“PRESENTIMENTO” di Peppe Servillo & Solis String Quartet al Teatro Tor Bella Monaca: la recensione

di Alessandra Antonazzo

 

 

Sabato 20 giugno il Teatro Tor Bella Monaca, appena riaperto in seguito alla recente emergenza sanitaria, ha dato vita a un nuovo strabiliante inizio offrendo al suo pubblico lo spettacolo musicale di Peppe Servillo & Solis String Quartet.  

“Senza musica la vita è triste”, si rivolge così il celebre interprete agli spettatori romani, desiderosi più che mai di tornare a godere della magia del teatro. Così, dopo “Spassiunatamente”, album che aveva già visto Servillo e i quattro musicisti intraprendere uno splendido viaggio nella canzone classica napoletana, il cantante accompagnato dallo strepitoso quartetto dà ora vita a “Presentimento”, sbalorditiva reinterpretazione del vasto repertorio partenopeo offerta al pubblico attraverso una messa in scena snella, potente, ricca di verità ed emozione.

Nessun limite, nessuna netta circoscrizione a un determinato periodo o autore, semplicemente musica, cantata e interpretata da Servillo in uno spassoso dialogo con i musicisti e col pubblico, che si ritroverà senza neanche accorgersene a intonare timidamente il ritornello di “Te voglio bene assaje”, trascinato in un vortice di bellezza e sentimento.

Ed è proprio al presentimento, titolo dello spettacolo ispirato all’omonima canzone di E. A. Mario, che Servillo dedica questo concerto; un’attenta analisi del pre-sentire, condizione preziosa che accomuna poeti, scrittori e musicisti, così come gli autori delle magnifiche canzoni interpretate. Un intuito e una sensibilità che solo gli artisti hanno, capaci di trasformare in musica e parole sensazioni, segreti, vicissitudini e antichi sentimenti.

Imperdibile omaggio alla cultura napoletana, il concerto vede Servillo catturare il pubblico con le sue straordinarie doti vocali e attoriali in una danza ora morbida, ora scattosa fatta di gesti e movimenti evocativi di grande potenza.

Vincenzo Di Donna e Luigi De Maio al violino, Gerardo Morrone alla viola e Antonio Di Francia al violoncello sembrano conversare col pubblico e con l’attore, attraverso i loro strumenti che da archi romantici sanno farsi mandolini, tammorre e cajon in un esaltante trasformismo musicale che dà voce ai ritmi potenti e alle sonorità tipiche della tradizione napoletana.

E così, senza mai dimenticare “la buona creanza” nei confronti di un pubblico ormai rapito, Peppe Servillo e il Solis String Quartet ci fanno assaporare la calura e l’appucundria sulle note di “Esta’ (Nun voglio fá niente) del grande Libero Bovio e ci danno un assaggio dell’emicrania amorosa di “M’aggia curà”.

E ancora con “Palomma” di Armando Gill e la “Tarantella segreta” di Raffaele Viviani, il cantante e il quartetto d’archi, forti del coinvolgente mix di maestria musicale e recitazione che hanno saputo creare, prendono il pubblico per mano e lo trascinano senza riserve, gradino per gradino, su per la nota “Scalinatella” o a perdersi trasognato nella folla della Festa di San Gennaro insieme a Zazà.