Serata per Rino: Il Quid si riaccende di luci, applausi e canzoni sul fare dell’estate

A cura della redazione


A 40 anni dalla scomparsa dello straordinario artista
Rino Gaetano, il cielo stellato di Roma e il palcoscenico del Quid lo ricordano con il recital Serata per Rino.

Venerdì 4 giugno Marco Morandi e Claudia Campagnola hanno omaggiato Rino Gaetano, accompagnati dal musicista dei RinoMinati Federico D’Angeli, tra aneddoti, monologhi e canzoni.

Sulla terrazza del Quid, locale capitolino scopritore di talenti e centro nevralgico per la musica e l’arte, la voglia di raccontare storie attraverso spettacoli e musica non si è mai fermata; dopo una lunga stagione di chiusura si è ritornati quindi con la “Serata per Rino”. In onore del quarantennale dalla sua prematura scomparsa, lo si è celebrato con sentita spensieratezza. Al di sopra di qualsiasi intenzione, ha prevalso la voglia di restituirgli riconoscenza per averci lasciato un patrimonio musicale che oggi potremmo definire all’avanguardia, perché a distanza di anni continua a suscitare nel pubblico le stesse genuine emozioni di una volta.

Presentato dai giornalisti Roberta MarchettiAndrea Cavazzini, l’evento del Quid ha saputo farsi palcoscenico personale per i capolavori in note e parole di Rino Gaetano e in una tiepida serata romana che volgeva all’estate, le canzoni del cantautore calabrese, vere e proprie narrazioni di vita, hanno saputo regalarci un’energia di cui si aveva senz’altro bisogno.

Gli estimatori della sua musica, ma anche tutti coloro che, non conoscendolo, sono stati sempre attratti dal suo genio, hanno potuto ripercorrere e assaporare l’estro creativo di un cantautore che ha saputo narrare con le sue parole l’Italia e la vita di un popolo.

Un coro polivocalico, quello salito sul palcoscenico all’aperto del Quid, composto da voci diverse animate dalla stessa gioia rinnovata, quella di uno spettacolo dal vivo che torna finalmente a riscaldare le atmosfere, che conferma la straordinaria capacità dell’arte di essere cura per la solitudine, risanamento per ciò che sembrava essersi spezzato o perso.

Marco Morandi ha interpretato col suo canto i racconti dell’artista, attraverso le sue canzoni più conosciute, Claudia Campagnola, come in una favola dalla narrazione delicata e puntuale, ci ha condotti per mano nel mondo irriverente dell’artista calabrese, mentre la musica di Federico D’Angeli ha restituito al pubblico la forza e la malinconia delle melodie.

Rino Gaetano è simbolo di un impegno politico e sociale, capace di fare della schiettezza più sincera un valore intergenerazionale. La sua carriera ha lasciato un segno indelebile nella nostra cultura, aprendo a un nuovo modo non solo di fare musica, ma di vestire i panni dell’artista.

Le nuove generazioni, a cavallo tra l’era dei Millennials e della Gen Z, possono trovare in Rino la voglia di ribellione e quel senso comunitario a cui tutti aspiriamo e che risulta, tuttavia, sempre più evanescente.

Nonostante i profondi cambiamenti avvenuti nella scena musicale italiana – basti pensare all’esaltazione collettiva per l’accumulo di beni materiali, vestiti griffati, denaro e droghe, a cui spesso certi generi emergenti inneggiano – Rino Gaetano rivive nei migliori esempi artistici che il nostro paese può offrire. Questi ultimi sono, per la maggior parte, politici.

Non dobbiamo intendere questo termine nel senso di una strumentalizzazione politica delle sue canzoni, come pure è accaduto qualche anno fa, in occasione di una manifestazione organizzata a Roma dalla Lega Nord, che ha suscitato le comprensibili proteste da parte dei familiari del cantante. Sarebbe necessario intendere il portato politico dei testi di Rino e della sua musica, al pari di molti artisti contemporanei (ad esempio della scena hip-hop), sulla base di quanto essi riescano a porsi in una posizione critica rispetto alla nostra società e accendere, in chi li ascolta, la scintilla della protesta.

Ciò che più di tutto ha contribuito a creare il senso di continua meraviglia nel corso della serata del 4 giugno è stato il clima di corale partecipazione, quello che ha investito l’intero pubblico della terrazza del Quid di Roma: alla volontà di ricordare il cantautore calabrese si è unito un rinnovato senso di libertà, l’idea di poter tornare a riunirsi per cantare, per celebrare, ponendo fine al clima di rassegnazione che la pandemia e le sue conseguenze avevano fatto emergere.

Rino è il coraggio di dire la propria, ironia, voglia di stare insieme, di cantare a squarciagola, finalmente, tra la gente. Questa è stata la potenza semplice e al contempo esaltante della “Serata per Rino”, a quarant’anni dalla sua scomparsa.

In un tempo oggi meno luminoso, la musica di Rino Gaetano ci racconta di come l’esistenza sia una tragicommedia in cui l’essenziale è ricordarsi che, nonostante le intemperie, il cielo è e sarà sempre più blu.

 

Foto di Ludovica Delli Colli