mi aspettavano i miei progetti.

Hai detto una cosa giustissima, il modernismo, anche a livello produttivo e recitativo nel campo cinematografico, sta cambiando molte cose. Il Covid ha pianificato” ogni cosa ancor di più, perché adesso le sale sono chiuse e quindi, di conseguenza, uno vede i film in televisione. Riscontriamo quindi un dato importante: la gente vede sempre più film. Ha bisogno di film, e quindi?

E quindi gliene diamo tanti, perché noi siamo una fabbrica di storie che raccontiamo, noi intendo dire noi attori, c’è una nutrita compagine di registi, attoriinsomma io ho sempre una grande stima del cinema italiano e da agosto in poi, per esempio, nello scorso 2020, non ho fatto altro che lavorare perché, per così dire, si erano messi in fila dei film che aspettavano solo di essere realizzati. Quattro progetti, un piccolo miracolo, anche perché ovviamente correvamo il rischio di essere fermati non appena fosse emersa qualche positività.

Raccontaci in un flash di che cosa si tratta.

Allora, una è una è una commedia romantica di Edoardo Leo che si chiama “Lasciarsi un giorno a Roma insieme a Stefano Fresi che fa mio marito. Iointerpreto una sindaca di Roma, senza naturalmente riferimenti alla Raggi. È una commedia bellissima sulla fine delle storie d’amore, dove Edoardo Leo è il protagonista insieme a Stefano Fresi e Marta Nieto, un film prodotto dalla spagnola Neo Art Producciones e da Italian International Film. Poi ancora una commedia romantica,questa volta corale, scritta da Paolo Genovese e da Paolo Costella, che è anche il regista, dal titolo Per tutta la vita”, storia di quattro coppie le cui vicende sono intrecciate tra loro. Questa allegra compagnia composta da Ambra Angiolini, Claudia Pandolfi, Carolina Crescentini, Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu, Filippo Nigro e Fabio Volo, racconterà cosa succede se un matrimonio si rivela fasullo e quindi le coppie dovranno andare a firmare per riconfermare la promessa, visto che quella che hanno fatto cinque anni prima non è più valida.

Il tema è interessante. Pare sia stato rilevato da una recente indagine, questa volta seria,diversamente dalle tante che si leggono tra il web e i giornali, che il Covid stia riavvicinando le coppie, che stia riavvicinando i sentimenti soprattutto, forse per la paura di morire. La realtà è che c’è una grande voglia di sentimento e questi tuoi filmmi sembra che siano proprio ad hoc. So che non sono studiati, però avete sentito a pelle che è così. A proposito di pelle, di certo non puoi dimenticare gli inizi, hai avuto un rapporto molto bello con Gianni Boncompagni che è stato importante per l’inizio della tua carriera.

Importante soprattutto per la mia formazione di vita, nel senso che poi questo mio rapporto con Gianni, lamicizia che mi legava a lui, mi ha insegnato tanto anche sul lavoro. Gianni era un convinto sostenitore della mia vocazione televisiva, mi diceva sempre: “Ma tu devi fare tv, non hai rivaliMa tu sei la più brava”.

Ma non aveva mica torto però.

E io gli continuavo a dire: Sì ma io voglio fare il cinema” e lui ribatteva “E basta questo cinema, il cinema è finito”, già me lo diceva vent’anni fa. Lui era un amante del cinema, ma visto in televisione perché non si muoveva mai da casa e non c’erano ancora le varie piattaforme digitali.

Il tuo primo film del 1987 è statoRoba da ricchi con Lino Banfi.

Sì, del grande Sergio Corbucci, che voglio ricordare, tra l’altro è appena scomparsa la moglie Nori, una grande amica. Ti voglio anticipare una chicca: girerò un docufilm su Sergio che si chiamerà Django & Djangoda Corbucci a Tarantino. Ci saranno varie interviste, probabilmente ci sarà anche Christian De Sica. Stiamo lavorando a questo progetto perché vogliamo omaggiare Sergio che è stato il mio primo regista, poi nello stesso anno avevo fatto anche “Ciao Ma’ “, un musicarello di Giandomenico Curi con la sceneggiatura di Roberto D’Agostino.  Nella stessa estate girai questi due film e mi innamorai nuovamente dei set.

Hai citato Christian De Sica e mi è venuto in mente che avete delle cose in comune a partire dall’amore per la musica e il fatto che tu ami la musica è indiscutibile. Ho capito,anche se in ritardo, che la musica è la tua seconda passione dopo il cinema (ma perché questo succede ai giornalisti che sono sempre con la testa fra le nuvole), considerando anche il successo strepitoso di una lunghissima tournee che ti ha visto protagonista con il tuo gruppo durante l’estate del 2019 e quindi prima del Covid.

Si, è vero, ho fatto questo bellissimo recital dedicato alla musica di Franco Califano insieme  ai Solis String Quartet, un quartetto straordinario di archi di Napoli che ha accompagnato tutti i più grandi artisti, e quindi è stato un onore per me. Abbiamo cantato dieci brani scritti da Franco come La nevicata del ‘56, Tutto il resto è noia, La musica è finita,Minuetto”, tutti i suoi più grandi successi preceduti da un breve monologo. A volte anche in versi, che io dedico a Franco, come se io fossi ogni volta una donna diversa, una volta sono una barbona che la vedeva passare tutte le sere per un vicolo di Roma,una volta sono una ragazzina che si era infatuata di lui allo stabilimento di Ostia, un’altra ancora sono una prostituta che lo aspetta perché se ne è innamorata. Una piccola chicca, uno spettacolo semplicissimo ma molto bello; io con un leggio che canto e lo considero come se fosse una vacanza perché io amo Franco, amo la musica, amo cantare.

Questo è assolutamente vero, anzi spero che lo riprenderai il prima possibile, appena riapriranno i teatri e anche le sale cinematografiche. A proposito, vogliamo mandare un piccolo messaggino buono a Franceschini, Ministro della Cultura?

Caro Ministro o chiunque arriverà dopo di lei, questa chiusura dei luoghi della cultura èuna forzatura, intendo dire salecinematografiche e i teatri per gli spettacoli dal vivo. I teatri e i cinema sono luoghisicuri, si può contingentare l’afflusso del pubblico, si può acquistare il bigliettoattraverso il ticketing on line, è possibile accedere e presenziare con la mascherina edistanziati, insomma non c’è alcun pericolo. Quindi, per favore, riaprite le sale, fate ripartire i cinema, perché ci sono tanti filmmeravigliosi da andare a vedere.

Aggiungo che tutto questo l’ha dimostrato magnificamente Alberto Barbera con il Festival di Venezia che ha dato il la poi anche al Festival di Giffoni e alla Festa del Cinema di RomaLa dimostrazione è che non è successo niente e che si può senz’altro tornare in una sala cinematografica con tutti gli accorgimenti del caso, e quindi anche in Teatro. A propositoricordo che tu hai presentato Sanremo insieme a Pippo Baudo, l’edizione di questanno si farà. Qual è la tua posizione in merito?

Sì, qualche tuo collega giornalista ha richiesto il mio parere su questa querelle, sulla mancanza di pubblico in sala. Sinceramente prenderei l’esempio dell’Ariston e quindi del Festival per riaprire tutti i teatri. Il Festival non è uno spettacolotelevisivo qualunque, è una kermesse, e uncantante non può cantare di fronte ad una platea vuota, perché viene meno il meccanismo di emozioni e il rapporto tra artista e pubblico e quindi verrà meno quel tipo di ingrediente, quell’emozione. Ma se ci fosse, diciamo, una capienza di un terzo,accreditando sempre le stesse persone pertutte e cinque le serate, persone che si sottoporranno al tampone prima e dopo, penso che non si possa trovare una soluzione migliore, anche se la soluzione poteva essere trovata e avrebbe rappresentato un esempio per tutti gli altri teatri. Secondo me è una questione di paura,perché, parliamoci chiaro, una soluzione si poteva trovare; se tu fai il tampone sempre alle stesse persone che sono negative dentro un teatro, con la mascherina o con la visierina, non capisco a chi potrebbe succedere di contagiarsi.


Però dalle tue parole traspare una cosa fantastica che molti critici hanno sempre riconosciuto in te
, ed è la tua passione. Io credo che, e lo dicevano grandi attori come Woody Allen e lo stesso Charlie Chaplinsenza la passione non esiste l’attore, senza la passione non esiste il regista, senza la passione non esiste lo sceneggiatore e neanche il direttore della fotografia. E questo mi dà lo spunto per ricordare insieme a te Giuseppe Rotunno che ci ha lasciato proprio poco tempo fa. In occasione della cerimonia degli Oscar è stato ideato un piccolo segmento che adesso adotteremoanche per il David Donatello: si chiama Memory, momento celebrativo nel quale vengono ricordati tutti grandi personaggi dello spettacolo del cinema che sono scomparsi durante l’anno. Nella prossima edizione, quella del 28 febbraio, verrà ricordato anche Giuseppe Rotunno. Tu che cosa porti nel cuore di Rotunno?

La poesia sicuramente, quello che ha lasciato, la sua grande collaborazione con Fellini, poi Rotunno l’abbiamo conosciuto in tanti film. Penso soprattutto che abbia fatto una scuola straordinaria e che tanti hanno imparato da lui. La cosa più bella è che poi il cinema è opera di questi maestri che hanno lasciato un’ eredità importante. Ovviamente Rotunno è Rotunno, Morricone è Morricone. Gli insegnamenti di Rotunno si vedono soprattutto in quello che ci ha lasciato, un grande patrimonio di sapienza.

In questo il cinema è grande e il cinema italiano, per chiudere questa nostra bella chiacchierata, lo dimostra proprio nel suo passato. Tu sei giovanissima però sei cresciuta sull’onda della grande personalità del cinema italiano. Li hai conosciuti tutti ehai amato moltissimo il cinema di Fellini, di Rossellini, quelli che ci hanno dato credito.Qual è il messaggio che tu vuoi dare attraverso questa nostra piccola chiacchierata al cinema tutto, al nostro in modo particolare?

Al cinema tutto, al nostro cinema voglio dire che dobbiamo avere coraggio di raccontare le storie anche più scomode, e per scomode intendo dire che ormai basta con il filone pre tracciato. Il pubblico è maturato, è cambiato, perché c’è stato proprio, come dire, un passaggio storico importantissimo dovuto anche a questa pandemia che purtroppo abbiamo subito. È il momento di parlare degli ultimi, di cambiare registro,anche perché il pubblico è pronto per questo e noi, in Italia, abbiamo avuto sempre un problema di investimenti e le istituzioni ci hanno sempre un po’ tirato indietro. Ti dico una cosa: è nato durante questa pandemia un bellissimo sindacato attori,un’associazione importantissima che si chiama U.N.I.T.A, Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo, ci sono tutti i più grandi: Favino, Accorsi, Io. Ci siamo uniti perché siamo una categoria, ci siamo riconosciuti come categoria, perché prima non ce l’avevamo. Questo cosa vuol dire? Che c’è una consapevolezza in più. Questo significa che la gente ha fame di cinema, non vede l’ora di vedere nuove storie, di uscire. Io ho iniziato a fare cinema nel 1986, e ho avuto la fortuna di conoscere e di fare un provino con Dino Risi, di incontrare Dino De Laurentiis, conoscere Mario Cecchi Gori, ho conosciuto il vecchio cinema e dalla pellicola sono passata al digitale. Ma io me lo sono vissuta quella coda dall’ 86 fino al 2000, e ho avuto il privilegio di conoscere i Corbucci, i Risi, capito? Vedo una grande rinascita, ma in generale,mnculturalmente. Quindi in bocca al lupo agli autori italiani, avanti tutta, perché non vediamo l’ora di vedere il nuovo film di Garrone, di Sorrentino e non ci sono solo loro naturalmente, ma anche giovani importanti. Tra l’altro mi sono dimenticata di aggiungere ai film che ho girato ultimamente quello di Salvatore Allocca che è un regista romano alla sua seconda regia. Ho girato con lui a novembre un film che si chiama Mancino naturale un dramedy, dramma e commedia, un mix di generi molto forte, e non vedo l’ora di farlo vedere al pubblico perché penso sia venutauna bellissima cosa. Lui è giovane, ha 34 anni. Il cinema sta rinascendo con i grandi maestri e i nuovi allievi che diventeranno maestri.

Un’ultima domanda, prima di salutarci, che in realtà è una considerazione: Hai mai pensato di fare teatro?

Io ho fatto teatro. Tra l’altro in uno spettacolo che si chiamava la “Storia di Claudia”, dove cantavo e ballavo, e qui ritorna la musica, perché era un omaggio a tutte le grandi dello spettacolo. Raccontavo come lo spettacolo mi abbia folgorato da bambina e come sia rimasta con la mia ambizione e il mio sogno di diventare attrice attraverso questa signora Maria, che era un’anziana  vicina di casaRecitavo dei monologhi perché ero da sola in scena e raccontavo attraverso tantissime fasi un po’ della mia vita, utilizzandola comeuna metafora per raccontare lo sviluppo dal Novecento al 2000 delle donne nello spettacolo. Quindi raccontavo di Marlene Dietrich, di Carmen Miranda, mi trasformavo, cantavo, ho fatto di tutto a teatro, anche se mi ci sono dedicata poco perché, facendo tanti film, il set e il cinemaerano la mia casa. Però credo che il teatro ogni tanto ti nutra e quindi ogni tanto bisogna tornare sul palcoscenico e confrontarsi con quelle tavole lì che tanto emozionano, quindi presto farò qualche altra cosa a teatro. E posso dirti un‘ultima cosa? Siccome ho unambizione te la devo dire: fare una cosa in televisione, fare un varietà, un musical.

Mi sembra una bella sfida, anche perché dopo il successo di molti musical credo che si siano risvegliate tante coscienze sul piano musicale in Italia.

Grazie Claudia.

* Critico cinematografico e letterario, giornalista, dal 1976 inviato speciale RAI (TG1, TG2, TG3, TG3 Regionale, Rete Uno, Rete Due, Rete Tre) per Cinema, Spettacolo, Costume.

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