Ricordando Frank Zappa, il fustigatore.

 di Andrea Cavazzini

Frank Zappa scomparso il 4 dicembre del 1993, è stato uno dei compositori più prolifici della sua generazione, ma soprattutto uno dei chitarristi più importanti nella storia della musica. Un artista complesso il cui incredibile contributo, in termini di talento e composizione, ha meritato non solo riconoscimenti da parte di artisti, fans e addetti ai lavori, ma anche qualche controversia legata sia al contenuto provocatorio di alcuni suoi album politically incorrect, sia alla sua posizione ideologica, che hanno caratterizzato il sorgere di tante polemiche che si sono moltiplicate nel corso della sua intensa carriera.

Nonostante fosse un autodidatta Frank, si aprì fin dagli esordi a diverse influenze musicali. La sua musica, fatta di sperimentazioni di molteplici stili musicali, si rivelò subito difficile da classificare in un genere ben preciso. Non era possibile affermare che un pezzo fosse rock’n roll, jazz, pop o contemporaneo. E quindi? Semplicemente era Zappa. E non esiste argomento al mondo (o quasi) che Frank Zappa non abbia trattato nei suoi testi, e non esiste genere musicale che lui non abbia considerato e praticato, avendone poi creato uno proprio.

Fin dalla giovinezza, si interessò ai compositori classici del XX secolo, in particolare Edgard Varèse, Igor Stravinsky, Anton Webern, ma anche al rhythm and blues degli anni cinquanta. Scrisse le sue prime composizioni di musica classica al liceo, mentre suonava la batteria in gruppi R&B e alla fine decise di sposare la causa della chitarra, che rimase il suo strumento preferito per gran parte della sua carriera.

I testi di Zappa, spesso venati di umorismo pungente, rivelano la sua visione spregiudicata e irriverente di molte pratiche sociali e di gerarchie consolidate. In qualità di acuto osservatore dei costumi dei suoi contemporanei, e in tono satirico, Zappa criticò aspramente il sistema educativo e le istituzioni religiose e si è affermò come un appassionato difensore della libertà di espressione, oltre a distinguersi per il forte impegno politico e per l’abolizione della censura.

Rappresentazione plastica del pensiero zappiano è senza dubbio “Freak Out!“ pubblicato nel giugno del 1966, realizzato in collaborazione con i Mothers of Invention, uno dei dischi più importanti nella carriera del musicista americano. Il secondo ad essere pubblicato nella storia del rock, dopo “Blonde on Blonde” di Bob Dylan, mostra tutto il perfetto fascino di questo straordinario musicista, attraverso continui riferimenti satirici e ironici alla società americana che descrive provocatoriamente. Paul Mc Cartney affermò di essersi ispirato al lavoro di Frank Zappa per la realizzazione di “Sgt Pepper’s and the Lonely Hearts Club Band

Gli album successivi affermarono il suo approccio eclettico e sperimentale alla musica, cimentandosi in diversi generi e deviando dai percorsi convenzionali del rock. Il suo lavoro è contrassegnato da una coerenza complessiva che venne definita con il nome di continuità concettuale, ovvero la necessità di far emergere, in forme diverse, molti temi musicali, idee, personaggi e non ultimo il linguaggio, in quasi tutti i suoi album.

Alchimista instancabile, Zappa rivendicava ferocemente la sua indipendenza, anche se ciò significava destabilizzare il suo pubblico e i media. Le sue parole e la sua musica hanno colorato un’epoca, illuminando una delle leggende più affascinanti del rock contemporaneo.