Se gli altri studiano alla Scuola del Diavolo

A Fortezza est la storia di due sorelle tra demoni personali e vite rubate dal male altrui

Chissà se esistono i demoni all’inferno, per certo però si trovano nell’animo di chi passeggia per la terra. Si potrebbe riassumere così Alla scuola del Diavolo, andato in scena dal 13 marzo a Fortezza Est, per la regia di Clara Galante.

Alma Poli e Sabrina Ponticelli

Al centro due sorelle (Alma Poli e Sabrina Ponticelli) rinchiuse in una stanza che per loro è una prigione. Eppure mentre le sentiamo parlare non sembra esserci un carceriere, qualcuno che le osserva, le chiude a chiave, le minaccia. 

Sembra piuttosto che tutto il male venga dalle loro anime, dai loro ricordi, dalle vite spezzate in un giorno d’estate di cui accennano qualcosa, quanto basta a capire che un attimo è sufficiente a trasformare una famiglia felice in una nube di dolore.

Ciò che regna sovrano nello spettacolo è la sensazione di confusione. Delle due sorelle sappiamo a malapena i nomi, non hanno età – e si sentono addosso il peso del mondo-, ci dicono giusto chi è la maggiore e chi la minore. Anche l’ambiente in cui si muovono è caotico per quanto non pieno, segno che più che accanto a loro potremmo trovarci nelle loro teste, nel caos che regna dove passa il male.

C’è chi ha studiato alla “Scuola del Diavolo”, dicono, intendendo uno stuolo pressoché infinito di persone note e meno note che nella vita hanno fatto il male, scegliendolo, studiando come perfezionarlo. Tra queste la di loro madre, unico legame ancora in vita con quel passato felice da cui sono state strappate. Prova a rientrare in contatto con loro con una lettera, la forza delle parole che però non è sufficiente. 
Possiamo intendere come siano andate le cose, cosa sia successo. Con un po’ di conoscenza anche immaginare il dopo, quell’intermezzo tra la vita del prima e la condizione in cui le vediamo adesso, ma tutto resta confuso. 

Il rischio di uno spettacolo come Alla scuola del Diavolo è che il senso di caos si mangi nello spettatore anche gli spunti di riflessione che può trarre dalla rappresentazione. Nel turbine che si crea, e che magari si voleva pur creare, si possono perdere momenti importanti.

Il dolore e gli animi scossi delle protagoniste si intendono, ma non si entra in relazione con loro. È come leggere di una tragedia sui social e poi passare ad altro, quando meriterebbe di più la nostra attenzione.  Forse è il troppo a impedire un vero momento di empatia. La stessa storia della madre e del padre, il dramma familiare che ha condotto le sorelle a dove sono ora, non ha lo spazio che meriterebbe. Tutto ciò si giustifica in ipotesi con l’idea che siam proiettati nelle loro menti, che viviamo il caos della sofferenza dall’interno, ma se così fosse si sarebbe sottolineato diversamente anche a livello scenico. 

Quel che invece emerge da Alla scuola del Diavolo è il desiderio di non essere troppo giudicante. Perché c’è chi alla Scuola del Diavolo ha studiato, per voglia o per obbligo, ma anche chi di quelli paga le conseguenze, proprio come le protagoniste. In un mondo che continua a basarsi sull’idea del self-made-man è facile pensare che valga anche il contrario, che chi non riesce è colpevole del proprio amaro destino. La vita però è anche il mix caso-caos che la governa, quel che accade a causa d’altri, quel che accade per colpa di nessuno. 

Alma Poli e Sabrina Ponticelli

Per le due sorelle protagoniste c’è una colpevole effettiva e, lo possiamo immaginare, una società che non ha saputo fare il suo.  Tutto quel mondo fuori dalla loro stanza che anelano e temono, ormai troppo estraneo alle loro anime frammentate. Ciò che dovrebbe salvare chi non riesce da solo e che invece lascia indietro e dimentica ogni sospetto di imperfezione.

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Alla scuola del diavolo – Drammaturgia e regia Clara Galante – Con Alma Poli e Sabrina Ponticelli – Voice off Clara Galante – Assistente Benedetta Craglia  . Co-produzione Fortezza Est – Fortezza Est dal 13 al 15 marzo 2025